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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Monica Rizzello
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Qualche lettore mi ha scritto, chiedendomi se io sia per caso impazzito. Leggendo gli editoriali dedicati alla cricca romana, si domanda se non mi sia convertito al travaglismo, che è una malattia acuta del giustizialismo per effetto della quale si vorrebbe mettere tutti in galera. Tranquilli: non ho cambiato idea e continuo a pensare che i sospetti non bastino a condannare le persone, figuratevi se ho desiderio di mettere qualcuno dietro le sbarre. In un Paese dove i giudici fanno politica, e quasi sempre per la sinistra, io sono per il rispetto della presunzione di  innocenza e dei diritti. Anzi, fosse per me abolirei la carcerazione preventiva, perché so che è un sistema di cui i magistrati abusano, adoperandola per piegare la resistenza dell'indagato e farlo confessare, anche quando non ha nulla da dire e non c'è ragione che stia in carcere. Del resto è più o meno quel che si capisce dall'intervista al procuratore della Repubblica cui dedichiamo l'apertura del giornale di oggi. Ed è ciò che sostiene la moglie di Silvio Scaglia, il manager che sta a Rebibbia da quasi tre mesi nonostante si sia consegnato volontariamente ai pm, rientrando dall'estero appena avuta notizia delle accuse contro di lui. Ribadisco: ero e resto garantista e per questo, a proposito della lista di Anemone, finita su tutti i giornali compreso Libero, ho parecchi dubbi e mi domando perché gli inquirenti l'abbiano fatta uscire prima ancora di vagliarne la rilevanza penale. Ciò detto, sperando d'aver rassicurato i lettori circa il mio stato di salute mentale, non posso però nascondere che ci sia qualcosa che non va. Troppa disinvoltura, troppa confusione tra ruolo pubblico e privato, troppa pappa e ciccia tra controllore e controllato. Essendo stato direttore di un quotidiano romano, so per esperienza che la vita degli uomini di potere nella Capitale porta a una dolce contaminazione tra le parti, che qualche volta rischia di finire in una corruzione lieve: non proprio una violazione da codice penale, ma qualcosa di leggero, che qualche volta non si percepisce neppure come reato, ma più semplicemente come una mano fra amici. Ecco, quella roba lì è pericolosa, perché si sa dove comincia e non si sa se finisce nell'aiuto a comprar casa o nella ristrutturazione dell'abitazione. L'ho detto e lo ripeto: magari è uno scambio di piaceri che non dovrebbe riguardare le Procure perché non c'è nulla di sanzionabile penalmente, ma visto da fuori, con gli occhi di un cittadino comune, non è un bello spettacolo. Dà la sensazione di una classe dirigente che è tutta intenta a farsi gli affari suoi e non si preoccupa di quelli del Paese e, in un momento come quello attuale, rischia di far montare una rabbia e un'indignazione pericolose. Per me questa continua a non essere una Tangentopoli, perché qui non è coinvolto il sistema, ma un gruppetto di persone che forse si approfittato della cosa pubblica. Ma anche con le dovute differenze, il rischio di una collera popolare suscitata dalla nausea esiste e mi stupisce che chi sta dentro il Palazzo, inteso come classe politica e dirigente, non se ne accorga e continui indisturbato a fare ciò che faceva prima. E' per questo che ieri ho avvisato Silvio Berlusconi, chiedendogli una reazione. Egli ha resistito a tutto in questi anni: alla sinistra e ai poteri forti che lo volevano far fuori, alla cavalleria giudiziaria delle toghe rosse e perfino ad alleati infidi. Non vorrei  che dovesse cadere per colpa di qualche collaboratore che si è approfittato della situazione. Se qualcuno ha sbagliato è meglio rispedirlo a casa in fretta, evitando che poche mele marce guastino il resto del raccolto. E mi fa piacere che il Cavaliere abbia battuto un colpo, facendo sapere che nei confronti di coloro i quali abbiano commesso reati  non ci sarà alcuna indulgenza, mentre il ministro Alfano ha annunciato una legge per rendere più trasparenti i rapporti con la pubblica amministrazione. Bene. Ne sono contento. La difesa di quelli che si mettono in tasca i soldi degli italiani non si addice a un governo liberale. E, soprattutto, non si addice a noi di Libero.

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