L'editoriale
di Maurizio Belpietro
«Ma siete diventati una succursale di Repubblica?». Qualche lettore di provata fede berlusconiana mi ha tirato le orecchie per i commenti di questi giorni, giudicati troppo critici verso il governo. Ad averli colpiti sono stati il mio editoriale dedicato ai pirla del Popolo della Libertà e quello di Pansa di ieri, in cui Giampaolo invitava Berlusconi e Bossi a mettersi gentilmente da parte, accusandoli d'aver fatto il loro tempo. Vorrei tranquillizzare i lettori. Almeno per quel che riguarda Libero, che non si è affatto trasformato in una filiale del quotidiano post-comunista diretto da Ezio Mauro. Semplicemente in queste ore è difficile tacere di fronte ai troppi e manifesti errori della maggioranza. I lettori mi scuseranno se faccio un riferimento personale, ma pochi più di me hanno creduto e credono nel Cavaliere e nel suo progetto di rivoluzionare la vita politica del Paese. E pochi più di me lo hanno sostenuto in questi anni con convinzione, prima dalle pagine de Il Giornale, che ho diretto per dieci anni, poi da quelle di Panorama e ora di Libero, che l'editore mi ha affidato quasi un anno fa. Ciò premesso non posso non notare le evidenti difficoltà in cui annaspano il PdL e l'esecutivo in questi ultimi mesi. Non si può scrivere che «tutto va bene, madama la marchesa» anche quando non va bene per niente. Tradiremmo la nostra missione di giornalisti, che rimane preminente rispetto alla nostra passione politica. E poi a forza di nascondere la realtà alla marchesa, c'è il rischio di farle fare una brutta fine. Meglio dunque dire con franchezza le cose che non funzionano, piuttosto che nasconderle sotto il tappeto, da cui prima o poi inevitabilmente ritorneranno fuori. Non si possono commettere passi falsi come quello di Scajola e poi peggiorare la situazione con Brancher, soprattutto se nello stesso tempo si dà una sensazione di incertezza su temi chiave come la manovra economica. Aggiungendo a tutto ciò la rissa interna col presidente della Camera per banali ragioni di bottega. Ecco perché da fan berlusconiani avvertiamo il Cavaliere che così non va e di questo passo finisce male. Gli amici in fondo servono a questo. A differenza di Pansa io non penso che Berlusconi sia alla fine, ma credo che debba battere un colpo. Non so in che direzione oppure in testa a chi, ma sono certo che se qualcuno lo può fare questo è lui, il presidente del Consiglio. Per cui ripeto l'appello. Cavaliere torni e ci faccia vedere. Soprattutto le faccia vedere a quelli che la danno già per spacciato e sono pronti a intonare il de profundis. Che non stanno qui a Libero e neppure sono tutti all'opposizione. Ma, in un certo numero, sono tra quelli che le stanno a fianco e fingono di esserle alleati. Buon rientro, presidente, e buon lavoro.