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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Il segretario patacca del Pd deve essere rimasto male nello scoprire che tra i dieci milioni di firmatari della sua campagna per mandare a casa Berlusconi ci sono molti Mickey Mouse e Paolino Paperino e allora ha pensato bene di sostenere che se gli autografi sono tarocchi è colpa di Libero, il quale avrebbe invitato i propri lettori a sottoscriverla con firme false allo scopo di mandarla in vacca. La tesi è ovviamente risibile, innanzitutto perché chi compra il nostro quotidiano non ha bisogno di sabotare un'iniziativa che serve solo a fare un po' di propaganda e dare l'illusione a compagni di bocca buona che il Partito democratico sia vivo. Se anche Bersani di firme ne avesse raccolte 15 milioni, il giudizio sarebbe stato sempre lo stesso: e agli altri 45 milioni di italiani che non hanno firmato che importa della vostra richiesta? Ma se torniamo ad occuparci della bufale del capo progressista non è a causa delle comiche scuse addotte per giustificare i falsi sottoscrittori, bensì per stigmatizzare l'abitudine di alcuni esponenti della sinistra di negare ogni responsabilità anche quando questa è innegabile. Capita a chiunque di sbagliare, a Bersani forse un po' di più, ma basterebbe ammettere che si è commesso una bischerata e ogni cosa finirebbe lì. Nel caso delle firme, il segretario del Pd poteva semplicemente dire che la raccolta era stata effettuata senza alcun controllo, più per far scena che per convincere gli italiani. E invece no, ha preferito presentarsi come  vittima di un giornale cattivo. Che è poi la specialità in cui eccellono anche altri suoi compagni di partito o esponenti della sinistra, a cominciare dalla capogruppo al Senato del Pd. Libero ha raccontato che la senatrice Anna Finocchiaro ha comprato un bel appartamento in quel di Roma.  Sei vani affacciati su San Pietro, 180 metri quadri in tutto, al prezzo di 754 mila euro. Un affarone, non c'è dubbio, che l'esponente del partito di Bersani è riuscita a concludere pochi giorni prima che la cessione degli immobili di proprietà della Cassa del notariato fosse sottoposta ad autorizzazione del ministero. Nulla di irregolare, intendiamoci, solo un po' di fortuna, di cui abbiamo dato atto alla senatrice. La quale però ha reagito piccata, sostenendo non di aver comprato una casa ambita, ma una specie di topaia. Che male c'è a riconoscere di vivere in un appartamento lussuoso anziché in una stamberga? Si è meno compagni se si sta in un attico oppure  si deve negare d'aver avuto fortuna a tutti costi per non dispiacere Bersani che invece non ce l'ha? Ma nel Pd c'è qualcuno che considera fessi gli italiani, giudicandoli incapaci di valutare il valore di un appartamento dalle parti del Vaticano? E a proposito di gente convinta di poter prendere per i fondelli tutti quanti, vi ricordate la storia dell'appartamento milanese abitato per 22 anni dalla fidanzata del candidato sindaco di centrosinistra al prezzo di poche centinaia di euro? La giornalista di Repubblica Cinzia Sasso una volta beccata da Libero nelle case che dovevano servire a curare i vecchietti si affrettò a dichiarare che lei quella casa non la voleva e aveva già tentato di renderla al Pio albergo Trivulzio, ma questi non si decideva a liberarla dell'ingombrante affitto. Il fidanzato, Giuliano Pisapia, ex parlamentare di Rifondazione comunista oltre che avvocato di Carlo De Benedetti, temendo di perdere i voti della sinistra aggiunse che la disdetta dell'appartamento era stata inviata da mesi prima e lui e la compagna erano in attesa di trasferirsi nella nuova abitazione. Si scopre ora che, al contrario, la rinuncia all'alloggio è stata consegnata il giorno dopo la telefonata del cronista di Libero, il quale chiedeva conto alla collega dell'assegnazione di quei vani ad un prezzo stracciato. Di fronte alle domande di chiarimento su come siano riusciti a ottenere locazioni a canoni irrisori e vendite a prezzo di saldo, gli esponenti della - così amano definirsi – replicano sdegnati, parlando di macchina del fango. Ma qui non si tratta di fango, al massimo di mattoni. Ai quali molti progressisti paiono essere assai affezionati, soprattutto se di proprietà di enti pubblici. Tanto per dare delle cifre, a Roma nel periodo Veltroni la società che gestisce gli immobili del comune ha messo in vendita un patrimonio stimato in 189 milioni di euro, ma inspiegabilmente ne ha incassati solo 119. Che fine hanno fatto i restanti settanta? Il comune credeva di avere delle regge e al momento di venderle ha scoperto che erano tuguri? Strano, soprattutto perché nell'ultimo decennio anche le catapecchie sono aumentate di valore, raddoppiando le quotazioni. Non sarà che qualcuno ha tirato un bidone alla pubblica amministrazione? Io sospetto di sì, ma sono certo che in questo caso non ci saranno né inchieste blitz né processi per direttissima come si solito si applicano a Berlusconi. Permette solo un ‘ultima nota su un pataccaro ormai assai vicino alla sinistra. Gianfranco Fini quand'era ancora nel centro destra ha lasciato che i suoi deputati votassero tutti i provvedimenti del governo, compreso quelli riguardanti il legittimo impedimento, il nucleare e l'acqua. Ma ora, pur di buttar giù il Cavaliere, è pronto a sostenere i referendum della sinistra e di Di Pietro contro le leggi da lui approvate, una delle quali fu tenuta a battesimo da Andrea Ronchi, un suo fedelissimo.  Di tutto ciò non mi stupisco. Essendo anche Fini un noto esperto di affari immobiliari non poteva che accompagnarsi  ai progressisti.  Perché forse più che mettere su un partito, mira a metter su casa.

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