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Breivik: "A Utoya avrei voluto decapitare l'ex premier"

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L'autore della strage di Utoya in aula: "Il mio obiettivo era ammazzarlo e filmare l'esecuzione. Avrei streminato ancora"

Andrea Tempestini
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"Il piano era di decapitare Gro Harlem Brundtland (l'ex premier della Norvegia) mentre leggevo un testo. La cosa sarebbe stata filmata". In occasione di ogni nuova udienza, il folle Anders Behring Breivik, l'autore della strage dell'isola di Utoya, offre un nuovo delirio. Nelle sue ultime dichiarazioni l'omicida di 77 persone ha spiegato che nel suo piano era compresa l'idea di uccidere anche l'ex presidente. L'estremista ha raccontato che era sua intenzione anche uccidere il leader dell'ala giovanile del partito, Eskil Pedersen, che ha definito come il "bersaglio numero due". Filmare l'uccisione delle proprie vittime, ha aggiunto in aula, "è una strategia e una tradizione degli estremisti islamici. Si tratta principalmente di un'arma psicologica molto efficace". "Volevo uccidere tutto il governo" - Breivik ha proseguito nelle sue folli dichiarazioni puntualizzando: "L'obiettivo non era uccidere 69 persone (le vittime solo sull'isola di Utoya, ndr), l'obiettivo era uccidere tutti". Per il folle, inoltre, "l'obiettivo dell'attacco agli uffici governativi era quello di eliminare l'intero esecutivo". Il piano di Breivik "prevedeva tre autobombe, e poi una sparatoria, un'operazione molto vasta". Le due autobombe, di una tonnellata ciascuno, sarebbero dovute esplodere nel quartiere degli uffici del governo e l'altra contro il quartier generale del Partito Laburista. Il 33enne ha anche ammesso davanti ai giudici che se fosse sopravvissuto agli attacche e se non fosse stato arrestato avrebbe provato a colpire ancora: i suoi altri obiettivi, tutti vicini tra loro, sarebbero stati la Blitz House (sede della giovane comunità anarchica della capitale), la sede del quotidiano locale Dagsavisen e quella del Socialist Left Party.

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