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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Tatiana Necchi
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Giornali e tv si sono molto commossi alla notizia dei tre licenziati che la Fiat non fa lavorare nonostante una sentenza del giudice.  Più di un commentatore ha denunciato l'arroganza dell'azienda e del suo amministratore delegato.  Ma chissà cosa diranno gli stessi indignati speciali dopo aver letto la lettera che pubblichiamo qui sotto, a firma di Priscilla Del Ninno.  L'autrice è una giornalista del Secolo d'Italia, quotidiano del fu Movimento sociale, della fu Alleanza nazionale e ora non si sa più di che fu. Nel 2007 Priscilla è stata messa in cassa integrazione dal suo editore, tal Gianfranco Fini, decisione che la giovane ha  contestato perché nello stesso periodo era in malattia a causa di un aborto spontaneo. Il giudice presso il quale ha impugnato il provvedimento le ha dato ragione, ordinando all'editore, sempre tal Gianfranco Fini, di riammetterla al lavoro. L'amministratore del Secolo, al contrario, l'ha licenziata nonostante nel frattempo Priscilla avesse avuto un figlio e fosse in congedo maternità. Nuovo ricorso in tribunale e marcia indietro dell'editore. Ma quando la giornalista ha provato a rimetter piede in redazione, il direttore politico del Secolo, Flavia Perina, una miliziana di Fini, le ha impedito l'accesso, consegnandole una nuova lettera di licenziamento.  Essere messi alla porta due volte in meno di un anno è roba da guinness dei primati, soprattutto se a farlo è una direttora femminista, che sulle pagine della Repubblica di ieri si lamentava della lapidazione di Elisabetta Tulliani, accusando Libero di killeraggio e azioni indecenti. Secondo la Perina raccontare i pasticci della donna del suo capo sarebbe disdicevole, mentre  licenziare una ragazza in congedo malattia per un aborto spontaneo e rilicenziarla perché stavolta la gravidanza è andata a buon fine è meritevole.  La direttora infatti invoca uno scatto di dignità delle donne del centrodestra contro Libero, mentre nega la dignità alla lavoratrice madre. Per la Tulliani che fra l'altro, sia detto incidentalmente, è probabilmente la causa dei guai immobiliari di Fini, tutti i diritti, compreso quello alla privacy. Per  la Del Ninno neanche mezza tutela, neppure quella prevista dallo statuto dei lavoratori.  Una contraddizione che stride ancor di più perché la sua ragione è suffragata da una sentenza del giudice. Ma in questo caso gli apostoli della legalità, i nuovi profeti della moralità e del rispetto della giustizia non hanno sentito il dovere di applicarla, né Fini né la Perina, tantomeno il nuovo amministratore del Secolo, Enzo Raisi, altro finiano di ferro recentemente passato dal Pdl a Futuro e Libertà. L'incresciosa vicenda ha poi un risvolto ancora più amaro, perché il licenziamento di Priscilla e di altri colleghi è lungi dall'essere dovuto a negligenza. Semplicemente serviva a far posto a Filippo Rossi, il direttore del magazine online che ogni giorno spara cannonate contro Berlusconi. Per consentirgli di scrivere che si vergogna del Cavaliere, Rossi aveva bisogno di uno stipendio e glielo hanno trovato. È bastato mandar via la giovane gravida per reperire posto e paga anche all'intellettuale anti Silvio (in Rai si registra il tutto occupato e dunque un altro finiano non sapevano dove metterlo). Insomma: storia istruttiva quella di Priscilla, soprattutto sulla doppia morale di una destra che si dice moderna ed europea. Alla Perina vengono i brividi perché i giornali si occupano della Tulliani e dice che Elisabetta l'abbiamo rapata a zero, come facevano i partigiani con le fidanzate dei fascisti. A me viene l'orticaria perché una come lei si preoccupa della donna del capo e non di quella che ha  cacciato per far posto ai Rossi.

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