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Fabio Fazio, disastro senza precedenti. Il clamoroso retroscena del dirigente Rai: "La verità è che..."

Giulio Bucchi
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Fugo un dubbio: non ho la psicosi da Fabio Fazio. Che resta uno dei migliori anchorman in circolazione, seppur con un programma che non brilla di novità, se non per l'acquario (rubato al programma omonimo di Maurizio Costanzo, anno 1978. Forse sono gli stessi anche i pesci...). Però, ecco, mi secca il racconto troppo variopinto della realtà degli ascolti. Sostiene un anonimo dirigente Rai, su Fabio Fazio: «Dio, spero, nel nostro interesse, che regga. Ma, per ora ha azzerato Raitre e pure Raidue con un format “originale” costosissimo, ma non di utilità ripetuta che manco puoi mettere su Techetechè (gli artisti ospiti di solito firmano la liberatoria per un passaggio, ndr). E sta sotto, di poco, la soglia di convenienza pubblicitaria. Di certo è che un po' ha distrutto la domenica...». Ora, il suddetto dirigente è avvolto in un pessimismo cosmico. Ma non ha tutti i torti. All'analisi tecnica delle prime tre puntate di Che tempo che fa (Raiuno, domenica prime time), la macchina Fazio scricchiola. Regge ancora, ma scricchiola, anche se pensavo perfino peggio. La Rai - vecchio trucchetto - comunica i risultati della sua trasmissione scorporando i dati, esaltando la prima parte dell'ascolto , il 18,2% di share e nicchiando sulla seconda, 16,8%. In realtà la media totale di Che tempo che fa è 17,9% contro la fiction L'isola di Piero con Morandi su Canale 5 targata Lux Vide, 18.41% di share. Quindi - non facciamola lunga - Fazio ha perso, seppur sul filo, un'altra volta contro il concorrente (le altre domeniche toccò il 17,5% e il 19,9%), ed è in calo. E ciò è seccante. Specie considerando che - sulla base dei dati riportati da un'indagine certosina del portale di Davide Maggio - la media di Raiuno in quella fascia negli ultimi tre anni è 17, 97%, senza contare Sanremo e l'estate. Fazio aveva messo le mani avanti: «A noi va bene il 15%», ma alla Rai no, diamine. Inoltre si sta verificando l'effetto collaterale accennato dal dirigente di cui sopra: Raitre, che con Fazio faceva dal 10 al 14%, ieri col film La famiglia Belier ha registrato un friabile 5,6%; la domenica prima era il 4.60% e quella prima ancora il 5%. Idem per Raidue con la serie NCSI: 7,34%, 6,2% e 6.20%. Non è colpa di nessuno, tanto meno dell'ottimo direttore di Raitre, Stefano Coletta; ma è un fatto che Fazio sta cannibalizzando le altre due reti piegate agli obblighi di gerarchia aziendale. Ribadiamo che il format (e anche qui ci sarebbe da discutere sull'originalità) di Fazio costa 700mila euro, e dal passaggio a Raitre, Fabio - che lì costava troppo rispetto ai risultati - ci ha guadagnato 11,8 milioni in 4 anni. Ma si è affidato troppo al suo modo alato di fare tv; tant'è che parte del tradizionale pubblico della fiction Rai domenicale si è spostato su Canale 5, il cui direttore ora gode quasi sessualmente come non gli accadeva da anni. Senza considerare che, finito Morandi, gli piazzerà nella costole Rosy Abate, spin off di Squadra Antimafia. Per ora Che tempo che fa regge, giustamente, virando verso il pop di Frassica e Orietta Berti. La domanda è: Fazio, allo stato dei fatti, caro dottor Orfeo, vale davvero, per la tv pubblica, un investimento monstre di quel tipo? di Francesco Specchia

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