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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Monica Rizzello
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Letizia Moratti manifesta in genere la stessa allegria di un addetto delle pompe funebri nel giorno delle esequie. E questo, ovviamente, non la rende molto simpatica agli occhi dell'opinione pubblica e per la verità neppure a quelli di chi, come me, ha il compito di occuparsi di lei e di commentarne le decisioni. Ciò premesso e sgombrato il campo al dubbio ch'io la trovi amabile, non mi resta che difenderla. Già, perché ieri la sindachessa  di Milano ha sostenuto che gli immigrati clandestini senza un lavoro «normalmente deliquono».  Non lo avesse mai detto: l'aula dell'Università Cattolica in cui ha fatto il suo intervento è stato percorsa da un brusio d'indignazione e pochi minuti dopo sono cominciate a piovere le dichiarazioni di condanna di Livia Turco, della segreteria del Pd e perfino dei radicali. C'è chi le ha dato della pazza («è in stato confusionale»), chi ha minacciato azioni penali collettive contro di lei e chi l'ha dipinta come un Babau elettorale, che alimenta paure ingiustificate nella popolazione. Insomma: tutto il politicamente corretto si è rovesciato su di lei. Ora, che  la Moratti non sia un mostro di affabilità siamo d'accordo, ma che sia un mostro punto e basta no. Che ha detto di tanto incredibile? Che i clandestini abitualmente delinquono? E dove sta la novità? La prima cittadina meneghina non ha rivelato nulla che già non si sapesse e non fosse documentato da statistiche universitarie che anche alla Cattolica dovrebbero conoscere. Basta leggersi un paio di ricerche del sociologo Marzio Barbagli, studioso bolognese di rigorosa fede post comunista. Il professore, nel suo ultimo rapporto che analizza i dati del 2007, spiega che gli stranieri  sono stati denunciati per il 24 per cento degli omicidi volontari, per il 32 per cento di quelli tentati e per il 49 per cento dei furti. L'elenco prosegue con il 32 per cento di scippi, il 52 dei furti in appartamento, il 68 dei borseggi e il 40 per cento dei denunciati per violenza sessuale. Considerato che la popolazione straniera rappresenta fra il 5 e il 10 per cento di quella complessiva, si capisce la dimensione del fenomeno. Naturalmente qualcuno potrebbe obiettare che tutto ciò non prova nulla, se non che gli immigrati delinquono, nella media, più degli italiani, ma non c'è traccia di una maggior incidenza dei reati da parte di chi non ha permesso di soggiorno e, conseguentemente, neppure un lavoro. Ma anche qui, suppliscono i libri di Barbagli, il quale utilizzando gli ultimi dati disponibili (2006), spiega che gli irregolari sono autori in media di tre quarti dei delitti attribuiti agli stranieri. Vale a dire il 74 per cento degli omicidi, il 72 per cento dei tentati omicidi, il 62 per cento delle lesioni colpose e altrettanto per  quanto riguarda le violenze carnali. Si potrebbe continuare con le risse e lo spaccio di stupefacenti, ma  il dato cambierebbe di poco. Se poi non ci si fida di Barbagli perché troppo in odor di sinistra riformista, si possono consultare le tabelle della Caritas-Migrantes, che in qualche caso è più a sinistra di D'Alema e Veltroni messi insieme. Secondo l'autorevole organizzazione cattolica le denunce di cittadini stranieri sono passate da meno di 90 mila nel 2001 a 130 mila nel 2005, con un aumento quasi del 46 %. E i dati più recenti confermano la sensazione che dal 2005 ad oggi le cose non siano andate meglio ma peggio. Come abbiamo detto, la sindachessa non è un esempio di gaiezza e per questo c'è chi l'ha ribattezzata Mestizia Moratti. Ma per quel che ci riguarda,  rispetto alla prima cittadina è ancor più triste che qualcuno, pur avendo di fronte dati e analisi, continui per ragioni politiche a non voler vedere e, soprattutto non capire, cosa sta succedendo in questo Paese ad immigrazione forzata. Comunque non preoccupatevi: ci penseranno gli elettori. Anzi: ci hanno già pensato.

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