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Vittorio Feltri: così Michelle Hunziker ha raddrizzato una vita storta

Andrea Tempestini
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Cara Michelle Hunziker, ho appena terminato di compulsare il libro intitolato: Una vita apparentemente perfetta, edito da Mondadori. L'ho trovato commovente; la tua sincerità mi ha scosso. Racconti la vita e le ambasce che ti hanno tormentato senza retorica e senza enfasi. Di solito, quando si impugna la penna, si esagera con gli aggettivi e gli avverbi per dare forza ai pensieri da esprimere. Tu invece narri ogni vicenda personale come se fossi seduta davanti al caminetto e parlassi a un fratello con un solo intento: quello di confessarti, tirando fuori, sia pure a fatica, ciò che si è annidato negli angoli reconditi dell'animo. Il romanzo della tua esistenza, che almeno in parte conoscevo, mi ha appassionato, e i lettori proveranno le stesse mie emozioni nell'apprendere ciò che hai dovuto passare. Ho tra le mani non un volume autobiografico, bensì lo sfogo di una donna che non nasconde le proprie debolezze e compie una sorta di autoanalisi per comprenderne la genesi. Amica mia, so come sei cresciuta e quante difficoltà hai dovuto affrontare. La famiglia dalla quale provieni, uguale a tante altre, compresa la mia, non navigava nell'oro e passare dall'infanzia all'adolescenza e poi alla giovinezza, in un ambiente zeppo di problemi, ha comportato sforzi e sofferenze pesanti. Ma non hai mai smesso di sorridere di te stessa e di coloro che ti circondavano in casa e fuori. Il buonumore è stato la tua forza. Ti ha aiutata anni. Ti sei sposata. E il matrimonio in età non matura non è facile da sopportare, tranne i primi tempi, quando la novità sembra la realizzazione di un sogno. Sembra. In realtà è un'altra cosa: una gabbia che al momento pensi sia d'oro, però a lungo andare anche il metallo pregiato, se ne sei prigioniera, è insopportabile. Non intendo rivelare vicende private, ci mancherebbe. Tuttavia non mi è ignoto il travaglio patito da una ragazza che a un certo punto della propria acerba esperienza è costretta alla separazione dal coniuge. Nel suo intimo sono germogliate ansie e insicurezze; sono nate esigenze di protezione, di pace con se stessa e col mondo. Immagino che in te - lo fai capire nelle pagine vergate con spietata spontaneità - si sia ingigantito il bisogno di affidarti a un ente superiore non identificato. La ricerca di Dio è una pratica antica quanto l'umanità. Quando ti è parso di aver trovato il Padre, sia pure attraverso un complicato giro di imbrogli, hai provato un senso di benessere e ti sei abbandonata all'illusione. Per qualche mese hai goduto di un certo rilassamento interiore, finalmente eri serena e pronta a proseguire nel cammino su questa terra. Nulla di durevole. Dopo un po' la setta che ti aveva inglobata, puntando su lusinghe irresistibili, è diventata una prigione identica a quella dalla quale ti eri liberata. Qui cominciò la tragedia. Eri vittima di una sorta di schiavitù opprimente. Desideravi fuggire ma non avevi la forza e ti adagiavi nella depressione, rassegnata a subire, nessuna speranza. Ti salvava il lavoro: sei sempre stata brava, una delle poche star dello spettacolo che si sia conquistata con impegno il trono. Tu piacevi e piaci a chiunque, maschi femmine, vecchi e bambini, sei una specie di fidanzata d'Italia. Quando seppi che ti volevano strappare la figlia Aurora, mi decisi a prendere le tue difese. Avevi ragione e ciò ti doveva essere riconosciuto. Ricordo che con me si mobilitarono Enzo Biagi, Indro Montanelli e Giorgio Bocca, per citare alcuni campioni della penna. E i giudici furono giusti. La bambina ti è stata assegnata definitivamente e l'hai allevata magnificamente. La tua onestà è stata premiata e la tua carriera se ne è giovata. Ancora oggi, a distanza di lustri, fai innamorare i telespettatori, e mi complimento con Ricci che valorizza un talento smisurato. Un'ultima nota. L'opera letteraria da te firmata non è pubblicitaria, la popolarità non ti serviva e non l'hai inseguita scrivendo, dato che ne avevi già abbastanza. Comunque il testo è utile per scoprire la personalità delicata di una signora capace di resistere agli attacchi di chi è invidioso del suo successo. Ho trascurato di rammentare il tuo secondo matrimonio di cui ho qualche responsabilità. Sono stato io a presentarti il marito numero due, Tomaso Trussardi, convinto che tu e lui foste fatti l'una per l'altro. Previsioni rispettate. Avete fatto due bimbe stupende, una delle quali incontrandomi al ristorante, mi ha detto: so chi sei. Gli ho risposto: io invece no. Volevo assistere alla sua reazione. Lei si è imbronciata e se ne è andata. L'avrei uccisa di baci. Il giorno delle nozze matrimonio con Tom, nel Palazzo della Ragione di Bergamo (Alta), allorché la vostra piccina si avvicinò al palco per porgerti i fiori, ebbi la strozza, ma non lo diedi a vedere. Ti auguro solo eterna serenità, che per te è stata una estenuante conquista. di Vittorio Feltri

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