L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Il destino di Berlusconi è in mano alle donne: quelle giovani con la minigonna che dal banco dei testimoni saranno chiamate a raccontare cosa accadeva ad Arcore e quelle un po' meno giovani e con la toga che dovranno giudicarlo. È ovvio che il Cavaliere preferirebbe avere a che fare solo con le prime, ma purtroppo per lui saranno le seconde a decidere della sua innocenza o colpevolezza e a naso direi che propenderanno per la decisione a lui meno favorevole. Anzi, senza voler mostrare pessimismo ma solo un po' di realismo, aggiungerei che la sentenza è già scritta prima ancora che le udienze abbiano inizio e se non ci saranno colpi di scena, tipo uno stop al procedimento per conflitto d'attribuzione o qualche altro miracolo in tribunale, al presidente del Consiglio entro l'anno sarà affibbiata una pena per entrambi i reati contestati, senza alcuna attenuante. Intendiamoci, Silvio si difenderà da leone, come già ha fatto in passato e userà tutte le armi a sua disposizione per evitare una condanna per induzione al meretricio di una minorenne: decine di testimoni, legittimi impedimenti e forse anche una qualche leggina ritarda sentenza. Ma nonostante il processo a ostacoli sono portato a credere che le toghe tireranno dritte per la loro strada, decise a farla finita una volta per tutte con Berlusconi. Dunque per il Cavaliere si annuncia dura. Dalla fine del mese comincerà una via crucis giudiziaria che promette di accompagnarlo per tutto l'anno. Il 28 febbraio riprenderà il processo sui diritti televisivi di Mediaset. Il 5 marzo ci sarà l'udienza preliminare di un procedimento che lo vede imputato per frode fiscale e concorso in appropriazione indebita. L'11 marzo ricominceranno le udienze del cosiddetto caso Mills. Mentre a metà aprile è attesa la sentenza civile sulla vicenda Mondadori, per cui in primo grado la Fininvest è stata condannata a pagare 750 milioni all'editore di Repubblica. Una sventagliata di processi che rischia di far passare al Cavaliere più tempo in tribunale che a Palazzo Chigi. Si può governare in condizioni simili? Ci si può occupare di ridurre le imposte quando ogni giorno c'è chi lavora per ridurti in manette? Difficile anche per uno che si crede Superman come il Cavaliere, il quale, come ho scritto, ha perlomeno commesso alcune insensatezze, offrendo su un piatto d'argento l'arma con cui i magistrati si preparano a colpirlo. Ciò detto, di fronte a una raffica di quattro processi in due mesi più una sentenza civile, non c'è insensatezza che tenga, né ci possono essere dubbi su quel che sta accadendo. Visto che neppure ingozzandosi di Viagra la sinistra riesce a tirar su i propri voti, le toghe hanno trovato il modo per tirar giù direttamente Berlusconi, impedendogli di fatto di governare, trascinandolo nel fango e anche un po' nel ridicolo come sono ridicole le cose di letto quando finiscono nei faldoni delle procure. Nei prossimi mesi passeremo il nostro tempo a leggere i resoconti delle udienze sulle serate di Arcore, con le belle ragazze a sfilare non in passerella ma sul banco dei testimoni e la Boccassini a chiedere loro ragione di soldi e mutande. Siamo in pratica alla resa dei conti, al passaggio più difficile della carriera politica di Berlusconi. In questo caso non c'è via di mezzo: o si vince o si perde. Ma se si perde, lo si fa male e per il centro destra, quello vero non il finto cui vorrebbe dar vita Gianfranco Fini, sarebbe un tonfo da cui si rialzerebbe con difficoltà. In un frangente del genere non abbiamo consigli da regalare al Cavaliere, il quale dà il meglio di sé nei momenti peggiori. Confidiamo dunque sulla sua determinazione a non esser pensionato per raggiunti limiti di mignotte. Reagisca, non si arrenda e chiami a raccolta gli elettori per la battaglia definitiva tra chi vuole un paese normale e chi la Repubblica delle toghe. Una sola raccomandazione: almeno per un po' lasci stare le gonne: non è aria.