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Idea Marchionne: Juve a Nedved e Agnelli alla guida della Ferrari

Ignazio Stagno
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Già alla seconda giornata, al termine della partita di Parma vinta dal Milan 5-4, furono in tanti a scrivere «Ritorna il calcio milanese», in considerazione anche del fatto che l'Inter aveva battuto il Sassuolo 7-0. Da queste pagine noi predicammo la calma, troppo presto per stilare pronostici: forse l'Inter aveva dato e dà l'impressione di essere ritornata un complesso ostico per tutti, non altrettanto il Milan che aveva sì festeggiato il pokerissimo in Emilia, però aveva dovuto fare i conti con il poker di un Parma imbottito di riserve. Scrivemmo della difesa del Diavolo, troppo statica e perfino distratta: la conferma ce l'ha data il match contro la Juve, basta riguardarsi il gol-partita: Tevez scivola nei pressi dell'area milanista, ha però tutto il tempo per rialzarsi riuscendo addirittura a mettersi davanti al difensore avversario (Abate) per segnare. Di più non si può, a conferma delle nostre sensazioni. Stessa osservazione la facciamo adesso a chi titola «Fenomeni» per la vittoria della Juve a San Siro perché per battere questo Milan non serviva l'impresa. È infatti bastata una squadra che sapesse ragionare e stancare gli avversari con il possesso palla (come hanno fatto i bianconeri), un centrocampo che impedisse le ripartenze avversarie e sapesse mettere in moto i suoi frombolieri,Tevez su tutti. Avevamo scritto (prima della partita), che la Juve avrebbe potuto vincere dall'alto della sua classe a cui il Milan poteva opporre solo quell'agonismo tipico del suo allenatore che non si dava mai per vinto quando scendeva in campo da giocatore: ma anche questo non è stato sufficiente, troppo poco per impensierire i bianconeri che sono stati tra l'altro anche superiori agonisticamente. La Juve ha giocato per vincere, dimostrando maturità ed autostima, il Milan al contrario ha giocato per non perdere, anzi, con la paura di perdere, arroccato come era in difesa. I «fenomeni» però sono altra cosa, non serve illudere i tifosi: la Juve è sicuramente un ottimo complesso, ha permesso infatti di superare indolore anche il passaggio del testimone da Conte ad Allegri (e non era facile), non spinge più a tavoletta come nelle ultime stagioni, ma si permette addirittura momenti di riposo in funzione di un possesso palla che sa attuare grazie alla classe superiore dei suoi centrocampisti. E Allegri ha capito infine come Llorente debba essere impiegato, sacrificandolo a fare il pivot per permettere a Tevez di arrivare da dietro negli spazi che lo spagnolo riesce ad aprirgli. Questa Juve era opposta ad una squadra di grande immagine, il Milan, che adesso però somiglia sempre più ad una grande provinciale, difesa e contropiede: troppo poco per alimentare voli pindarici, troppo poco per battere la Signora. Il retroscena - Abbiamo notato in tribuna Andrea Agnelli, con vicino Pavel Nedved e Beppe Marotta, che confabulavano tra loro. Certamente li ha notati anche Sergio Marchionne e informate voci di corridoio raccontano che lo scaltro stratega della Fiat stia pensando che per rilanciare la Ferrari (malridotta nei risultati sportivi negli ultimi anni dell'era Montezemolo) non ci sia nessuno di meglio di un vincente quale ha dimostrato di essere Andrea. E per sostituirlo alla guida della Signora ecco Pavel Nedved, un puro cuore bianconero. Un progetto clamoroso ideato da Marchionne, che presenta solide basi: ciò facendo, in casa bianconera gli equilibri rimarrebbero intatti mentre in Ferrari si respirerebbe invece aria nuova: voglia di vincere, capacità e forza per riuscirci. Intanto, la Roma di Garcia ha liquidato il Cagliari di Zeman con due gol nei primi quindici minuti,poi relax pensando al turno infrasettimanale di campionato. La Roma resta in testa alla classifica a punteggio pieno, a pari punti con la Juve; il Cagliari torna in Sardegna più sereno non per la sconfitta ma perché ha finalmente scacciato la paura di dover incontrare i giallorossi (Zeman dixit). Pessima settimana comunque per Zeman padre e Zeman figlio. Quest'ultimo allena il Selargius in serie D, perde 6-0 (accusando l'arbitro di essere juventino...), sei gol che assommati ai due del papà fanno 8-0: tempi duri... Aria di crisi - Il Napoli perde ad Udine ma ormai la cosa non fa più storia, è già distanziato di 6 punti dalla vetta, i tifosi si stanno interrogando ammutoliti: «A quando l'esonero di Benitez?». La Fiorentina vince in trasferta a Bergamo con l'Atalanta e rimette un po' di ordine nella sua classifica, mentre la Lazio perde in casa del Genoa una partita che invece poteva vincere con largo margine se non avesse sprecato tante occasione nel primo tempo e se Perin non avesse meritato di essere citato come migliore in campo. Il Parma torna da Verona con in saccoccia i tre punti perduti in casa con il Milan: Chievo steso da una grande prestazione di Cassano, con due gol da cineteca. Piccola crisi in casa del Torino, che perde malamente all'Olimpico contro l'Hellas Verona, sprecando anche un rigore per opera di El Kaddouri. E non ci è piaciuta neppure l'Inter a Palermo, dove pareggia una partita che poteva anche perdere: pasticciona a centrocampo, incerta in difesa dove Vidic si è fatto uccellare da Vazquez in occasione del gol appena all'inizio della gara, e lenta nei movimenti tanto da lasciare licenza di attaccare al Palermo, specialmente nel primo tempo. Difficile collocarla nel novero delle migliori sicuramente impossibile il confronto con le due di testa, Roma e Juve. di Luciano Moggi

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