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Orchidee, acqua fredda e profumi: la riabilitazione di Schumacher

Ignazio Stagno
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"La terapia durerà almeno tre anni". Parola di Jean-François Payen, il luminare di Grenoble che da circa un anno segue la riabilitazione di Michael Schumacher dopo l'incidente sugli sci a fine 2013. Il pilota prosegue il programma di riabilitazione nella villa sul lago Lemano. Tra il profondissimo blu delle orchidee della Birmania, forse il profumo della Bauhinia Blakeana dai fiori violacei e il vento ghiacciato, Schumi prova a tornare a vivere. Lo portano ogni mattina. Poi escono, i medici, gli infermieri e lui sulla sedia a rotelle, nel freddo dell'inverno. Si chiama “ outdoor therapy ”: ogni stimolazione sensoriale tenta di rischiarare il buio che c'è nella testa del campione. Due disperate operazioni al cervello, quasi sei mesi di coma a Grenoble, poi il trasferimento al Centre Hospitalier Universitaire Vaudois di Losanna e, dal 10 settembre, il ritorno nella principesca tenuta La Réserve di Gland. Una villa diventata clinica, 12 milioni di euro per allestire il reparto in cui lavorano a turno 15 specialisti: la chiamano “la squadra”. Sono neurologi, fisioterapisti, logopedisti: se qualcuno sgarra o parla troppo, viene licenziato in tronco. Li guida uno dei massimi esperti mondiali del cervello umano, il professor Richard Frackowiak, londinese di origini polacche, un uomo che ha scritto più di 400 testi per svelare un mistero di un chilo e trecento grammi di peso, forse il centro dell'universo, il punto più alto dell'evoluzione della specie, un miracolo e un labirinto. La squadra ha portato nella villa di Schumacher una serie di macchine per stimolare i movimenti neuro-muscolari, compreso un robot che prova a far camminare il pilota. Ma sarà un viaggio lunghissimo. "Almeno tre anni", ha ripetuto il professor Jean-François Payen. E Jean Todt, l'amico di sempre crede nella sfida: "Sono certo, ce la farà". 

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