Come Andreotti

Letta prende altro tempo rinvia l'Imu al 2014

Franco Bechis

Le coperture ancora non ci sono, la decisione politica sì. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha comunicato al suo ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che le proposte tecniche sull’Imu devono rapidamente ridursi da nove a una sola: l’abolizione della tassa sulla prima casa concessa a tutti quelli che hanno avuto il rinvio della rata di giugno. Letta lo ha già confidato ai suoi più stretti collaboratori: «Entro fine agosto toglieremo questa mina dal campo di battaglia, perché la riforma del governo sarà fatta per decreto legge, in modo che nessuno debba pagare il prossimo 15 settembre esattamente come chiedono Silvio Berlusconi e il Pdl. Anche se si tratterà di una misura temporanea, relativa al solo 2013, perché dal 2014 in poi le coperture sono ancora tutte da trovare».  Lo sminamento L’operazione sminamento - su cui Libero ha ricevuto autorevole conferma nella cerchia strettissima del premier - complica non poco la strategia dei cosiddetti «falchi» del Pdl, che da giorni assediano Silvio Berlusconi sostenendo che la sua unica via di uscita ora è levare la spina all’esecutivo. Ma il Cavaliere è pieno di dubbi anche sulla reazione dell’elettorato di centrodestra, tanto da legare ogni scelta proprio a quello  che il governo avrebbe proposto sulla tassazione della prima casa. Certo, è pronta la campagna pubblicitaria di Ferragosto per lanciare in grande stile il ritorno di Forza Italia, e il motore del centrodestra è pronto a girare al massimo anche in un periodo così atipico per la politica. Ma non basta: «Non si può fare cadere il governo prima di vedere il decreto sull’Imu», ha spiegato ai suoi Berlusconi, «altrimenti finisce che la mancata detassazione della prima casa venga addebitata proprio a noi. Sarebbe un suicidio politico alzare troppo il tono prima. Quindi buoni tutti fino alla fine del mese, quando Letta chiarirà nel dettaglio il contenuto del decreto». Dunque quella della tassa sulla casa si è trasformata in una lunga partita a scacchi, dove tutti i protagonisti principali dicono una cosa in pubblico e qualcosa di assai diverso in privato.  Quel che conta per i contribuenti però è la scelta di Letta di procedere verso l’abolizione totale per il 2013 (da cui sono esclusi naturalmente tutti quelli che hanno già pagato la prima rata a metà giugno e che pagheranno la seconda regolarmente a metà dicembre). Il presidente del Consiglio  ha due ragioni per farlo: la prima,  evidentemente,  è  politica, perché con quel decreto allungherebbe la vita al suo governo, alzando uno scudo assai resistente. La seconda ragione però è squisitamente economica. Se qualche segnale di ripresa dell’economia italiana infatti affiora da qualche fondamentale (ad esempio i dati più strettamente legati all’industria), manca qualsiasi elemento di rimbalzo sui fronti dei consumi. I contribuenti restano molto prudenti, e dare loro questo piccolo vantaggio economico magari proprio quando pensavano di avere perso ogni speranza, potrebbe incidere sia sul clima generale di fiducia che sulla propensione ai consumi. I vantaggi È evidente invece il vantaggio politico dell’operazione «via tutta l’Imu sulla prima casa». Letta ha ben chiaro che questo agosto sarà rovente, e che sulla condanna di Berlusconi i toni non saranno affatto sommessi. Da una parte il Cavaliere e i suoi saranno presi dal lancio della nuova Forza Italia, dall’altra parte i leader del Partito democratico  che sono comunque in campagna elettorale interna, urleranno contro il «delinquente» Berlusconi (unico argomento che unisce il popolo di centrosinistra) di festa Pd in festa Pd. Un giorno sarà Matteo Renzi, un giorno Guglielmo Epifani, e il volume sarà sempre più alto con l’ovvio effetto di destabilizzare sempre più l’esecutivo. Proprio quando i decibel sembreranno insopportabili facendo temere il peggio, arriverà la notizia del decreto «via l’Imu», che si trasformerà in vera doccia fredda per chiunque si fosse lanciato prima nell’operazione «stacca la spina». Resteranno altri argomenti, certo. Ma non avranno la stessa efficacia di quelli che toccano direttamente le tasche degli italiani… Franco Bechis