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Democratici e vendolianivogliono spiare i magistrati

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Due proposte di legge di Pd e Sel chiedono l'istituzione di una commissione parlamentare che possa leggere gli atti di indagine segreti

Matteo Legnani
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di Francesco Specchia Va bene che il principio della «divisione dei poteri» è uno dei fondamentali dello stato di diritto; e va bene che si tratta d'un principio cardine del liberalismo e del costituzionalismo moderno sin dai tempi di Montesquieu (e Montesquieu, probabilmente, non avrebbe mai votato Vendola o Epifani...). Ma, insomma, fa specie anzi un po' inquieta che, nel silenzio dei media, in meno di tre mesi vi siano state due proposte di legge - da parte di Laura Garavini, Pd, il 2 marzo e di Gennaro Migliore, Sel, il 7 maggio - praticamente identiche; proposte che consentirebbero ai parlamentari, di fatto, di controllare atti della magistratura coperti dal segreto istruttorio. Trattasi d' inedita ingerenza del potere politico in quello giudiziario. Lo rileva, con dovizia di particolari, soltanto il sito L'Infiltrato che s'è preso la briga di sfruculiare i primi atti dei nuovi parlamentari. Da qui emerge la richiesta di entrambe le proposte di cui sopra di istituire una commissione d'inchiesta parlamentare che «studi il fenomeno mafioso e i suoi rapporti con la politica». Il testo di legge si compone di 7 articoli e verrà preso in esame durante questa settimana dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, nell'anniversario della morte di Falcone. E sta bene. Se non fosse che, in entrambe le proposte, spunta l'articolo 5; che, in sostanza chiede di derogare all'articolo 329 del codice di procedura penale (che, a sua volta, stabilisce: «gli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari»). Nei fatti, deputati e senatori vorrebbero dunque essere in grado di ottenere «copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari». Leggi l'approfondimento su Libero in edicola su Libero giovedì 23 maggio

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