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Sull'Imu è un gran casinoLa pezza di Saccomanni è peggio del buco...

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L'esecutivo si è accorto del pasticcio sulla seconda rata dell'imposta e cerca di rimediare. Mancano più di 200 milioni: tra le ipotesi un altro aumento degli acconti Iva

Ignazio Stagno
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A cinque giorni dal varo del provvedimento il governo si è finalmente accorto del pasticcio Imu. Il decreto per l'abolizione della seconda rata, approvato in tutta fretta mercoledì sera per celebrare l'ingresso nell'era post-berlusconiana, si è trasformato nel più clamoroso degli autogol. Il testo uscito da Palazzo Chigi, che attraverso kafkiani meccanismi fiscali porterà di nuovo alla cassa 10 milioni di famiglie, ora non lo difende più nessuno. Domenica scorsa il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, ha detto fuori dai denti che «l'Imu andava tolta completamente». Graziano Del Rio, ministro per gli Affari regionali, ha assicurato ieri che «la partita non è ancora finita», augurandosi che «si riesca a fare uno sforzo ulteriore in sede di legge di Stabilità». Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, le reazioni sulla mini-Imu «sono eccessive e ingenerose», ma «c'è tempo per correggere la norma in Parlamento». Pensiero condiviso dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, secondo cui l'esecutivo «sta cercando una soluzione affinchè il disagio dei cittadini possa essere superato». Il presidente dell'Anci, nonché sindaco di Torino, Piero Fassino, ha annunciato che nella sua città la mini-Imu non si pagherà. Mentre Matteo Renzi, pur criticando l'assurdità di un dibattito monopolizzato dall'Imu, ha ammesso le difficoltà dei sindaci, incalzando l'esecutivo perché «faccia quello che si deve fare».  Continua a leggere l'approfondimento di Sandro Iacometti su Libero in edicola oggi martedì 3 dicembre

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