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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

francesca Belotti
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La storia della prostituta finita casualmente nel letto di Berlusconi, che di Berlusconi poi si vendica sputtanandolo invece di spillargli quattrini o apparizioni in tv, a noi è sempre apparsa strana. Saremo gente semplice, ma una che di mestiere si concede a pagamento, se ha l'opportunità di alzare la tariffa in genere pensiamo che non se la faccia scappare.  Patrizia D'Addario, invece,  non solo rinuncia all'occasione di guadagnare o di far carriera, ma pur di accusare il Cavaliere mette a repentaglio l'intera sua attività, rischiando di far fuggire per troppo clamore tutta la sua clientela. Fin dal principio, dunque, più che  una escort  pensammo che si trattasse  di un cavallo di Troia (senza allusione alcuna), ovvero di una trappola ben congegnata la quale aveva come obiettivo di far cadere nella tagliola il presidente del Consiglio, al fine di spingerlo alle dimissioni. Eravamo insomma convinti che i fatti di Palazzo Grazioli non fossero avvenuti a caso, ma che esistesse un regista il quale aveva organizzato  tutto, compreso l'ingaggio della finta eroina. Perciò, durante una puntata di Annozero in cui Patrizia D'Addario era stata presentata come una specie di Giovanna d'Arco che si ribella ai soprusi del signorotto di turno,   le chiedemmo con insistenza come si guadagnasse da vivere. Una che ha una figlia e una madre da mantenere e che per sbarcare il lunario passa da un letto all'altro come può, dopo il chiasso delle sue rivelazioni, permettersi viaggi da Venezia a Parigi come fosse una gran diva? Se non esercita, dove trova i soldi per comprarsi vestiti e accessori di gran lusso? Insomma, il sospetto  che ci fosse qualcuno a pagare il conto lo abbiamo sempre avuto. Così come abbiamo  sempre subodorato che certe frequentazioni giudiziario-giornalistiche non fossero casuali.     L'indagine della Procura di Bari ora dà sostanza alle nostre ipotesi e se sarà confermata l'esistenza di un gruppo che complottava contro il capo del governo gli effetti saranno devastanti. Quella in arrivo da Bari ha infatti tutta l'apparenza di una bomba atomica, che esplodendo minaccia di  travolgere giudici, direttori di giornale e politici come mai s'è visto in questo Paese. Qui infatti non è in gioco una escort e la sua commedia di donna sedotta e abbandonata dal Cavaliere portata avanti per mesi. Qui  è in discussione l'esistenza di una gioiosa macchina da guerra che procure e gruppi editoriali hanno messo a punto contro Berlusconi, al solo fine di spazzarlo via. Lo scoop di Panorama è la pistola fumante di cui da mesi sospettavamo l'esistenza, la prova provata che contro il capo di un governo legittimamente eletto si è ordito un complotto il quale aveva come obiettivo la sua distruzione. Non scomoderemo parole un tempo care alla sinistra, come tentativo di colpo di Stato o golpe. Ma se i fatti pugliesi sono veri, è evidente che nei mesi scorsi in Italia è stata tentata un'operazione non democratica. Se davvero qualcuno ha infilato tra le lenzuola del presidente del Consiglio la D'Addario, sarà dimostrato che c'è chi ha giocato sporco e non essendo riuscito a sconfiggere il Cavaliere nell'urna ha pensato bene di farlo nel letto, convinto che quello fosse il suo punto debole. Berlusconi denuncia da tempo l'esistenza di un intreccio tra giudici, giornalisti e potentati economico-politici  che inquina il gioco democratico. Quello che trapela dal tribunale - se troverà conferma - dimostra che non ha torto. Ma soprattutto rivela che è necessaria un po' di pulizia: nelle procure come nelle redazioni. Oltre che tra le puttane.

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