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Berlusconi: lacrime per Alfano, sfottò per tutti gli altri

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Prima la commozione per l'addio del "figlio" Alfano, poi le ironie sui governativi ("i cugini d'Italia") e, in particolare, su Giovanardi

Andrea Tempestini
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«Sento già la mancanza di Carlo Giovanardi…». Silvio Berlusconi scende dal palco del Palacongressi e sembra essersi liberato. Ha parlato per quasi due ore, si è commosso al punto da costringere il suo medico a raggiungerlo con un bicchiere d'acqua, ma ha  incassato il mandato a rilanciare Forza Italia, avocando a sé tutti i poteri. Scesi i pochi gradini che lo conducevano dietro la scenografia, si è messo a scherzare. «Cosa sono queste facce? Siete addolorati perché oggi non è venuto Roberto Formigoni? Oggi è un giorno di festa!». Il perché di quel buonumore dopo una notte - come ha confessato nell'intervento - «passata in bianco, senza chiudere nemmeno un occhio», lo spiega subito dopo, quando comincia a stringere le mani e si ferma davanti a un ex ministro, considerato nei giorni scorsi un “mediatore”: «Ora sono più tranquillo, mi posso fidare… Non ce la facevo più, è stato meglio così».  E ancora: « Dove vogliono andare? Prendono al massimo il 4%». Confabula con Annamaria Bernini, Debora Bergamini, Maria Stella Gelmini e Stefania Prestigiacomo, le ringrazia per il loro sostegno. Il Cavaliere si dice «esaltato» per il ritorno alla sua creatura del 1994 e lo ripete a tutti i membri del Consiglio nazionale che lo vanno ad omaggiare mentre pranza, dentro al Palazzetto, insieme a Francesca Pascale. È lì, però, che, accanto all'euforia, spunta l'amarezza, la delusione. «Di tutti gli altri non mi interessa niente, ma di Alfano ci sono rimasto male. Per me era come un figlio...», ammette davanti a una piccola folla. Questo concetto lo ribadisce anche uscendo da lì, mentre la folla urlava «traditore» al suo ex delfino: «Su alcune persone uno ci metterebbe la mano sul fuoco...», ha risposto loro, quasi scusandosi. È stato convinto fino all'ultimo di riuscire a recuperarlo. Come, lo aveva spiegato nel suo intervento la mattina, giocando a carte scoperte: «Ho incontrato ieri i nostri ministri, mi avevano fatto due richieste. Io ero pronto ad accettarle, ma pretendevano una cosa che non era possibile, cioè che convocassi un Ufficio di presidenza senza il dovuto preavviso». Poi, a un deputato, dirà: «Pretendevano che firmassi la mia condanna».  È deluso e non lo nasconde. Anche se non vuole sentire la parola «traditore»: «Vi prego di contenervi e ricordarvi che questo nostro gruppo sarà nostro alleato. Certo, il nome scelto, Nuovo Centrodestra, non mi sembra un granché: abbiamo già Fratelli d'Italia, io ho suggerito che si chiamassero Cugini d'Italia...», ha detto dal palco.  È ancora parlando del segretario uscente, alla fine del suo discorso, fatto in larga parte a braccio, che il Cavaliere si commuove, rallenta e preoccupa il medico di fiducia, Alberto Zangrillo, che lo invita a «bersi un bicchiere d'acqua». Va così, «ogni tanto è un po' nostalgico», sottolinea Francesco Giro. Che rivela: il presidente dalle mille vite si era commosso anche venerdì sera, vedendo l'anteprima del filmato che riassume la sua storia politica, undici minuti realizzati dall'ex sottosegretario e dalla squadra di Roberto Gasparotti. Ma è apparso determinatissimo coi ragazzi della Giovane Italia che la coordinatrice Annagrazia Calabria gli ha portato nel pomeriggio. «Sono sereno e convinto della scelta che ho fatto». Il Cavaliere, anzi, si è speso per motivare i ragazzi: «Voi siete i futuro del partito, avete esperienza politica e siete preparati; ho intenzione di investire molto su voi del movimento giovanile». Ma il “primo” giovane su cui ha investito, Alfano, gli ha causato un'altra delusione con la sua conferenza stampa: «Estremisti noi? Forza Italia non può essere estremista e non lo sarà mai». di Paolo Emilio Russo

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