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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Lucia Esposito
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Il governo con le stigmate della sobrietà e del rigore ieri ha avuto la sua peggior giornata. Invece che avvolto in un loden grigio, come vorrebbe l'ufficio propaganda di Palazzo Chigi, l'esecutivo si è fatto scoprire nudo come Giorgio Napolitano l'ha fatto. L'immagine santificata proposta dalle pagine dei giornali fiancheggiatori è stata infatti sostituita da quella di un tecnico un po' disinvolto nel far le vacanze e soprattutto nel farsele pagare. La storia è nota. Carlo Malinconico, sottosegretario di fresca nomina, qualche tempo fa se ne andò in un albergo di lusso con la famiglia. Un periodo di relax non si nega a nessuno, in particolare se si tratta di un professionista super impegnato a vergare pareri e consulenze a destra e a manca. Di Malinconico è risaputo che rilasciò un consiglio legale sulla base del quale la Rai e i suoi consiglieri sono stati condannati per danno erariale (parcella da 18 mila euro) e fu anche l'avvocato del ministro Patroni Griffi nella famosa causa che permise al titolare della Funzione pubblica di comprarsi casa, con vista sul Colosseo, al prezzo di un bilocale alla Magliana: 109 metri quadri per 170 mila euro. Ma non è sull'abilità dell'ex sottosegretario nel fornire giudizi o nel perorare le cause che ci vogliamo ora soffermare. La questione, come dicevamo, riguarda il meritato riposo in hotel, con sauna e massaggi. Una pausa in suite costata la modica cifra di 25.600 euro, più o meno quanti ne guadagnano in un anno, lordi,    alcuni milioni di italiani. Si dirà: buon per lui che si è potuto permettere di pagare un conto simile. Già. Ma il problema è che il conto non se lo è pagato lui, ma c'è chi ha pensato bene di aprire il portafogli al posto suo per toglierlo dall'imbarazzo. A passare alla cassa, infatti, è stato il duo composto da Balducci e Piscicelli,  esponenti della cricca degli appalti. Ora, andare in vacanza a sbafo  non è una colpa, ma anzi,  per qualcuno è una fortuna. Dipende però  dal mestiere che si fa e soprattutto da chi provvede a saldare il conto. Se si vuole essere parte di un governo che vorrebbe fare le pulci a chi non paga, è ovvio che non sta bene. Peggio poi se chi si incarica di provvedere alle spese e al relax è un tizio in odore di affari loschi a spese dello Stato. L'addio malinconico del sottosegretario col vizietto di soggiornare gratis potrebbe però chiudere la faccenda: dimessosi lui, non c'è altro da aggiungere. Se non che, come Libero ha ricordato, la storia del professore con il pallino delle vacanze al Pellicano (questo il nome dell'albergo in cui amava recarsi) era conosciuta. A pubblicarla fummo proprio noi un paio d'anni fa, quando Malinconico era solo il presidente della Fieg. L'incidente insomma si poteva evitare. Sarebbe bastato passare al setaccio il curriculum del candidato per appurare la macchia sulla divisa bianca come un giglio dei funzionari chiamati a ricoprire il delicato incarico di sottosegretari del presidente del Consiglio. Se per Carlo Malinconico si è chiuso un occhio o forse tutti e due, non vorremmo che anche altre disinvolte operazioni avessero ricevuto la medesima attenzione. Difficile infatti chiedere agli italiani di tirare la cinghia se poi tra chi sollecita la manovra c'è qualcuno che se n'è approfittato. Intendiamoci, fino a prova contraria Malinconico non ha commesso nulla di illegale. Né alcunché si può rimproverare a un ministro che ha avuto la fortuna di vedersi equiparata la casa in pieno centro a un alloggio popolare. Diciamo però che per un governo austero lo stile conta e il biglietto da visita presentato da alcuni non è dei migliori. Ieri però non è stata una giornata nera solo per le dimissioni del sottosegretario. L'altra nota dolente per il gabinetto di guerra (economica) è stato l'annuncio che Fitch, cioè una delle famigerate agenzie che si divertono a dare i voti ai Paesi e al loro debito, si prepara a declassarci. La bocciatura è una brutta botta per uno abituato a fare il primo della classe. Già Monti ha dovuto subire la doccia fredda di uno spread che non scende nonostante al posto di Berlusconi sia arrivato lui. Ora ci si mettono pure i cervelloni di Fitch, per i quali, nonostante la stangata che ha tramortito gli italiani, poco è cambiato. Anche se  il nostro presidente del Consiglio ha fatto i compiti a casa, finiremo nella classe dei ripetenti.  Con ciò si dimostra che governare è più difficile che insegnare. Durante le lezioni non ci sono sottosegretari che vanno in vacanza a spese dei mariuoli né ministri che si fanno la casa con lo sconto.  E poi non ci sono i rompiscatole che ti rifanno i conti. Perché quando si fa il professore è più facile bocciare che finir bocciati. Auguri.       di Maurizio Belpietro

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