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Coco, la morte della mamma merita questo film. L'articolo commovente della nostra cronista

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Eliana Giusto
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La morte è un tabù. Nessuno ne parla e tutti sembrano volerla rimuovere. Teniamo i nostri figli lontani dalle situazioni di dolore, facciamo vedere loro cartoni a lieto fine dove se qualcuno deve per forza morire sarà sicuramente il cattivo. Ma perché? La realtà è diversa. Molto diversa. Moriamo tutti, buoni e cattivi, vecchi e giovani, senza distinzione alcuna. E allora perché censurarla? Fa parte della vita di tutti. Perdiamo nonni, mamme, papà, amici, non sempre in questo ordine. Io ho perso quasi tutta la mia famiglia, a parte mio padre, nella prima parte della mia vita. Soprattutto, ho perso mia madre quando ero una ragazzina, solo qualche anno più di Miguel, protagonista di Coco, film della Disney in questi giorni nei cinema. Solo per far capire a chi la pellicola non l' ha vista, Miguel è un bambino con la passione per la musica ma la musica nella sua numerosissima famiglia messicana è vietata. Tutta colpa del trisavolo che per la passione per la chitarra e per inseguire un sogno di gloria piantò la moglie Imelda che amava follemente e sua figlia. Così il giorno della celebrazione del Día de los Muertos, quando a Santa Cecilia si omaggiano con doni, canti e preghiere chi non c'è più, Miguel entra nella cappella dove è sepolto Ernesto, il suo cantante preferito, e ruba la sua chitarra. Ma il furto a un morto nel giorno dei morti costa a Miguel l' addio al mondo dei vivi e l'ingresso in quello dei defunti. E qui comincerà la sua incredibile avventura, accompagnato da un musicista strampalato, Hector, che lo aiuterà a trovare la sua trisavola Imelda, l'unica che con una benedizione può farlo tornare a casa. Ma Hector, che poi si scoprirà essere il trisavolo di Miguel, quello che ha "rovinato" la famiglia - anche se poi non è così - rischia di scomparire anche dal regno dei morti e quindi di morire davvero, per sempre, se nessuno dei vivi lo ricorderà più. Coco è questo: un film che vuole insegnare ad adulti e bambini che i morti non devono essere dimenticati. Le persone che abbiamo amato e che hanno lasciato questo mondo vanno ricordate, celebrate, festeggiate. Solo così resteranno vive. I miei due bambini dopo aver visto la pellicola, che li ha entusiasmati, mi hanno bombardato di domande sulla "nonna che non c'è più", terrorizzati dall'idea che mia madre potesse morire per sempre e sparire anche dal mondo dei defunti. Non ci avevo mai pensato prima. Non avevo mai immaginato che Lorenzo e Jacopo, seppure così piccoli, potessero avere tanti interrogativi sulla morte. E su mia madre. Sì, ogni tanto avevo parlato con loro di lei: «Se guardate su in cielo è la stella più bella che vedete» o ancora «dall'alto vi protegge e vi vuole bene» e cose così. Ma in realtà non avevo mai parlato di lei veramente. Di chi fosse. Non gli avevo mai raccontato che era bellissima, dolce e severa, che amava le canzoni di Lucio Dalla, la musica di Beethoven, il teatro, i gigli e i libri. Che tutte le sere leggeva il Corriere della Sera dalla prima all'ultima pagina. Che credeva, pregava, meditava. E anch'io che penso a lei ogni giorno avevo messo da parte, chiuso in un angolo del cuore, i ricordi che ho di lei. Da quanto tempo non la celebro più? Forse mai fatto. Quando è stata l'ultima volta che sono andata al cimitero a portarle un fiore? Non lo so nemmeno. L'ho accantonata. Forse molti di noi lo fanno, per uno stupido senso di autoprotezione, come se mettersi faccia a faccia con i nostri amati defunti facesse troppo male. Forse perché ora abbiamo un'idea cupa della morte, perché a differenza di Paesi come il Messico abbiamo culturalmente e socialmente perso il sacro valore della celebrazione dei morti. Così, il giorno dopo aver visto il film, lunedì 15 gennaio, che caso vuole fosse proprio il compleanno di mia mamma, abbiamo deciso di festeggiarla. Con Lorenzo e Jacopo sono andata a comprare la torta, le candeline e poi abbiamo fatto un "picnic" in casa, come espressamente richiesto da loro. Ci siamo seduti tutti e tre per terra sul plaid in salotto. Abbiamo mangiato "schifezze" da festa di compleanno e con la foto della nonna al centro, abbiamo cantato insieme "Tanti auguri a te". Abbiamo soffiato sulle candele, applaudito, riso. Beh, io ho pianto anche, ma era solo per la commozione. Abbiamo anche stabilito che lo faremo sempre al suo compleanno. Picnic, schifezze, torta e tutto quanto. E balleremo come abbiamo fatto anche l'altra sera con la sua canzone preferita di Dalla. Ché poi è anche la mia. di Eliana Giusto @giocattolirock

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