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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Siamo pronti a scommettere che oggi Berlusconi ce la farà. Nonostante le trappole disseminate lungo il percorso, nonostante i molti traditori pronti ad accoltellarlo alle spalle, questa mattina il presidente del Consiglio riuscirà a riottenere la fiducia della Camera. Tuttavia il successo odierno non deve indurre a cantare vittoria. Se, come pensiamo, oggi il Cavaliere rimarrà in sella, non è detto che domani abbia la stessa fortuna. Già, perché se il voto di fiducia gli consente di respingere l'assalto dei ribaltonisti, nulla è in grado di metterlo al riparo da nuovi e ancor più micidiali agguati. Berlusconi deve cioè sapere, e molto probabilmente ne è conscio, che la partita non si chiude con i 316 voti che otterrà probabilmente oggi, ma proseguirà ogni giorno da qui a Natale. È di tutta evidenza ciò che sta succedendo. L'opposizione, unita ad alcuni esponenti del Pdl che sono pronti a passare col nemico pur di conservare la poltrona o di ottenerne una più comoda, sta provando a buttar giù il governo, con l'obiettivo di sostituirlo con un altro guidato da qualche esponente caro alla sinistra.  L'operazione mira ad impedire la prosecuzione della legislatura con Silvio a Palazzo Chigi. Ma anche ad allontanare il rischio di elezioni anticipate. L'obiettivo è prendere il tempo necessario a seppellire per sempre il premier e il suo partito. I diciotto mesi che ci separano dal ritorno alle urne sono indispensabili non solo a far guadagnare i diritti alla pensione agli onorevoli, come i maligni osservano, ma anche a smantellare tutto ciò che potrebbe far risorgere, se non Berlusconi, almeno i suoi eredi. Il Pdl deve essere distrutto, frantumato in mille pezzi, in modo che Udc, Fli e il nuovo partito di Montezemolo possano raccoglierne i cocci. Un piano che mira alla scomparsa del bipolarismo e del centrodestra così come l'abbiamo conosciuto in questi anni. E che dà vita a governi di coalizione, se non pentapartitici almeno tri o quadri-partito nello stile della prima Repubblica. Per raggiungere un simile obiettivo è indispensabile evitare le elezioni e scongiurare la possibilità che il Cavaliere resti in campo. Ecco dunque l'urgenza di toglierlo di mezzo in fretta. Un'operazione che può funzionare solo se il premier cade e il suo posto viene occupato da qualcuno che concluda la legislatura. Se al contrario Berlusconi resiste e riesce ad arrivare a primavera, spazzar via il Pdl diventa un po' più complicato. Con Silvio a Palazzo Chigi non si può fare un governo d'emergenza. Non solo. Ad aprile si possono indire nuove elezioni. Un'eventualità che i ribaltonisti temono come la peste. Innanzitutto perché vedono sfuggire il vitalizio e poi in quanto molti di loro hanno il terrore di non essere più rieletti. Urge perciò impedire tutto questo. E il modo più semplice è sbarazzarsi del Cavaliere per avere mano libera. Le prossime settimane, anzi i prossimi giorni, saranno dunque cruciali. Salvata la pelle oggi, il premier dovrà guardarsi le spalle in ogni momento, perché già da lunedì le grandi manovre dei congiurati ricominceranno. La marcia di avvicinamento al Natale rischia dunque di somigliare a una corsa a ostacoli o, meglio, a un corso di sopravvivenza.Insomma, nonostante il voto di fiducia, che probabilmente ci sarà, il governo di Berlusconi è precario. E lo stesso premier, se non un Co.co.co, è un lavoratore a termine, che può essere mandato a casa in ogni momento da qui alla fine dell'anno. Ovviamente lui farà di tutto per evitare il trattamento di fine rapporto, ma vedremo presto se riuscirà a spostare al 2012, se non al 2013, il suo licenziamento. Per ora gli facciamo gli auguri. In bocca al lupo. Cioè alla Camera. di Maurizio Belpietro

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