L'editoriale

Andrea Tempestini

Cari traditori, qui sotto trovate le vostre foto e il vostro indirizzo email alla Camera. Immagino la sorpresa e l’arrabbiatura nel vederli pubblicatiedati in pasto ai lettori, i quali da qui al 14 dicembre, e anche dopo, potranno scrivervi ed esprimere personalmente ciò che pensanodel vostro operato. Dite che così vi mettiamo nelmirino, ci accusate di intimidazione e di usare la carta stampata come un manganello? Dite quel che vi pare: a noi importa un fico secco. La sola cosa che ci preme è far conoscere nomi e volti di chi si appresta a tradire il mandato ricevuto dagli elettori quando fu spedito in Parlamento. Molti di voi all’epoca erano perfetti sconosciuti, per lo meno al grande pubblico. Chi sapeva dell’esistenza di Daniele Toto e di Alessandro Ruben? Oppure di Catia Polidori e di Chiara Moroni? Pochi, pochissimi. Eppure gli italiani di centrodestra vi votarono in massa. Non già perché fossero attirati dalle vostre idee o dal modo con cui eravate in grado di esporle, semplicemente perché sulla scheda c’era il nome di Berlusconi. Fu lui che scelsero gli elettori, non Ruben, Toto, Polidori o Moroni. Fu a lui che affidarono il compito di realizzare il programma presentato in campagna elettorale. Eppure voi, perfetti sconosciuti  diventati deputati grazie al suo nome e al suo consenso, vi preparate a votargli la sfiducia. Anzi: promettete di mandarlo a casa e di prenderne il posto alleandovi con la sinistra, ovvero con la parte politica che ha perso ed è minoranza assoluta nel Paese. Dite che lo fate nell’interesse dell’Italia, un interesse che però l’Italia non vi ha mai affidato e del quale non vi ha chiesto di farvi carico. Il compito semmai lo ha dato al Cavaliere, ma ora voi spiegate che il presidente del Consiglio è un inetto, uno che tira tardi la sera e fa affari con Putin, e per questo vi preparate a pensionarlo. Certo, nessuno è perfetto, neanche Berlusconi, prova ne sia che vi ha messo in lista, vi ha fatti eleggere e vi ha dato il potere enorme di ribaltare le decisioni degli italiani. Voi, politici eletti per grazia ricevuta, dite di voler liberare gli elettori dal tiranno e annunciate altempo stesso l’intenzione di cambiare la legge elettorale per restituir loro il diritto di scelta. Ovviamente non vi rendete neppure conto di superare il comune senso del pudore: voi, deputati non votati, volete ridare il voto agli italiani e per raggiungere il vostro obiettivo per prima cosa fate fuori l’uomo che gli italiani hanno votato, ne prendete il posto e negate agli stessi italiani il diritto di voto. Esistesse la possibilità di recesso anche per l’elezione di un parlamentare, da domani sareste a spasso. Ci fosse un modo per farvi pagare una penale per violazione del contratto stipulato al momento della nomina, sareste in bancarotta. Purtroppo non c’è né l’una né l’altra. E non c’è neppure il vincolo di mandato, ovvero una norma che vi obblighi a mantenere almeno nella forma un minimo di coerenza con ciò che è stato promesso agli elettori. Il nostro ordinamento non lo prevede. Nessuno nell’Italia del Quarantotto pensò che i deputati potessero cambiare casacca e chi scrisse la Costituzione non immaginò neppure lontanamente che i parlamentari potessero voltare gabbana, passando dalla Dc al Pci e viceversa. All’epoca c’era ancora un briciolo d’ideali e questi, nonostante tutto, venivano prima della carriera. Alla quale immagino teniate molto, visto l’impegno profuso per impedire che gli elettori dicano la loro lasciandoli votare. Tranquilli, forse ce la farete: forse il 14 dicembre riuscirete a buttar giù il Cavaliere e anche a ottenere uno strapuntino che vi innalzi un gradino più in alto di dove state. Ma ora che vi hanno visto e conoscono la vostra mail, alle prossime elezioni gli italiani si ricorderanno di voi.