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Leopardo delle nevi a rischio, ne restano appena 4mila

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Roma, 24 ago. (AdnKronos) - Un summit per salvare il leopardo delle nevi, specie a rischio estinzione della quale si contano appena 4.000 esemplari distribuiti in maniera frammentata tra le montagne di Afghanistan, Bhutan, Cina, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Mongolia, Nepal, Pakistan, Russia, Tajikistan e Uzbekistan. Si è aperto oggi a Bishkek, in Kyrgyzstan, il Summit internazionale che riunisce i leader dei 12 Paesi in cui è presente una delle specie più rare del mondo, il leopardo delle nevi (Panthera uncia). L'International Snow Leopard Summit and Ecosystem Forum avviene a quattro anni di distanza dal primo incontro del 2013, quando i leader si impegnarono a raggiungere un obiettivo ambizioso, ovvero, garantire entro il 2020 la tutela di 20 habitat strategici per la specie e soprattutto per il benessere di centinaia di milioni di persone che beneficiano delle importanti risorse idriche presenti in quelle aree. La tutela di questa specie è, infatti, strettamente collegata alla salute dei sistemi naturali di quelle aree montane. Il Wwf chiede ai leader dei Paesi chiave per la specie, che includono potenze come Russia, Cina e India, di "rafforzare gli impegni presi in precedenza per evitare danni irreversibili a un territorio conosciuto come la 'grande riserva idrica del Pianeta': i 20 grandi fiumi asiatici presenti in questi territori rischiano infatti di ridurre la loro portata a causa dei cambiamenti climatici e della distruzione degli habitat". Queste richieste - ricorda l'associazione - sono contenute anche in una petizione globale promossa da Wwf, Snow Leopard Trust e Nabu, che ha raccolto il sostegno di un numero enorme di persone, 202.349 (2000 in Italia), tra cui Leonardo DiCaprio, attore premio Oscar, ambientalista e membro del board Wwf, e l'attrice Megan Fox. Una prima notizia positiva arriva proprio in queste ore dal Nepal che in occasione dell'apertura del Summit ha presentato per primo un piano di gestione per la specie che affronta in modo specifico il tema del cambiamento climatico e i suoi effetti sugli habitat. Questo piano può rappresentare per il Wwf "un ottimo modello a cui potrebbero ispirarsi anche gli altri Paesi chiave". "I Paesi che ospitano il leopardo delle nevi potrebbero scrivere una delle più grandi storie di successo della moderna attività di conservazione - sottolinea Marco Lambertini, direttore generale del Wwf Internazionale - Ci sono stati progressi promettenti per una prima salvaguardia dei 20 habitat entro il 2020, ma ora ci troviamo ad un passaggio cruciale. Bisogna incrementare questi sforzi altrimenti falliremo l'obiettivo di conservazione con conseguenze che affliggeranno sia la specie che le popolazioni che condividono il suo territorio. Assicurare il futuro del leopardo delle nevi, simbolo incontrastato delle montagne d'alta quota dell'Asia, ci permette di riconoscere non solo la nostra interdipendenza, ma anche la nostra responsabilità morale verso la natura". "Gli ultimi Living Planet Report del Wwf - continua Lambertini - ci dicono che senza modificare il nostro 'business as usual' rischiamo di perdere due terzi della fauna selvatica presente nel periodo tra il 1970 e il 2020. Siamo in un momento cruciale per invertire la rotta di questo drammatico declino della natura. Non si tratta solo della fauna selvatica che amiamo: assicurare un futuro ai leopardi delle nevi significa proteggere i loro habitat grazie ai quali centinaia di milioni di persone possono avere acqua potabile e mezzi di sussistenza". Il Wwf, inoltre, esorta i Paesi presenti al vertice a rafforzare gli sforzi per rafforzare soluzioni di convivenza tra specie selvatiche e popolazioni locali. Un recente studio dell'Ufficio Traffic denuncia l'uccisione di circa 450 esemplari di leopardo delle nevi ogni anno da parte dei bracconieri, un massacro legato al commercio illegale di fauna selvatica. L'aumento del conflitto tra le popolazioni e i leopardi delle nevi è dovuto alla perdita di prede selvatiche e alla riduzione degli habitat causati sia dall'espansione eccessiva di pascoli che dal cambiamento climatico. A chiusura del Summit, prevista sabato 26 agosto, ci sarà la firma della Dichiarazione di Bishkek da parte dei 12 Stati riuniti.

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