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Riccardi fa il capetto dei cattoliciCosì Monti s'è giocato il loro voto

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Il ministro tenta d'imporsi come unico referente, indisponendo associazioni e movimenti. E lasciando spazio all'offensiva lanciata da Pd e Pdl

Matteo Legnani
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Nessuno meglio di un economista sa come dilapidare un patrimonio. Potrebbe essere un aforisma di Karl Kraus e invece è quello che è successo a Mario Monti. La sua coalizione, appena nata, secondo il Barometro politico Demopolis aveva il voto potenziale del 30% dei cattolici praticanti. Un dono che Monti non aveva fatto molto per meritare (semmai erano stati i demeriti altrui a consegnarglielo) e che avrebbe dovuto custodire con cura. Ma una serie di errori lo ha già compromesso, lasciando spazio all'offensiva lanciata dal Pd e dal Pdl. Simbolo della rottura di un legame speciale è stata la cancellazione del nuovo forum di Todi. L'evento, che doveva sancire l'unzione di Monti quale principe politico della Chiesa, è stato derubricato a semplice cena tra i presidenti delle sette associazioni organizzatrici (Movimento cristiano lavoratori, Cisl, Acli, Compagnia delle Opere, Confcooperative, Confartigianato e Coldiretti). Un ruolo decisivo lo ha svolto Andrea Riccardi, ministro per l'Integrazione e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, alla base del disegno politico di Todi. L'accusa degli altri movimenti è semplice: Riccardi pretende il monopolio dei rapporti tra i centristi e la Chiesa e per questo ha chiuso la porta alle candidature provenienti da altre organizzazioni; Monti lo ha lasciato fare. Leggi l'articolo integrale di Fausto Crioti su Libero in edicola giovedì 9 gennaio

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