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Serie A, le mani dei cinesi: si prendono i diritti tv, ecco cosa c'è dietro

Andrea Tempestini
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Non sono finiti nel mercato invernale di Inter e Milan, ma i soldi cinesi promettono di cambiare la vita dei tifosi italiani. Perché dietro Mediapro, il gruppo spagnolo che si è aggiudicato il pacchetto dei diritti tv della Serie A per il triennio 2018-2021, ci sono proprio i capitali dell'Estermo Oriente. Al termine di un lungo weekend di trattative, i catalani hanno innalzato la loro offerta a un miliardo e 50 milioni a stagione - più mille euro per superare il minimo richiesto - l'offerta per tutte le 380 partite della Serie A. Ma come fa un gruppo che fattura 1,6 miliardi all'anno a scommettere così tanto sul nostro pallone? Merito del fondo di private equity Orient Hontai Capital che si prepara a rilevarne il pacchetto di maggioranza (54%). Se arriverà l'ok di Pechino a questo investimento strategico, il gruppo di Shanghai verserà 850 milioni per battere la concorrenza dei francesi di Vivendi e dei connazionali di Wanda. I due soci fondatori protagonisti della trattative di questi giorni, Jaume Roures e Tatxo Benet, manterranno la gestione della società entrando in un patto di sindacato. LA CESSIONE Presente in 44 città di 26 diversi Paesi, Mediapro si è aggiudicata il pacchetto principale dei diritti tv della Liga per il triennio 2016-2019. Per rientrare dai 2,4 miliardi di esborso totale, il gruppo ha rivenduto i suoi otto match a settimana a tutti gli operatori interessati (Telefonica in particolare). Il modello da riproporre in Italia potrebbe essere simile: costruire un prodotto già confezionato, con calcio 24 ore su 24 e tutte le partite di A spalmate su più orari, da cedere alle singole emittenti e alle piattaforme internet. Le reazioni di chi si troverà a trattare con il nuovo soggetto, però, sono differenti e testimoniano l'incertezza sul futuro. Mentre Mediaset lascia aperta la porta a ogni discussione «senza preclusioni», pur confermando la possibilità di un futuro senza calcio per Premium, Sky passa al contrattacco. Se Mediapro non si limiterà a fare da intermediario, ma realizzerà concretamente il canale della Lega - curandone anche l'aspetto editoriale e la vendita degli spazi pubblicitari - allora diventerà un operatore di comunicazione. Secondo i legali dell'emittente satellitare, questa eventualità violerebbe sia il regolamento del bando sia la legge Melandri, che vieta a un singolo operatore di aggiudicarsi tutti i diritti in esclusiva. Ecco perché Sky ha chiesto alla Lega di fare marcia indietro minacciando di rivolgersi all'Antitrust. «Secondo me nel nostro settore bisogna anche saper perdere, con sportività», replica l'ad dell'advisor Infront, Luigi De Siervo, definendo la mossa un «fallo di confusione». GAP RIDOTTO Per ora, è certo solo che il nuovo accordo permetterà alla Serie A di riavvicinare i concorrenti europei, almeno sotto l'aspetto dei diritti interni. Con la Premier League inarrivabile (due miliardi all'anno), al secondo posto c'è la Bundesliga (1.160 milioni con l'ultimo accordo). La Liga verrò scavalcata per il momento, anche se il campionato iberico resta davanti nella somma con gli accordi esteri (1,6 miliardi il gruzzolo complessivo). La Serie A ha strappato 371 milioni con l'ultimo accordo per i diritti globali, cui aggiungere una cinquantina per Coppa Italia e Supercoppa. L'obiettivo di Infront per il prossimo futuro è superare il miliardo e mezzo totale nel più breve tempo possibile. Certo, non sarà a costo zero. Soprattutto per i nostalgici che, come l'allenatore del Napoli Maurizio Sarri, sembrano rimpiangere l'ormai antistorico appuntamento con tutte le partite di A alle 15 della domenica. «Il tifoso abbonato è sempre il più importante, lavoriamo per lui», promette il presidente di Mediapro, Jaume Roures. «Vogliamo vendere la maggior quantità di calcio possibile, con la miglior qualità e al miglior prezzo possibile su tutte piattaforme. La creazione di un canale creerebbe più valore». Ma la partita è appena cominciata. di Francesco Perugini

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