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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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La nomina di un segretario politico del Pdl è il primo passo del dopo Berlusconi. Per quanto non lo si faccia apertamente, da tempo si discute di chi prenderà il posto di leader del centrodestra quando il Cavaliere si farà da parte. Lo stesso presidente del Consiglio ogni tanto fa cenno alla questione, indicando una volta Angelino Alfano, un'altra Giulio Tremonti a seconda dell'esigenza del momento. Di certo, è difficile immaginare una nuova legislatura a guida Silvio. In privato lui stesso non nasconde di essere stanco. E per quanto dica di essere un combattente che di fronte alle sconfitte triplica l'impegno, non c'è dubbio che egli stesso inizi a immaginare per sé un futuro diverso da quello di premier.  Se non saranno possibili altri incarichi istituzionali, potrebbe scegliere di fare il padre nobile del Popolo delle libertà o di quello che sarà il nuovo partito di centrodestra. E allora forse è il caso di cominciare a discutere senza esitazioni di chi abbia il profilo migliore per raccogliere il testimone dalle mani di Berlusconi. L'uomo giusto è Angelino Alfano, un moderato che pure in un ministero tanto difficile ed esposto come quello della Giustizia è riuscito a fare bene senza litigare? Sarà capace di tenere insieme tutte le anime del Popolo della Libertà e in futuro di cementare l'alleanza con la Lega? Dentro il Pdl ci sono varie correnti, che ora stanno nell'ombra perché il Cavaliere esercita tutto il suo carisma, ma domani che faranno? Accetteranno la leadership del Guardasigilli o come è accaduto almeno in parte in Sicilia vi si ribelleranno? E soprattutto, l'accetterà la Lega? Potrà un uomo del Sud capire le esigenze del partito del Nord per eccellenza e un leader meridionale è la persona più indicata per controbilanciare le spinte settentrionali? Domande scontate ma a cui in vista delle scelta sarà bene rispondere. Ma se non il ministro di via Arenula, chi? Pur nominando Alfano alla guida del Pdl, lo stesso presidente del Consiglio poco più di un mese fa aveva lanciato la candidatura di  Tremonti alla guida del governo. Il ticket potrebbe essere Angelino al partito e Giulio a Palazzo Chigi? Oppure si ritiene che il ministro dell'Economia che ha tenuto l'Italia a stecchetto per rispettare i parametri della Ue non sia degno di sedersi al posto di comando dell'esecutivo?  Gli italiani non lo perdonerebbero di averli richiamati all'ordine, e alla realtà, facendo loro capire che era giunto il tempo di smetterla con lo scialo? E poi nel Pdl non ci sono solo Alfano e Tremonti, ma all'ombra di una Madonnina che teme l'islamizzazione c'è pure Roberto Formigoni, una specie di riserva del centrodestra, il quale dopo vent'anni di guida della Lombardia sogna di oltrepassare i confini regionali. Ha le carte in regola per aspirare al ruolo di capo del centrodestra oppure la sua provenienza? è molto vicino a Comunizione e Liberazione? rischia di penalizzarlo, rendendo inviso all'area leghista, cioè all'altra gamba del centrodestra? E a proposito di Lega: sicuri che nel Carroccio qualcuno non coltivi la segreta ambizione di subentrare a Berlusconi? In fondo gli uomini di Bossi già controllano due delle più importanti regioni del Nord oltre ad un ministero chiave come quello dell'Interno. Potrebbe essere lo stesso Maroni a sedersi sulla poltrona di premier oppure a un leghista sarà sempre proibita in quanto giudicato espressione di una sola parte del Paese? A ben vedere nel centrodestra i dirigenti che hanno dato prova di saperci fare non sono pochi e l'elenco potrebbe continuare con Mariastella Gelmini, con altri leghisti come Luca Zaia o Flavio Tosi, ma anche ex esponenti di An come Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Insomma, volendo immaginare un sostituto per Silvio Berlusconi i candidati non mancano. E finora ci siamo limitati a fare i nomi di quanti già hanno un ruolo nei due partiti che compongono la coalizione, escludendo tutti gli altri, come ad esempio Marina Berlusconi, la primogenita del Cavaliere, della quale pure si è parlato come di una possibile erede politica del padre. La discussione sul futuro leader ovviamente non è un modo per liquidare il presidente del Consiglio, che fino ad oggi rimane ben saldo sul ponte di comando, determinato a vender cara la pelle anche se in molti vogliono pensionarlo. Il dibattito ci pare un modo serio per affrontare una questione che prima o poi, fra sei mesi o anni,  si proporrà. Per ora il Pdl e la Lega non ritengono di dover inseguire la sinistra con le primarie per la scelta del leader. Ma noi che non siamo un partito bensì un giornale che dà voce ai propri  lettori, al contrario pensiamo che non ci sia nulla di male nel copiare una delle poche cose che di buono i progressisti hanno, chiedendo agli elettori e simpatizzanti di scrivere e di scegliere il loro candidato. Lo potranno fare sul nostro sito (www.libero-news.it) o inviando una mail alla rubrica dei lettori . Dunque, via con le primarie. A patto che siano vere e non un pacco napoletano come quelle del Pd in Campania.

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