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Udinese batte Milan 1-0, Guidolin batte Seedorf 3-1: il trionfo della gavetta

Vanni Zagnoli
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Ecce Dio. Dio esiste, nel calcio. Va beh, si rischia di essere blasfemi ma sabato sera dal Friuli è emersa una realtà inconfutabile. Francesco Guidolin batte Clarence Seedorf per 2-0, ovvero 3-1, il computo dei gol nella doppia sfida, Coppa Italia e campionato. A San Siro l'olandese era subentrato da poco ad Allegri, l'Udinese uscì nella ripresa. Stavolta è finita allo stesso modo ma i rossoneri meritavano almeno il pari. Poco importa, l'1-0 è la dimostrazione che 26 anni di panchina da primattore, ancorché lontano dalle grandi, valgono tanto e più di una manciata di panchine. Guidolin aveva la febbre a 40, vive la stagione meno brillante della carriera (eliminato nel playoff di Europa League e in semifinale di Coppa Italia), eppure dà una lezione tattica al presuntuoso colored. L'azione risolutiva è il manuale di Guidolin, triangolo rapido e astuto, palla a terra e il civettuolo Mexes si perde Di Natale. Così si gioca solo in paradiso. E' Udine, ma sembra Bologna, Fulvio Bernardini e lo scudetto di mezzo secolo fa. Un professionista "tribolato" - "Guido" non vincerà mai niente (esclusa la Coppa Italia del 1997 a Vicenza), eppure è terribilmente bravo. Ma pure tanto antipatico. "O meglio è timido, molto semplicemente -ricorda il collega Walter Alfredo Novellino -, io lo conosco bene. Sa anche scherzare". Sì, quando è euforico, dopo tante vittorie, Guidolin si scioglie, diversamente è concentratissimo, si prende terribilmente sul serio. Ma volete mettere Seedorf? Sorride, ammicca, "Balotelli è dolce". Ma come parla bene, Clarencce... Guidolin, invece, non regala titoli ai giornali, abbassa l'audience, non ricordiamo una sola battuta nella sua carriera iniziata nel 1986. Cercasi Guardiola - Seedorf piace a tutti, al presidente, gli dà ragione. "Presidente, tranquillo, ci penso io". Ha vinto partite senza meritare, con il Verona e a Cagliari, ne ha perse meritando di vincere (con la Juve), martedì si gioca tanto ma la valutazione non cambia. Meritava questa occasione? E' stato grande, carismatico, come centrocampista, come Guardiola, ma Guardiola è stato per due anni alle giovanili del Barcellona. E Montella è partito qualche mese dagli allievi della Roma e poi non ha mai fallito. Ma perché Seedorf parte direttamente dal Milan? Pensate a Sacchi, che si è fatto largo in Romagna fra giovanili e Rimini, prima di essere valorizzato dal Parma.  Vince la gavetta - Ecco, la differenza fra Guidolin e Seedorf, fra l'ansioso e magari depresso (sua ammissione) e il piacione (teoricamente) vincente. E' la differenza fra Stramaccioni e Mazzarri, magari Strama diventerà più bravo ma lo dimostri altrove, prima che all'Inter. Beata gavetta. Guidolin è il piacere di dare la verità, di opporsi alla società. Guidolin è il coraggio di dire la propria, sempre, di difendere le proprie scelte. Anche contro i potenti di turno, cioè il presidente. Tutto questo è Guidolin. Seedorf, come Stramaccioni, come tanti, è "il presidente ha sempre ragione, grazie presidente. Ringraziamo il presidente". Ve li immaginate i dialoghi fra il presidente Massimo Moratti e Strama? Vi ricordate come andò con Gasperini? "Adesso la difesa a 3 la fanno tutti". Avete visto Palacio, oggi, che gol? Palacio lo voleva Gasperini. "Conta l'atteggiamento - dice Stefano Cuoghi -, nel calcio come nella vita dire quel che si pensa è pericoloso. A me non interessa ingraziarmi chi conta, altrimenti non sarei disoccupato". Ha ragione Sacchi. "In Italia occorre criticare con moderazione". Ecco, immaginate i confronti tra Guidolin e i direttori sportivi (al Parma con l'ad Leonardi ha rotto in fretta) e i presidenti. Uno come Guidolin merita, ovunque, in Italia, di avere le chiavi della squadra, della società, di tutto. Lui, non Seedorf. Oggi. Fra qualche anno magari Clarence diventerà molto più bravo e vincente di lui. Ma adesso, ieri, oggi e domani. Viva la gavetta e chi l'ha fatta. Sul campo, in panchina e nella vita.  

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