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Roberto Baggio, anche lui in lizza per la panchina dell'Italia

Benedetta Vitetta
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Dopo l'esclusione dell'Italia dai Mondiali di Russia, c'è chi ha voglia di dare una mano per rilanciare la Nazionale. Dopo l'umiliazione subita lunedì sera sul campo di San Siro. Simile, ma diversa, a quella che lui stesso subì sul campo di Pasadena ai Mondiali del '94. In finale contro il Brasile. L'umiliazione per quel rigore sbagliato. Parliamo ovviamente di Roberto Baggio, fuoriclasse di Italia '90 e Francia '98 che ha vestito molte maglie ma soprattutto quella azzurra.    Oggi "il divin codino insegna pallone ai ragazzi, non in Italia. Ha i titoli per allenare, e non allena. Ha l'esperienza per dirigere, e non dirige" scrive Il Fatto Quotidiano, "eppure stavolta, in un momento di rottura totale, (forse) di ricostruzione severa, Baggio può tornare: per un ruolo apicale in Federcalcio oppure in panchina da commissario tecnico". E per Baggio è forse davvero l'ultima occasione. Baggio scommette sull'Italia del pallone ma a una condizione: "un repulisti profondo in Figc, dai vertici che siedono impettiti in tribuna autorità al centro di Coverciano. Baggio ci ha provato già, qualche anno fa" continua l'articolo de Il Fatto, "fu la figurina con cui la Federcalcio di Giancarlo Abete, di Carlo Tavecchio, di Mario Macalli tentò di lavare l'onta dell'eliminazione ai gironi dei Mondiali in Sudafrica". Baggio fu nominato capo del settore tecnico con l'obiettivo di allevare nuovi campioni. Il piano dell'attaccante era semplice: ripartire dai campetti di provincia, creare una rete larga e lunga controllata dalla Figc, coinvolgendo migliaia di ragazzi. Baggio lavorò al progetto - che prevedeva l'apertura di 300 scuole calcio in Italia - per oltre un anno: chiedeva 10 milioni di euro in tre anni, promessi più volte, ma mai erogati dalla Figc. Il 23 gennaio 2013 si dimise lasciando da quel momento il calcio in Italia. "Non ci tengo alle poltrone" disse, "il mio progetto è rimasto lettera morta". Ora l' umiliazione svedese può riportare Baggio in Federcalcio, vicino agli Azzurri. Che sia una maglia o una tuta, cambia poco.  

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