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Romney: "Se ci teniamo Obamafaremo la fine dell'Italia"

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In North Carolina prima tappa del tour elettorale del candidato repubblicano, che col vice Ryan dice basta all'Europa

Matteo Legnani
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Il pullman su cui viaggiano il candidato repubblicano alle prossime elezioni americane Mitt Romney e il suo vice Paul Ryan, si ferma in North Carolina per la prima tappa del tour elettorale attraverso gli Stati del Sud. E tra un tifo da rodeo e tantissime bandierine, il duo ha iniziato il suo show.  Non come l'Italia - Il primo a parlare è Ryan, e l'attacco è di quelli tosti: "Dall'inizio della crisi avete perso oltre 400 mila posti, e sapete perché? Ve lo dico io: il presidente Obama ha attuato tutte le sue politiche stataliste e assistenzialiste, ma non hanno funzionato, perché non funzionano mai. Se resta ancora un po' al potere, ci farà eguagliare i successi della Grecia. Qui con me, però, c'è l'uomo che glielo impedirà". Puntuale come un orologio, ecco il seguito di Romney, che rincara la dose: "Ha ragione Paul. Il presidente ci vuole portare verso la disoccupazione cronica, la crescita bassa e il debito esplosivo. Come la Grecia, la Spagna, l'Italia. Cerca di copiare l'Europa. Ma noi vogliamo tornare ad essere l'America, non l'Europa!". E in sala scoppia subito l'ovazione generale. Il progetto di Romney, che promette di riportare grande l'America senza l'aiuto dell'Europa, ma dando nuovamente fiducia alle iniziative dei suoi stessi cittadini, conquista non poco la gente del Sud, e sono già in molti quelli che sembrano aver già deciso da che parte schierarsi: Russel, veterano del Vietnam, è uno di questi: "Voterò Romney perché non voglio il socialismo. Ho amici polacchi e italiani che mi dicono sempre: ma come, noi siamo scappati dall'Europa perché non volevamo questa roba, e adesso ce la ritroviamo qui in America?". Con l'eventuale successo dei repubblicani, però, in America si instaurerebbe una politica concentrata molto di più sui problemi interni, e questo è un dato che alle orecchie dei Europa e Italia, in termini di rapporti con gli Stati Uniti, suona decisamente come un campanello d'allarme.

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