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L'84° Reggimento "Venezia" fra Mario Roatta ed "Amici Miei"

Marco Petrelli
Marco Petrelli

Nato a Terni 37 anni fa, viaggiatore per vocazione, è giornalista e fotoreporter. Nel corso della sua attività di "penna" si è occupato un po' di tutto, anche del Burlesque. Poi l'approdo al mondo militare narrato seguendo gli addestramenti in prima persona. Porterà sempre con sé il ricordo del reportage dal Libano, un Natale trascorso con i militari italiani della Missione UNIFIL. Ha due lauree in Storia, una Moto Guzzi ed una grande passione per la fotografia. Di recente ha pubblicato il suo primo libro "importante": I partigiani di Tito nella Resistenza Italiana (Mursia, 2020). È Ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito Italiano.

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È stato uno dei Reggimenti storici dell’Esercito Italiano, l’84° “Venezia”. Semper immota fides il suo motto,  il 1884 l'anno di nascita. Cento sedici anni di vita, due medaglie d'oro al Valor Militare, tre d'argento e migliaia di giovani transitati fra i suoi ranghi fino al novembre del 2000, quando fu sciolto. 

Sua ultima sede il grande complesso della Caserma “Saracini” di Falconara Marittima (AN), ora in via di demolizione… Un pezzo di storia che se ne va, insieme alle tante storie minori che l’84° ha vissuto nei suoi 150 anni di vita.

Nomi illustri Nei primi Anni Trenta il comando del Reggimento va al Generale Mario Roatta, che di lì a poco avrebbe guidato dapprima l’intelligence militare italiana quale direttore del Servizio Informazioni Militare poi, nel 1942, sarebbe diventato Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito. Il nome di Roatta è legato, però, anche all'occupazione dei Balcani. Sua la discussa  circolare "3C" con la quale la 2° Armata Italiana adotta misure draconiane per la repressione del movimento partigiano in Slovenia ed in Dalmazia. Decisioni che gli costarono la richiesta di estradizione, a fine guerra, da parte della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia per crimini di guerra. 

Il suo nome è altresì legato al tentativo di salvataggio degli ebrei sloveni. Episodio che non lo solleva dalle responsabilità sulla conduzione della contro-guerriglia, ma che certamente fa comprendere la complessità di un personaggio indissolubilmente legato alle vicende italiane della Seconda Guerra Mondiale. 

Nel 1941 l'84° è a Derna, in Libia. Qui, presta servizio un giovane ufficiale medico, il tenente Mazzingo Donati originario di Firenze. Un ragazzo dall’intelligenza brillante e destinato a fare carriera, due volte: come medico, opererà il primo trapianto di midollo osseo al mondo nel 1959; quale uomo - dalla vena scherzosa ed irriverente - ispirerà Mario Monicelli per il personaggio di Alfeo Sassaroli, primario e compagno d’avventure della combriccola di “Amici Miei”. L'ispirazione deriverebbe dai racconti di (è il caso di dirlo) "zingarate" ante-litteram, che il futuro dottore ed i suoi amici combinavano durante le vacanze estive a Castiglioncello (LI), negli Anni Trenta. 

Nel 1974 il messinese Adolfo Celi (reduce del successo internazionale con 007 Operazione Tuono) presta il volto al celeberrimo, austero e nel contempo mattacchione, primario della clinica di Pescia, che entra nel gruppo di Mascetti, Perozzi, Necchi e Melandri dopo averli tormentati nel corso della loro degenza ospedaliera. 

La Toscana Prima di arrivare nelle Marche (era il 1978), il “Venezia” è stato a lungo un Reggimento “toscano”: Arezzo, Siena, Pistoia in quest’ultima città la caserma comando era la “Marini” che, dalla fine degli Anni Settanta, è del 183° Reggimento paracadutisti “Nembo”. Fu lo stesso 84° a fornire parte dell’organico per il “Nembo”, oggi uno delle più apprezzate e più altamente addestrate unità dell’Esercito. Il comando è a Siena, mentre Pistoia ed Arezzo sono sede di battaglioni BAR (Batt. Addestramento Reclute). 

Il 9 novembre del 2000 il Reggimento è sciolto. La Bandiera di Guerra è deposta al Sacrario delle Bandiere, all'Altare della Patria, dove è custodita ancora oggi. 

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