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Annullare le cartelle del fisco:ecco come potete farlo

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Prima di ricorrere al giudice, il contribuente può contestare con una semplice domanda in carta libera all'ufficio competente le cartelle dell'Agenzia delle Entrate. Si chiama autotutela: può far risparmiare tempo e denaro

Andrea Tempestini
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  "Esisteva un modo di dire tra gli esperti tributaristi. «Italia, paradiso del sommerso e inferno dell'emerso». La prima parte non è quasi più vera. Mentre la seconda ancora permane nell'immaginario comune del contribuente e molto spesso nella realtà dei fatti. Dalle cartelle pazze fino a procedimenti automatizzati che spesso fanno di tutta l'erba un fascio, le storie di ordinaria (in)giustizia sono infinite. Bisogna però riconoscere che con la mediazione tributaria (pur con un terribile vizio di forma: il giudice è lo stesso ufficio che accusa) l'Erario ha voluto e vuole dare nuovo input alla semplificazione. Cioè rendere meno infernale l'inferno dell'emerso. Così come ha licenza di aprire tavoli di trattative per recuperare più in fretta soldi evasi, può da solo ammettere un errore fatto e stoppare l'eventuale contenzioso. Uno dei cardini della mediazione (anche se lo strumento è pre-esistente) è infatti l'autotutela", spiega Claudio Antonelli su Libero di giovedì 29 novembre. E questa "autotutela" serve per annullare gli atti del fisco: è questo, il metodo. Prima di ricorrere al giudice, il contribuente può contestare con una semplice domanda in carta libera e all'ufficio competente le cartelle dell'Agenzia delle Entrate. Questa l'autotutela: un metodo che può far risparmiare tempo, denaro e le sofferenze che derivano dalle "cartelle pazze" che ci spedisce Equitalia. Leggi l'approfondimento su Libero di giovedì 29 novembre  

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