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Olimpiadi, primo caso di doping nella squadra russa: Krushelnitckii beccato dopo il bronzo nel curling

Giovanni Ruggiero
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L'ombra del doping russo torna ad aleggiare sulle Olimpiadi. E stavolta a fare rumore è il caso di un atleta cui il Cio ha consentito di gareggiare ai Giochi di Pyeongchang sotto l'acronimo Oar (atleti russi neutrali). Mancano ancora le conferme ufficiali sul suo nome e sulla sua positività, ma è stata proprio la stampa russa ad anticipare che si tratterebbe addirittura di un medagliato del curling, Alexandr Krushelnitckii, che ha vinto il bronzo nella gara mista insieme alla moglie Anastasia Bryzgalova. La sostanza incriminata sarebbe il meldonium, la stessa che in passato portò alla squalifica della tennista russa Maria Sharapova e al caso della star del nuoto Yulia Efimova, a cui poi fu consentito di partecipare alle Olimpiadi estive di Rio. Il portavoce dell'Oar a Pyeongchang, Konstantin Vybornov, ha riferito all'agenzia Tass che la delegazione dei russi neutrali «ha ricevuto una notifica ufficiale dal Cio», il Comitato olimpico internazionale, «in merito a un possibile caso di doping» e che il nome dell'atleta coinvolto sarà reso noto solo dopo i risultati delle controanalisi che saranno annunciati domani. Il meldonium, usato per curare pazienti con problemi cardiaci ma in grado di aumentare le prestazioni degli atleti, è stato inserito tra le sostanze vietate dalla Wada nel gennaio 2016. Il Cio per ora non conferma l'esistenza del caso, ricordando in un comunicato che sanzioni e controlli antidoping alle Olimpiadi di Pyeongchang sono indipendenti e limitandosi a ribadire che «l'obiettivo è quello di proteggere gli atleti puliti e identificare coloro che hanno fatto ricorso a sostanze proibite». Krushelnitckii avrebbe già negato di avere assunto la sostanza e, parlando con i capi della delegazione Oar, avrebbe confidato di temere che durante il ritiro dello scorso gennaio in Giappone un suo compagno non selezionato per i Giochi abbia potuto contaminare una bevanda col meldonium. Intanto la vicenda rischia di alzare un nuovo polverone, dopo l'epurazione fatta dal Cio per punire gli atleti coinvolti nel recente scandalo doping e il braccio di ferro con i 48 russi che si erano rivolti al Tas per ottenere la partecipazione ai Giochi, risolto con la loro definitiva esclusione solo alla vigilia della cerimonia di apertura. A Pyeongchang sono stati invitati 168 atleti russi che il Cio, dopo un'attenta valutazione, ha ritenuto 'pulitì. Ora fra questi vi è un caso di doping. E la Russia, che spera di ottenere il via libera per sfilare sotto la sua bandiera almeno alla cerimonia di chiusura domenica prossima, finisce di nuovo nell'occhio del ciclone.

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