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Milano Santa Giulia, il gip sequestra l'ex area Montedison

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La falda acquifera è inquinata. Nel cantiere ci sono scorie di acciaieria e sostanze cancerogene. "E' una bomba biologica"

Tatiana Necchi
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I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano, su disposizione del Gip presso il Tribunale di Milano, Fabrizio D'Arcangelo, questa mattina hanno eseguito il sequestro preventivo dell'area Montecity-Rogoredo, di proprietà della Milano Santa Giulia Spa facente capo al Gruppo Zunino. È quanto si apprende da una nota dell'ufficio stampa della Guardia di Finanza. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, la falda acquifera sottostante l'area sarebbe inquinata per via di alcune sostanze pericolose per l'ambiente e la salute. Alcune di queste addirittura cancerogene. Qualche settimana fa la Procura avrebbe ordinato una perizia per verificare la presenza di materiali pericolosi nei terreni sui quali sta sorgendo il nuovo quartiere. I reati ipotizzati sono di attività di gestione non autorizzata e avvelenamento delle acque. Le indagini, coordinate da Laura Pedio Gaetano Ruta della Procura della Repubblica di Milano sono state svolte con il contributo del Corpo Forestale dello Stato, dell'Arpa e della Polizia Locale di Milano. In particolare, "le diverse relazioni presentate hanno evidenziato, tra l'altro, l'inquinamento della falda acquifera sottostante l'area Santa Giulia, con superamenti dei limiti di legge di alcune sostanze pericolose per l'ambiente e la salute, tra cui alcune cancerogene". Su alcuni terreni dell'area, si legge nel comunicato, sarebbero stati eseguiti scavi non autorizzati, nei quali sarebbero state poi "riportate" scorie di acciaieria, che invece dovevano essere trattate come rifiuti. La Guardia di Finanza rende noto che l'area "Santa Giulia", che ha un'estensione pari a circa 1milione di metri quadri e un valore di mercato approssimativo di circa 1miliardo di euro, occupa oggi gli spazi che furono un tempo degli stabilimenti chimici della Montedison, nonché dell'acciaieria Redaelli. Nel 2000, il Gruppo Zunino propose, con un Programma Integrato di Intervento, il riutilizzo dell'intero complesso urbanistico presente. È nato così il "Progetto Montecity", elaborato anche dal noto architetto britannico Norman Foster, che prevedeva la realizzazione di un vasto programma di edilizia sociale e convenzionata, con investimenti privati stimati in circa 1,6miliardi di euro. Nel corso dell'inchiesta, la polizia giudiziaria ha eseguito anche numerose perquisizioni che hanno portato al sequestro di documenti utili alle indagini, quali a esempio certificati di analisi di laboratorio dei campioni delle acque e dei terreni svolte nel tempo e documentazione amministrativo-contabile relativa all'esecuzione delle opere di bonifica e di smaltimento dei rifiuti. Una bomba biologica - Più di sei mesi fa erano stati Cesarina Ferruzzi, manager del gruppo Green Holding, il direttore Giuseppe Grossi e Gianfranco Abbate, ingegnere chimico e direttore di cantiere, a denunciare ai pm "una situazione ambientale molto compromessa soprattutto in riferimento alla falda acquifera e alle cosiddette messe in sicurezza realizzate dal precedente proprietario dell'area ex Montedison". Ferruzzi, indagata, parla di una "sorta di bomba biologica". Dai verbali degli interrogatori è emerso che nell'area non era stata effettuata una bonifica "ma una riqualificazione urbanistica, con un piano scavi da seguire". Per Grossi, "se si fosse fatta una bonifica si sarebbero dovuti spendere 400-500 milioni di euro e forse non sarebbero nemmeno bastati in ragione delle dimensioni dell'area".

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