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Papa Francesco, l'enciclica “Fratelli tutti” dichiara guerra a "Fratelli d'Italia"

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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L’ultima enciclica di Francesco “Fratres omnes” ha destato non poche irritazioni nella parte conservatrice del Paese: si tratta, in effetti, di un documento essenzialmente politico, con pochi riferimenti al Dio cristiano-cattolico, ma fortemente promotore di istanze che, di fatto, costituiscono una “dichiarazione di guerra” all’Italia come stato-nazione.

E’ del tutto legittimo che Papa Francesco esprima le sue idee, anzi, a 150 anni da Porta Pia, la Chiesa ha il pieno diritto di tentare una mossa neo-giobertiana per implementare la sua leadership a livello internazionale, anche se, stavolta, con un certo afflato da “impero gesuitico”: dal Nuovo Mondo alla Cina del Gran Kahn.

I contenuti della nuova enciclica spingono, infatti, come un treno, verso accoglienza totale ai migranti, corridoi umanitari, confini aperti, pioggia di visti, ricongiungimenti familiari ad libitum, ius soli e via di seguito, con il diritto a tutto per tutti. Cenni su fattibilità, risorse disponibili e doveri dei migranti non vengono pressoché trattati e questo rende il documento un formale invito a tutti i popoli meno ricchi del mondo a trasferirsi in Italia. Oltretutto, Fratres omnes appare come un definitivo viatico morale all’Unione europea per fare del Bel Paese il campo profughi del continente.

Non a caso, secondo Bergoglio il traffico di migranti dovrebbe anche essere gestito da entità sovranazionali: “Ciò che occorre, soprattutto – si legge nel documento – è una governance globale, una collaborazione internazionale per le migrazioni che avvii progetti a lungo termine, andando oltre le singole emergenze, in nome di uno sviluppo solidale di tutti i popoli che sia basato sul principio della gratuità”.

Il programma di Francesco, quindi, è chiaro.

Così come è altrettanto chiaro e indiscutibile che questa politica condurrebbe AUTOMATICAMENTE all’annichilimento, non solo del generico concetto di nazione, ma anche e soprattutto del concetto di ITALIA.

Il nostro è, infatti, un paese a crescita zero, scarsamente identitario, poco coeso, politicamente ossequioso verso la Ue, con il 12% della popolazione già straniera senza dimenticare che è una penisola ubicata al centro del Mediterraneo, in una faglia geopolitica turbolenta, dove si scontra la zolla tettonica cristiano-occidentale con quella islamica.

Se venisse sottoposta alla politica ultra-immigrazionista auspicata da Bergoglio, l’Italia sarebbe CANCELLATA completamente nel giro di pochissimi anni e sotto tutti gli aspetti: politico, sociale, economico, demografico, geopolitico, linguistico, etnoantropologico, culturale, artistico, mediatico, persino alimentare. Non stiamo parlando di qualcosa di là da venire, ma di un processo già IN CORSO D’OPERA. Il futuro prospettato è quello di una penisola ex-italiana, aperta al transito di uomini e merci, crogiolo di popoli, lingue, etnie, ceppi diversi senza, tuttavia, alcuna garanzia che tale “super-meticciato” possa portare a una società migliore e più pacifica. Peraltro, secondo Francesco, anche il concetto di “minoranza” - considerato offensivo in omaggio al più ortodosso politicamente corretto - deve essere superato. Di conseguenza, perderebbe valore anche quello di “maggioranza”, ponendo in discussione la base stessa della nostra democrazia. Ma, a questo punto, sarebbe un dettaglio.

Dunque, questo nuovo popolo italico e multi-tutto, senza identità, sarebbe almeno raccolto ai piedi della croce? No: anche quel poco di identità cristiana che resta verrebbe disciolto in un magma multireligioso. Infatti Francesco - con una strategia di cui sfuggono gli obiettivi - insiste molto sulla libertà di culto concessa ai nuovi arrivati. Inevitabile farsi domande sull’antico obiettivo della Chiesa circa la conversione universale al Cattolicesimo: l’imperativo di Cristo: “Andate e predicate il mio Vangelo” significava dunque “Arrivate e portate i vostri dei”?

Intendiamoci, magari ha ragione Francesco, forse l’idea di stato-nazione ha davvero fatto il suo tempo, e realmente, il Nuovo Ordine Mondiale - che fino ad oggi è stato tacciato di essere un progetto satanico-massonico, potrebbe configurarsi come disegno vincente, secondo quanto già auspicato dal cardinale Scola. Qui l'approfondimento,

Ognuno è libero di pensarla come vuole e non saremo noi a dare indirizzi.

Tuttavia, per molti cittadini italiani, allo stesso tempo cattolici e amanti del proprio paese, è arrivato il momento di una scelta sofferta e ineludibile: O DI QUA, O DI LA’.

Come nel 1870: o con Pio IX, o con Vittorio Emanuele. O con Bergoglio, o con l’Italia.

D’ora in poi non si potrà più conciliare l’amore per la Patria con l’8x1000 a un paese straniero che sta catechizzando un miliardo di persone e gli organismi internazionali verso una politica che condurrà senza alcun dubbio al completo dissolvimento della nazione italiana. Purtroppo è una questione logica dalla quale non si scappa e anche il mondo politico nostrano sovranista o conservatore, non potrà continuare a lungo a evitare la questione: Francesco è sceso definitivamente in campo nell’agone politico, ha deposto i panni del pontefice fra Dio e gli uomini per costruire ponti ben più terreni. E’ un interlocutore politico a tutti gli effetti e non si può continuare a ignorarlo, anche per una questione di rispetto.

Attenzione: una scelta di campo a favore della Patria non comporta di per sé rinunciare a Dio e alla fede: come 150 anni fa, si può rimanere cattolici pur opponendosi al POTERE TEMPORALE del papa, (oggi politico-mediatico). Questo non dovrebbe causare grossi turbamenti spirituali perché è arduo trovare fondamenti dogmatico-dottrinali a questa enciclica.

Quindi, in sostanza: o si tiene per l’Italia, o per la neo-chiesa bergogliana. Non ci possono essere compromessi. Ognuno scelga da che parte stare, le squadre sono queste e vinca il migliore.

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