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Italia, Fabrizio Biasin: "Chiodi arrugginiti e tecnico cacciavite, sono tutti colpevoli"

Andrea Tempestini
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L'Italia è da sempre «il Paese dei sessanta milioni di ct», la cosa è nota. Il dramma è che in questo preciso momento storico, almeno 40-45 milioni sono effettivamente più lucidi del tecnico in carica. I peccati di Ventura sono talmente evidenti che li possiamo riassumere in una banale parentesi (Insigne in panchina, El Shaarawy in tribuna, una mezza dozzina di azzurri fuori ruolo, i moduli improvvisati, la paura trasmessa «per osmosi», le dichiarazioni fuori posto nel pre-partita, le scuse infantili nel post-gara, varie ed eventuali), quelli dei giocatori al suo servizio, invece, sono meno pubblicizzati ma non per questo perdonabili. Parliamoci chiaro: se l'Italia domani non farà il suo dovere e la prenderà in saccoccia, noi tutti massacreremo giustamente Giampiero da Genova - responsabile n° 1 - ma non dovremo dimenticarci di tutta una serie di azzurri finiti colpevolemente nel Girone dantesco dei falliti. Questa Svezia è poca cosa, l'1-0 si deve e si può ribaltare, ma solo se al Meazza vedremo l'Immobile della Lazio, il Belotti del Torino, l'Insigne del Napoli, il Bonucci della Ju... del Milan. In parole povere ce la faremo solo se questi onesti pedatori dimostreranno di essere bravi pensatori e sapranno ovviare all'assenza del «manico». Per superare la Svezia basta guardarsi in faccia, organizzarsi un minimo e tenere presente che gli scandinavi, in attacco, schierano la punta dell'Al Alin, club degli Emirati Arabi Uniti, non certo Ibrahimovic. Se, nonostante tutto, cadremo (perché sopraffatti dall'angoscia e dal terrore) allora celebreremo il funerale del «ct-cacciavite», certo, ma anche quello delle «viti arrugginite». Ai giocatori non concederemo il «ce l'abbiamo messa tutta», perché questo non è il saggio dell'asilo dove «basta impegnarsi», ma una competizione per maledetti professionisti dove «applicazione» deve a tutti i costi far rima con «risultato». Fine. Non ci resta che aspettare e appenderci come mollette alle parole del cappellano azzurro, don Massimiliano Gabbricci: «Ce la faranno, li ho benedetti». Amen. di Fabrizio Biasin @FBiasin

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