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Intervista a Graziano Cesari: "Il mio errore più grande, quella volta con Van Basten..."

Eliana Giusto
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Il Carlo Conti delle giacchette nere, per via della sua perpetua abbronzatura. Graziano Cesari è tra i più stilosi e stimati ex arbitri. Moviolista di Premium Sport, ha un passato da ribelle, come quando rilasciò interviste non autorizzate che gli costarono la revoca del tesserino. Ma la vita da fischietto pre-Calciopoli non era facile e lui la sua onestà intellettuale la dimostrava in tutti i modi. Signor Cesari, con questa Var che debutta domani la vita degli arbitri sarà finalmente più semplice? «Rispetto ai miei tempi di sicuro. Agli inizi della mia carriera solo il fatto di avere un amico sugli spalti che con una parola d' ordine mi segnalava il tempo scaduto mi faceva stare più tranquillo. Nel caso si fosse inceppato il cronometro. Gli arbitri di oggi saranno molto più sereni, ma dovranno essere doppiamente bravi». Ecco, lei non ha mai risparmiato critiche alla classe arbitrale moderna, che spesso difetta di personalità. Così il loro limite verrà messo ancora più a nudo. «Questo mi preoccupa molto. Ho sempre considerato la tecnologia come supporto. E invece non vorrei si trasformasse in uno scarico di responsabilità. Nella recente Milan-Betis, ad esempio, il rigore poteva essere visto anche dal campo. È come se l' arbitro dicesse: non decido perché tanto c' è la moviola. Ma perde di credibilità». Anche perché anche allenatori e calciatori vorranno vederci sempre chiaro... «Certo. Se poi addirittura un provvedimento dovesse rivelarsi sbagliato anche con il Var allora sarebbe tutto finito». In base alla sua esperienza, crede che la stima di 114 casi gravi risolti a campionato possa essere realistica? «Da moviolista sceglievamo all' incirca 40 casi per giornata. Il rischio è che nei primi tempi ci sarà un' esasperazione dell' uso del mezzo. E poi, nella valutazione di alcuni casi bisogna vedere come ci si regola...». Cioè? «Eh, in un caso come quello del fallo su Mertens in Napoli-Nizza basteranno pochi secondi per capire se l' intervento è dentro o fuori area. Ma per gli altri casi ci sarà uniformità?». Si spieghi meglio... «Il fallo di mano di De Sciglio \, c' è chi lo giudica rigore o mezzo rigore anche con i replay». La famosa uniformità di giudizio è a rischio quindi? «Certo, la decisione finale dell' arbitro che si trova in campo potrebbe essere discorde rispetto a quella del suggeritore. Magari sbagliata». E proiettare un replay sul monitor dello stadio, come chiesto da alcuni, che sconfessa l' arbitro non sarebbe un disastro? «Sì, ma tenere informato il pubblico resta comunque essenziale. Mi piacerebbe persino che l' arbitro potesse spiegare al pubblico una sua scelta. Ma è fantascienza». Non per lei. Nel 2002 si presentò alla Domenica Sportiva per spiegare le sue decisioni. Con le immagini che "parlano da sole" chi lo farebbe? «Nessuno, ma le spiegazioni servono specie quando si decidono partite al 90'. O peggio, cosa succede nel caso di errore pregresso?». Ad esempio? «Il sistema può essere applicato per annullare un gol in fuorigioco, ma se una rete arrivasse da un corner scaturito da un offside non visto?». Materiale da moviola per lei, che non perderà il lavoro. «Per fortuna. Di certo il nostro mestiere cambierà parecchio». Il Var una certezza la comporta: il pensionamento dei giudici di porta... «Meglio, non servono assolutamente a nulla». La Goal Line Technology le avrebbe risparmiato una figuraccia: il gol non convalidato a Bierhoff in Juve-Udinese del novembre '97... «Già, Elio ci ha fatto persino una canzone». E con il Var? Quale errore non avrebbe commesso? «Come dimenticarlo. In un Milan-Roma del 1991 Serena diede una gomitata a Piacentini. Io mostrai il rosso a Van Basten, su suggerimento dell' assistente. Era la quarta partita della mia carriera e non fu facile espellere Van Basten. Per di più sbagliai persona...». di Daniele Dell'Orco

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