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Amurrìa

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Eliana Giusto
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Prendete la cronista giudiziaria Sandra Amurri, pasionaria di quel Fatto Quotidiano che sul caso Sallusti sta facendo mille distinguo. La Amurri, già il 16 maggio 2008, fu condannata dal Tribunale di Roma a risarcire i danni al senatore Antonio D'Alì per un articolo che aveva scritto sull'Unità il 27 ottobre 2007. Inoltre, sul Fatto Quotidiano del 5 dicembre 2010, ha pubblicato un'intercettazione con una frase del mafioso Giovanni Risalvato, uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro: «So che lo fai con tutto il cuore, però mi può aiutare D'Alì». Cioè ancora il senatore D'Alì, spiegava la Amurri. Bene: è venuto fuori che la frase vera era questa: «So che lo fai con tutto il cuore, però mi puoi aiutare più da lì». Una manipolazione. E chi lo dice? L'ha detto l'Ordine dei giornalisti il 13 giugno scorso: «Non sembra dubitabile che l'intercettazione delle affermazioni del Risalvato, trascritta dalla Procura di Palermo, abbia subito nello sua trasposizione giornalistica una pesante e grossolana manipolazione laddove le parole “da lì” sono diventate “D'Alì”; manipolazione che non può essere attribuita a “un errore” (come sostiene la Amurri) visto che per far quadrare il periodo è reso necessario modificare il testo dalla seconda persona singolare (“mi puoi aiutare“»”) alla terza (“mi può aiutare”)». Ora: l'Ordine ha sanzionato la Amurri con una banale «censura». L'Ordine ha sbagliato? Ditelo.

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