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Voli a scrocco e tangenti Indagato Massimo D'Alema

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Ex premier interrogato a Roma. Inchiesta riguarda voli su aerei di un imprenditore che avrebbe pagato tangenti al Pd

Lucia Esposito
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Sarà anche un atto dovuto, come si dice. E però la notizia è fragorosa, altroché: Massimo D'Alema indagato. Motivo:  cinque voli, nel periodo estate-autunno 2010, fra Roma, Bari e Lamezia Terme. Gentilmente offerti da una compagnia aerea privata per il tramite di Vincenzo Morichini, 66 anni mediatore da sempre vicino allo stesso dirigente pd e presidente del Copasir, tra l'altro anche procacciatore di finanziamenti per Italianieuropei, la fondazione presieduta dallo stesso D'Alema. Il fatto è che proprio quella compagnia aerea low cost - la Rotkopf Aviation - è poi finita al centro di una clamorosa inchiesta della Procura di Roma. Poiché i pm hanno accertato che i suoi proprietari, per ottenere appalti e abilitazioni dall'Enac (Ente nazionale aviazione civile) su tratte interne e sempre per il tramite dell'amico di D'Alema di cui sopra, hanno versato tangenti a un consigliere d'amministrazione dell'ente stesso, Franco Pronzato. Il quale era anche un dirigente del Partito Democratico (responsabile trasporto aereo), nonché ex collaboratore di Pierluigi Bersani quand'era ministro dei Trasporti. Peraltro anche gli stessi proprietari della compagnia aerea, Viscardo e Riccardo Paganelli, figuravano tra i finanziatori di Italianieuropei nel 2009 e nel 2010 - due versamenti da 15mila euro regolarmente dichiarati. Circostanze che, come detto, hanno portato all'avviso di garanzia per D'Alema. L'interrogatorio s'è tenuto un paio di settimane fa - e della circostanza nulla era trapelato. Il suo avvocato, Gianluca Luongo, ha commentato che «abbiamo fornito ai pm ogni chiarimento sulla vicenda dei voli». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha commentato che «francamente, ad una prima lettura, le motivazioni dell'avviso di garanzia a D'Alema ci appaiono forzate». Necessario comunque ripercorrere la vicenda. Nata dalle dichiarazioni dell'imprenditore Pio Piccini, arrestato per bancarotta nel luglio 2010. Piccini ha poi rivelato ai pm dei suoi accordi con Morichini per ottenere commesse da Finmeccanica: in cambio, a suo dire, avrebbe dovuto finanziare il Pd e la fondazione Italianieuropei. I magistrati  cominciano dunque a indagare sulle attività di mediazione di Morichini e della sua società, la SdB. L'attenzione si concentra sugli appalti per collegamenti aerei low cost fra l'Isola d'Elba e gli scali di Pisa e Firenze. Appalti per oltre un milione di euro assegnati per l'appunto a una società cliente di Menichini, la Rotkopf di Viscardo Paganelli e del figlio Riccardo. Nonostante, secondo le aziende concorrenti, non ne avesse i requisiti, possedendo solo un aereo monomotore (che nel resto d'Europa è utilizzabile solo per il trasporto merci). Vien fuori che un'altra società di Paganelli, la Foretec, ha emesso in favore di Morichini fatture per operazioni quantomeno sospette per circa 90mila euro. L'inchiesta prosegue. Vogliono capire, i pm, se e come Morichini abbia eventualmente potuto indirizzare le gare d'appalto dell'Enac. È così che arrivano al democratico Pronzato, che proprio dell'Enac è consigliere d'amministrazione. Tutti - Morichini, i Paganelli e Pronzato - vengono indagati per corruzione e turbativa d'asta. Fino a quando, il 28 giugno scorso, scattano le manette: in cella finiscono proprio Pronzato, il suo consulente Giuseppe Smeriglio e i Paganelli. I magistrati ritengono infatti di poter provare il versamento una tangente di 40mila euro con cui gli imprenditori comprarono l'esponente pd e, conseguentemente, la possibilità di ottenere i certificati di abilitazione al volo per il loro monomotore Cessna - lo stesso dei cinque voli di D'Alema. Non solo: dagli appunti trovati durante le perquisizioni negli uffici dei Paganelli affiorano altri nomi legati al Partito Democratico. Fra cui quello del presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini: inizialmente si parla di 20mila euro che i Paganelli le avrebbero versato  in cambio di agevolazioni nelle commesse. E poi pagamenti anche a favore di Roberto Gualtieri, che del Pd è eurodeputato. La Marini e Gualtieri negano risolutamente le accuse, di elementi che provino passaggi illeciti di denaro non ne emergono e infatti nemmeno vengono indagati. Pronzato e i Paganelli ammettono invece la mazzetta da 40mila euro,  finiscono ai domiciliari  e chiedono di patteggiare. Non così Smeriglio, comunque anch'egli scarcerato.Ecco, visti i collegamenti, i magistrati cercano di capire se D'Alema era al corrente di tutto questo movimento. di Andrea Scaglia

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