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Rugiada amazzo-massonica a Messa: monsignor Viganò e don Minutella squarciano il velo

Una ricerca filologica a corrente alternata per promuovere quello che fa comodo

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Un uomo vestito di rosso circondato da figure nere che proiettano lunghe e lugubri ombre.  L’immagine, non molto felice - accostata da qualcuno perfino a una messa nera - è quella di copertina del nuovo messale approvato dalla CEI che, da domenica, dovrà essere recitato in tutte le messe cattoliche.

Avevamo già sollevato alcuni dubbi sui diversi, inspiegabili cambiamenti che sono stati operati nella liturgia, in particolar modo sull’introduzione di una certa “rugiada” nella Preghiera Eucaristica II, inedita per quasi tutti i fedeli.

Qui l’approfondimento

Avevamo evidenziato come potrebbe sembrare un filo rischioso tirar fuori questa antica metafora biblica che però è anche un ELEMENTALE DELLA MASSONERIA, tre volte scomunicata dalla Chiesa. Il problema è spinosissimo perché chi celebra la Messa sa che l’immutabilità della lingua sacra garantisce anche il contenuto dottrinale che essa esprime e quindi viene coinvolta anche la VALIDITA’ DEI SACRAMENTI.

Da nuove ricerche, scopriamo un intervento sulla rugiada dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, pubblicato su Corrispondenza romana nel 2019:  

Qui l'approfondimento

L’introduzione della “Rugiada” nel Canone eucaristico al posto della menzione dello Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità è un ulteriore passo nel senso della regressione verso la naturalizzazione e l’immanentizzazione del Culto Cattolico, verso un Novissimus Ordo panteistico ed idolatra. La “Rugiada”, entità presente nel “luogo teologico” dei tropici amazzonici – come abbiamo appreso dai padri sinodali – figura come il nuovo principio immanente di fecondazione della Terra, che la “transustanzia” in un Tutto panteisticamente connesso, a cui gli uomini sono assimilati e sottomessi, a gloria di Pachamama. Ed eccoci ripiombati nelle tenebre di un Nuovo Paganesimo, mondialista ed eco-tribale, con i suoi demoni e le sue perversioni. Da quest’ennesimo stravolgimento liturgico, si scivola giù verso l’evanescenza simbolica e metaforica propria alla rugiada, che la gnosi massonica ha fatto sua già da tempo.”

Non si spiega a questo punto il silenzio del cardinale Robert Sarah, Prefetto per la Congregazione per il culto divino e la DISCIPLINA dei sacramenti.

Ma una spiegazione ancora più rivelatrice arriva dal due volte teologo don Alessandro Minutella, di cui abbiamo già scritto qui: 

Per correttezza dobbiamo ricordare che don Minutella è stato scomunicato per non aver riconosciuto Francesco come legittimo papa, ma in quanto a preparazione teologica è difficile prenderlo in castagna. E in ogni caso, I FATTI SONO FATTI: si risponda IN MERITO ALLA QUESTIONE.

In una delle sue ultime infuocate catechesi Qui il video

don Minutella spiega perché la rugiada, pur introdotta nel 1969 nel nuovo messale di Paolo VI in latino, non sia mai stata menzionata nella traduzione italiana, tanto da suonare del tutto nuova ai fedeli.

Al momento di tradurre in italiano, nel ’73 una parte dei vescovi italiani, tra cui alcuni teologi, si accorse che questa rugiada era citata  nella traditio apostolica del III secolo quando NON ESISTEVA ALCUNA TEOLOGIA DELLO SPIRITO SANTO. Non era conosciuto, non si sapeva chi fosse.

Quindi, se poteva essere plausibile e lecito che i primi cristiani, inconsapevoli di chi fosse lo Spirito Santo, lo assimilassero a una vaga “rugiada”, nel 1973 era del tutto inaccettabile utilizzare una metafora così obsoleta, perché lo Spirito Santo era stato ben individuato da un pezzo e sancito nel dogma trinitario dal Concilio di Costantinopoli del IV secolo (381).

Ecco perché: “Haec ergo dona quaesumus, Spiritus tui rore sanctifica”, dove “rore” sta per “rugiada”, appunto,  fu tradotta  nel ’73  in italiano con  “Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito”, ricordando appunto la stessa effusione della Pentecoste.

Di converso, questi sforzi filologici alla ricerca del latino antico vengono del tutto meno quando, sempre nel nuovo messale, contro quanto esplicitamente ordinato a suo tempo da Benedetto XVI, questa ennesima riforma non ha modificato le parole «per tutti» della Consacrazione adeguandole al latino «pro multis».  Infatti nella frase: “Il Sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”, in latino, quel per tutti è “pro multis”:  per molti, ma non per tutti. Questo era coerente con il fatto che il sacrificio di Cristo è a disposizione solo di chi vuole accoglierlo.

Gli sforzi filologici non si sono fatti valere nemmeno per conservare il “non indurci in tentazione” del Padre Nostro riportato dall’evangelista Matteo.

Il verbo “non abbandonarci” alla tentazione, come è stato tradotto adesso, non esiste infatti né in greco né in latino. L’originale verbo greco eis-fero vuol dire introdurre e san Girolamo lo tradusse correttamente con inducere.

Dunque, santi, beati, mistici, padri della Chiesa si sono sbagliati per secoli? Aldo Maria Valli spiega invece la perfetta coerenza teologica del “non indurci in tentazione”, qui l'approfondimento

La discrasia è palese: da un lato la ricerca filologica va bene per la rugiada – anche se era stata già cassata in pieno dai teologi nel 1973 – e però non va bene per la Consacrazione? Come funziona, scusate?

Il rispetto non è messo in discussione, ma non abbiamo nemmeno la “sveglia al collo”, l’intento dell’operazione appare evidente: quello di dirigere la fede cattolica verso una buonistizzazione misericordistica, dove nessuno più va all’inferno, tutti vengono promossi “col sei politico” e la rugiada fa contenti anche i massoni e i panteisti ecologisti. In tal modo potrebbe essere molto più facile creare una nuova religione universale, magari al servizio di quel Nuovo Ordine Mondiale auspicato da Avvenire, per “raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti” (tipo l’ecologia).

Il problemino è che questo è il sogno della massoneria, e non della Chiesa cattolica, sua arcinemica.

Qui l’approfondimento

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