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Ci espropriano Bankitaliaper ridurci come Cipro

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Con la rivalutazione delle quote dell'Istituto centrale, cresce la ricchezza degli azionisti. E a Bruxelles preparano un prelievo forzoso sui risparmi privati

Ignazio Stagno
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Sta per passarci addosso un elefante, ma i più guardano nell'angolo dell'aia, dove si combattono galletti spennacchiati. È in gestazione una maxi-patrimoniale, una vera e propria aggressione al risparmio delle famiglie e al patrimonio collettivo, ma da mesi ci si sbertuccia su 4 miserabili miliardi di Imu (per poi pagare). Corriamo il rischio d'essere sbancati, ma ci distraiamo lasciando che sia la Consulta a stabilire come si vota e il Tar a decidere come ci si cura. Ho scritto e riscritto che l'Italia è un Paese ricco e forte. Oggi lancio un grido, perché una classe dirigente ridicola sta consentendo che ci piallino. Qui siamo stati i primi a segnalare la follia del volere trasformare la Banca d'Italia in una public company. Non siamo rimasti gli unici, ma poco ci manca. Intanto il Senato ha già votato a favore della costituzionalità del decreto legge, mentre l'assemblea straordinaria della Banca centrale si terrà il 23 dicembre. Data che, di suo, desta mille sospetti. Per capire quel che succederà si devono tenere a mente due passaggi, spiegati male o non spiegati affatto al grande pubblico: a. dal primo gennaio scorso i titoli di Stato recano stampate le regole CACs (di nome e di fatto), in base alle quali l'emittente, quindi lo Stato, potrebbe anche decidere di non rimborsare, di posticipare, di decurtare o di restituire il valore investito dandoti due gatti e una rapa; b. con la crisi di Cipro s'è fatto valere il principio che se metto i soldi in banca non sono un creditore tutelato dalla legge, ma un investitore che corre dei rischi. Dalla prima cosa deriva che se banche e assicurazioni riempiono i propri portafogli di titoli di Stato, non per questo hanno un patrimonio affidabile.  Continua a leggere l'approfondimento di Davide Giacalone su Libero di sabato 7 dicembre

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