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L'editoriale

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di Mario Giordano

Eleonora Crisafulli
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E dunque, solo limitandoci alle agenzie di ieri, Berlusconi dovrebbe: fondare la terza Repubblica, liberare i cittadini dall'oppressione giudiziaria, contribuire all'eliminazione delle armi nucleari dalla faccia del pianeta, tagliare le tasse, tagliare la spesa pubblica, mettere in cantiere le riforme istituzionali, mettere in cantiere le centrali nucleari, modificare la Consulta, rilanciare la ricerca scientifica, rilanciare il piano casa,  rilanciare il Milan nella lotta per lo scudetto, vincere la sfida con la mafia, vincere la sfida con la burocrazia, vincere la sfida con il culatello di Parma, fare un bilaterale con Lula, fare un summit con Obama, fare una jam session con Maroni, contrastare la favola del riscaldamento globale, scoprire qualche favola nuova per i nipotini, accelerare la legge sulle intercettazioni,  accelerare la realizzazione di infrastrutture, accelerare il buonumore agli italiani, accorciare i tempi e allungare la vita. Ci mancano solo la composizione di un'opera sinfonica in quattro quarti, un progetto per una navicella spaziale, la nuova linea di moda per le sfilate di Parigi e il completamento dell'album Panini, e poi il quadro sarebbe stato completo. Non vi pare? Poi la gente si stupisce quando Berlusconi dice: “Il premier non ha potere”.  Ma, in effetti, dovrebbe considerare quelle che sono le aspettative che si concentrano sulla sua testa. Lo ripeto: mi sono limitato a riportare fedelmente le notizie contenute nei lanci di agenzia di ieri. Se mai dovessi allargare il raggio d'azione all'ultima settimana, l'elenco  potrebbe occupare l'intero quotidiano e non ci sarebbe spazio nemmeno per le previsioni del meteo. Tanto non sempre ci azzeccano, direte voi. E va beh: però almeno i programmi tv li vogliamo lasciare? Con il Cavaliere, si sa, non ci sono mai le mezze misure. Un mese lo danno per morto, il mese dopo ci si aspetta da lui miracoli. Adesso, per l'appunto, è il momento in cui ci si aspetta miracoli. Essendo riuscito a ribaltare l'esito delle elezioni regionali dopo che tutti l'avevano già considerato spacciato, c'è come la diffusa impressione che nulla gli sia impossibile. Tagliare le tasse? Riformare la Costituzione? Mettere d'accordo le grandi potenze internazionali? Scalare l'Himalaia portandosi Bossi sulle spalle e Fini nello zaino?  Ottenere un prestito dal braccino dell'Oltrepo, al secolo Giulio Tremonti? Spettinare Sandro Bondi? Convincere Lula a mollare Cesare Battisti e la Russia a mollare gli arsenali atomici? Convincere La Russa a gridare Forza Milan? Avanti, c'è speranza per tutti: adesso è il momento di fare, dicono tutti. E Berlusconi, in questo senso, ha abituato gli italiani assai bene. In effetti: quando s'è messo a fare l'imprenditore edile, anziché limitarsi come tutti a costruire qualche palazzo, ha costruito alcune città modello. Poi  s'è dedicato alla televisione e ha distrutto lo storico monopolio Rai. Poi s'è dedicato al calcio e ha costruito una delle squadre che ha vinto più di tutti i tempi. Fa sempre tutto in grande. Adesso, uscito vincitore da un anno di attacchi e di calunnie, tutti dicono che si dedicherà alle riforme. E le aspettative non possono essere da meno. Però ecco che Berlusconi ci avverte: “Il premier non ha potere”. E' come se dicesse: lo so che ci sono tante cose da fare,  lo vedo, ma sappiate che qui è tutto più difficile. Quando tu hai un'azienda e sei amministratore delegato decidi e fai. Quando sei presidente di una squadra di calcio scegli il bomber, metti mano al portafoglio ed è subito gol. Per fondare la terza Repubblica, invece… Sia chiaro: Berlusconi non dice nulla di nuovo. Lo ripete da sempre che il presidente del Consiglio non ha poteri nel nostro ordinamento: l'organo decisionale è collettivo (il Consiglio dei ministri) e il resto delle responsabilità è distribuito in ciascun dicastero. In più c'è un Parlamento tanto forte quanto macchinoso, nei cui meandri è facile perdersi. Risultato: cambiare l'Italia è un'impresa così difficile da sfiorare l'impossibile. Ben lo sanno i 6mila uomini d'azienda riuniti a Parma che infatti, non a caso, hanno tributato al premier la bellezza di 23 applausi (Bersani l'altro giorno ne aveva preso uno solo, e misero). Ma gli applausi non cancellano le attese. Anzi, se possibile, le moltiplicano ancora. Quello che è nuovo, in effetti, non è il discorso di Berlusconi: è l'attesa che si è creata attorno a lui. La speranza di un cambiamento davvero profondo. E pure in tempi brevissimi, come ha riassunto Emma Marcegaglia. È un sentimento assai diffuso in tutto il Paese, così forte che si può quasi vedere, sentire, toccare.  E perché non vada deluso, ci vogliono tutti i poteri che servono. Magari, se è il caso, pure i superpoteri, come quelli dell'Uomo Ragno e degli X-Man.

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