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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Tutto come previsto: la Corte costituzionale aveva la grande occasione di chiudere una stagione di conflitto tra politica e giudici in cui il Paese vive quasi vent'anni, ma non l'ha colta. I suoi membri, come già era accaduto in passato a proposito dello scudo Alfano, hanno preferito azzoppare la legge sul legittimo impedimento, rendendola di fatto inutile e riconsegnando Silvio Berlusconi ai suoi nemici. Il presidente del consiglio ora non avrà alcuna difesa di fronte all'accanimento processuale di cui è vittima dal giorno in cui scese in politica. E dunque c'è da attendersi fin dalle prossime settimane un'accelerazione delle manovre che mirano a eliminarlo per via giudiziaria. Del resto, è dal 1994 che assistiamo a questa sinistra caccia all'uomo e, nonostante le vittorie del Cavaliere e il continuo indebolimento dei progressisti, l'inseguimento da parte delle toghe non è mai stato interrotto. Anzi: dalla Sicilia giungono voci di accelerazioni investigative al fine di dimostrare bizzarre teorie di connessioni fra Berlusconi e le cosche. Ciò detto, e pur riconoscendo che il verdetto della Consulta era ampiamente atteso, bisogna dire che il Cavaliere e i suoi collaboratori per farsi bocciare la legge ci hanno messo del loro. L'idea di un'auto-giustificazione di Palazzo Chigi che di fatto sospendesse le udienze in tribunale era infatti bislacca e difficile da accettare, al punto da far nascere il sospetto che i suggeritori del provvedimento (Casini e l'Udc) proprio questo volessero e cioè l'ennesima bocciatura e un'ulteriore sconfitta del governo nel conflitto con la giustizia. A qualcuno fa piacere che il premier abbia la palla al piede dei suoi processi e credo che siano in molti in parlamento quelli che non hanno nessuna intenzione  di liberarlo. Altrimenti, se volessero, la guerra tra i giudici e il presidente del consiglio potrebbe essere facilmente fermata: basterebbe ripristinare l'articolo 68 della Costituzione, quello che i padri costituenti avevano voluto per impedire ai magistrati di prevalicare la politica. La norma fu spazzata via dallo Tsunami di Mani pulite, ma come si sa la sua abolizione ha fatto una quantità di vittime, consentendo che il governo diventi ostaggio di qualsiasi pm, anche di quelli più politicizzati. Arrivati a questo punto, senza lo scudo o il legittimo impedimento, ma senza neppure uno straccio di immunità parlamentare, resta da chiedersi che cosa fare. Già prima la situazione appariva precaria, per via dei numeri risicati di questo esecutivo e per le troppe manovre miranti a farlo cadere. Ora è anche peggio, perché è chiaro che i nemici di Berlusconi faranno tutto ciò che è loro possibile per mettergli i bastoni fra le ruote, impedendogli di governare e di fare le riforme, e con la speranza che i giudici riescano a compiere l'opera. Come suggeriamo da tempo, per sfuggire a questa trappola mortale non resta che votare. Il Cavaliere ci porti alle elezioni, vinca e ottenga alle Camere una maggioranza che gli consenta di fare ciò che serve, compresa la legge ferma giudici. Il tempo scarseggia, meglio decidere.

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