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Piero Angela, il suo segreto: "Difficile essere facili"

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Gino Coala
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Possiamo rinunciare per un po' al "sempre nero" Carlo Conti. Di Flavio Insinna facciamo pure a meno. Abbiamo detto bye-bye anche ad Antonella Clerici, da anni alla guida de La prova del cuoco. E di qualcuno non abbiamo proprio sentito la mancanza. Negli ultimi decenni sono entrati ed usciti, per poi ritornare o sparendo del tutto dalle scene, conduttori del calibro di Raffaella Carrà, Mara Venier, Marco Columbro, Lorella Cuccarini, Paola Barale, Licia Colò, Ambra Angiolini, Simona Ventura, e chi più ne ha più ne metta. Agli italiani possono togliere tutto e tutti, ma non il "sempre verde" Piero Angela, il novantenne più amato dagli abitanti della penisola e campione di ascolti, il quale di se stesso dice: «Il mio corpo è come una macchina: il motore avrà anche 80 mila chilometri, ma il guidatore ha solo 45 anni». Il suo storico programma culturale, SuperQuark, giunto questa estate alla ventitreesima edizione ed in onda ogni mercoledì sulla rete ammiraglia della Rai che assunse Piero nei primissimi anni cinquanta, rappresenta l' ultimo baluardo di una televisione che non si rassegna a diventare rifiuto tossico e disgustoso, che non propina solo tette e sederi o cronaca nera e rosa confetto (ambedue quasi sempre squallide), bensì si rivela capace di intrattenere spettatori di ogni età, tenendoli inchiodati sul divano, nonché di divulgare informazione districandosi con dimestichezza tra i meandri delle scienze e della storia. Del resto, il motto del gentleman Piero, uomo dalla sobria eleganza e dai modi pacati e rassicuranti, è da sempre il latino «ludendo docere», ossia «insegnare divertendo». Proprio lui, che ha reso la divulgazione scientifica popolare e accessibile a chiunque, ha confessato di non essere mai stato una cima a scuola, dove si recava più che altro per scaldare il banco, annoiandosi a morte. CIUCO COME EINSTEIN Insomma, Piero era uno di quegli studenti di cui i docenti, in occasione del colloquio con le famiglie, dicono contriti: «Il ragazzo è sveglio, ma non si applica». Ci consola sapere che persino il decano della buona tv, incarnazione del sapere, fosse una sorta di ciuchino. Del resto, anche il sommo genio Albert Einstein imparò a leggere solo a 9 anni ed i suoi sospettavano che fosse ritardato prima di assumere piena coscienza del suo straordinario acume intellettuale. Piero Angela andrebbe clonato. Nominato patrimonio dell' umanità. Venerato. Reso immortale. Non è vero che non ci sono più gli uomini di una volta: c' è Piero, e questo ci consola, lui che ritiene che per avere successo nella vita e con le donne occorra essere forti dentro e cortesi fuori. La sa lunga lo scrittore. Sempre moderato, schivo ma cordiale, Piero non si mette in mostra, non ostenta, non prevarica, non calpesta i piedi, non sgomita, così come gli ha insegnato suo padre, il medico antifascista Carlo Angela, insignito della medaglia dei Giusti tra le nazioni, il quale lo ha educato alla razionalità, alla tolleranza e al decoro. «Ho ricevuto un' educazione molto piemontese: estremamente rigida, con principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre. Mai esibire», ha dichiarato Piero, che riesce a non fare sfoggio della sua cultura neanche quando ci spiega materie complicate. Ed ecco perché piace al popolo del Belpaese: pur essendo dotto e pur essendo un gran signore dal fare aristocratico, Piero è uno di noi e ci fa sentire a nostro agio. Se gli inglesi hanno la dinastia dei Windsor, noi abbiamo quella degli Angela, che da Carlo ad Alberto fa un baffo alla regina Elisabetta. «Ho sempre cercato, nelle mie trasmissioni, di inserire elementi di incontro col pubblico, dal linguaggio alle trovate, dagli esempi alle battute, rifiutando quella finta serietà tanto cara all' ufficialità italiana in ogni campo. Io penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma», ha scritto il conduttore riguardo il suo lavoro. FORMAT DI SUCCESSO E forse è proprio questo il segreto del suo trionfo: Angela non ha mai fatto del suo format un salotto esclusivo in cui discutere in modo serio di argomenti futili di cui non importa un accidenti a nessuno, bensì ha cercato un contatto diretto con il telespettatore instaurando con lo stesso un rapporto quasi esclusivo ed intimo, prendendolo per mano e conducendolo con dolcezza nel viaggio infinito e strabiliante della conoscenza. Intere generazioni hanno navigato nello spazio insieme a Piero, a cui vogliono bene come se fosse un parente. Il giornalista conduce programmi di successo da oltre vent' anni in una società in continuo divenire che è passata da Berlusconi a Luigi Di Maio, dalle protesi al seno a quelle al sedere, dal telefono fisso ai social network, dagli intellettuali come punto di riferimento agli influencer. Eppure il conduttore novantenne non viene scalfito dallo scorrere del tempo, rimanendo imperituro. Egli non passa mai di moda, ha la capacità unica di essere sempre attuale, contemporaneo, "in". Insomma, se fosse un capo di abbigliamento, sarebbe un tubino nero; se fosse un profumo, sarebbe Chanel n. 5; se fosse una pietanza, un piatto di spaghetti al pomodoro. «È difficile essere facili», sostiene Piero. Ma a lui riesce benissimo. di Azzurra Noemi Barbuto

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