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Islamici e cinesi già minacciano:"Papa non ci si metta contro"

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I Fratelli Musulmani chiedono di rompere con la linea di Benedetto XVI. Pechino: pontefice abbia atteggiamento pratico e flessibile

Matteo Legnani
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  Dopo la fumata bianca, alla Santa Sede arrivano segnali di fumo da ogni parte del mondo. La Cina invita pubblicamente Papa Francesco a un atteggiamento «pratico e flessibile», e nel frattempo avanza la consueta pretesa di una rottura delle relazioni diplomatiche fra il Vaticano e Taiwan per favorire il dialogo con Pechino. E, da subito, fa balenare la minaccia di persecuzioni verso la Chiesa non asservita al regime. Va da sé che i messaggi in codice torneranno al mittente, a testimoniare che i fronti aperti durante gli otto anni del pontificato di Benedetto XVI necessitano di un ulteriore sforzo. Alla diplomazia vaticana non sfugge l'ostilità espressa sotto forma di congratulazioni per l'elezione. Spesso sono i persecutori più accaniti a lanciare gli appelli più accorati alla tolleranza. Il portavoce dei Fratelli Musulmani, Mahmoud Ghozlan ricorda che «il Papa precedente aveva un approccio a volte conflittuale e le sue parole potevano suonare come offensive nei confronti del profeta dell'islam». Al nuovo Pontefice chiede di lavorare «per raggiungere la pace nel mondo e per disinnescare l'odio tra le nazioni» e perfino di impegnarsi a «realizzare i princìpi di Cristo». Infine esprime l'auspicio che «migliorino i rapporti tra il Vaticano e Al Azhar», l'Università islamica del Cairo. Peccato che si fossero interrotti nel 2010, in seguito a un appello di Papa Benedetto XVI a proteggere i cristiani d'Egitto. Leggi l'articolo integrale di Andrea Morigi su Libero in edicola venerdì 15 marzo  

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