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Il mistero scientifico della luce che accomuna la Sindone al parto virginale di Maria

Il dogma mariano è fondamentale per l'identità del Cattolicesimo romano

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Libero è stato il primo giornale che ha acconsentito a farci pubblicare, sette mesi fa, su questo blog, una proposta tra scienza e fede, naturalmente TEORICA, molto semplice, compresa perfino dai bambini, ma che -  non si capisce per quale motivo - ha incontrato delle fortissime resistenze da parte di giornali e riviste, anche cattolici. Eppure, è nient’altro che un banalissimo  passaggio logico-deduttivo sulla base di tesi scientifiche proposte da decenni.

Forse il fatto che Vittorio Messori abbia accettato di esprimere un commento in merito, potrà incuriosire i lettori: vi riproponiamo il tutto in fondo a questo articolo, per Natale, con alcune nuove considerazioni introduttive.

In sostanza, già San Girolamo e San Gregorio Magno sostenevano che Gesù Cristo fosse risorto “esfiltrando” in modo immateriale dal sepolcro, così come il Bambin Gesù era fuoriuscito miracolosamente dal grembo della Madonna “non per vie naturali”, come afferma San Giovanni che parla di un Gesù generato “non dai sangui (ouk ex aimatwn), ma da Dio” (Gv 1,13).

E’ il dogma della verginità perpetua di Maria (prima, durante e dopo il parto) che, come vedremo, riveste oggi un’importanza strategica per la salvezza del Cattolicesimo romano.

Fin qui, direte, si tratta esclusivamente di fede. Perfetto.

Eppure, già da 50 anni, la scienza ha elaborato un’ipotesi – teorica, ma mai smentita -  sulla Sindone, straordinariamente affascinante e (come ovvio) poco ripresa dai media rispetto alla sua importanza storica. Un poco di pazienza e si comprenderà il collegamento.

Ricordiamo che la Sindone - secondo la tradizione cattolica - è il telo di lino che avvolse il corpo di Gesù Cristo, torturato e crocifisso, risorto dopo la morte, fissandone l’immagine corporea. Da quando il primo negativo fotografico, nel 1898, ha mostrato “in positivo” il volto umano impressovi sopra, per più di un secolo si è tentato invano di spiegare o ricreare sperimentalmente questa immagine, ma ancor oggi non è stato possibile riprodurla con mezzi fisici o chimici (pigmenti, calore, acidi, etc.) in modo da fare salve tutte le sue caratteristiche.

Già agli inizi del 1900, Arthur Lot ed altri studiosi fecero riferimento ad un fenomeno di tipo “radiativo” molto intenso. Nel 1978, il  fisico John Jackson, arrivò a supporre un’esplosione di energia estremamente breve, ma intensa, proveniente dal cadavere, per descrivere le particolarissime caratteristiche dell’immagine.

Secondo il prof. Giulio Fanti docente di Misure Meccaniche e Termiche all’Università di Padova che ha all’attivo più di 100 pubblicazioni scientifiche sulla Sindone: “Si può pensare all’immagine sindonica come ad una fotografia divina ottenuta su un elemento sensibile (tessuto di lino), impregnato di “gel fotosensibile” (fluidi corporei e spezie), mediante un flash, ovvero quell’esplosione di luce ed energia ipotizzata da John Jackson, ma comprendente sia fotoni che elettroni ed altre particelle”.

L’ipotesi risolverebbe anche il nodo del Carbonio C14, i cui risultati ottenuti più di 30 anni fa (peraltro già ampiamente contestati dal prof. Marco Riani e altri su riviste specializzate) farebbero risalire il lino a un’epoca più tarda. Infatti, l’esplosione di energia avrebbe potuto alterare i parametri radioattivi del lino falsandone la datazione.

Tra l’altro, visto che non si riscontrano tracce di movimentazione del corpo dal sudario, torna l’ipotesi di John Jackson il quale supponeva che il corpo, in seguito a quell’esplosione altamente energetica, divenne “meccanicamente trasparente” e passò attraverso la Sindone senza alterarla fisicamente.

Insomma, l’Uomo sindonico, secondo varie teorie scientifiche, si sarebbe smaterializzato in un lampo di luce all’interno del  suo sudario.

E allora, il passaggio è banale: se questo fenomeno dovesse realmente essere avvenuto dopo la morte di Cristo, perché non potrebbe essersi verificato alla nascita, giustificando così il dogma del parto verginale di Maria?

Sappiamo che nell’iconografia tradizionale il Bambin Gesù viene sempre raffigurato splendente e luminoso, ma questo “mistero di luce” trova un’eco anche a livello delle Scritture. Isaia profetizza: “ Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande LUCE, perché un bambino è nato per noi… e grande sarà il suo dominio (Is 9, 1).

Vi è anche il Cantico di Zaccaria (padre del Battista): “Verrà a visitarci dall'alto un SOLE che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre”.

Come tutti sanno, la stella cometa guida i pastori alla grotta, dei quali racconta l’evangelista Luca: “C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di LUCE”.

Anche la visione mistica di S. Brigida tramanda che la Madonna si trovò fra le braccia questo bambino “in un bagno di luce” senza nemmeno sapere come il parto fosse avvenuto.

Per credere a un evento del genere c’è bisogno, ovviamente, di un salto di fede, ma se alcuni credenti, per quanto riguarda la Risurrezione, vengono confortati dalle citate teorie scientifiche sulla Sindone circa l’effetto di una luce reale, fisica, sottile e potentissima, lo stesso discorso può essere “esportato” per il parto virginale di Maria.

Non abbiamo “i pannolini di Gesù Bambino” sui quali compiere analisi, ma per metodo logico-induttivo il processo "tecnico" avrebbe potuto essere lo stesso.

Una simile, presunta azione dello Spirito sulla materia, tra l’altro,  si sarebbe potuta esplicare anche in tutti gli episodi evangelici in cui irrompe il miracoloso. Così come Gesù avrebbe potuto uscire immaterialmente dal grembo materno e poi dal sepolcro, allo stesso modo, durante la Sua vita avrebbe potuto dominare la natura fisica, moltiplicando i pani e i pesci, camminando sulle acque, trasformando l’acqua in vino,  guarendo sordi, ciechi, paralitici etc.

Naturalmente, solo la scienza del futuro potrà fornire maggiori informazioni sull’organizzazione energetica più sottile e profonda della materia, della quale ancora conosciamo ben poco. Tuttavia, se fosse vero che Cristo era il Figlio di Dio, avrebbe ben potuto manipolare quella materia creata da Suo Padre. O no?

Ma attenzione: non si tratta di argomenti esclusivamente destinati al dibattito fra teologi. Il dogma della verginità di Maria è fondamentale, è un NODO STRATEGICO per la sopravvivenza del Cattolicesimo romano.

Non a caso, da almeno 60 anni, a partire dal Concilio, il modernismo, oggi giunto all’apogeo e da molti ritenuto il primo nemico della fede cattolica, tende a demistificare tutto ciò che di soprannaturale, di “inspiegabile”, esiste nelle Scritture. Secondo questi teologi, che utilizzano il metodo storico-critico liberale, tutti i riferimenti al miracoloso sono solo leggende e si possono spiegare con metafore, miti, e retaggi di antichi culti pagani. Basti pensare che, fino a poco tempo fa, il monaco laico Enzo Bianchi (da poco silurato, ma non per le sue innovazioni teologiche) spiegava al raduno mondiale dei preti ad Ars che la Madonna non era affatto vergine e che questa credenza si doveva al culto di Cibele, dea vergine e madre.

Così come don Alberto Maggi, il mariologo più in vista del momento, scrive in un suo libro: “Non si deve consentire che si raccontino cose inverosimili su Maria. […] I Vangeli non sono  un trattato di ginecologia…. […] L’evangelista non vuol dire cosa hanno fatto Maria e Giuseppe, o cosa non hanno fatto”.

Diciamo che anche Francesco non aiuta, come quando durante l’omelia per la Madonna di Guadalupe spiegava: “La pietà cristiana nel corso dei tempi ha sempre cercato di lodarla con nuovi titoli: erano titoli filiali, titoli dell’amore del popolo di Dio, ma che NON TOCCAVANO IN NULLA QUESTO ESSERE DONNA-DISCEPOLA”. E ancora: “Maria donna, Maria madre, senza altro titolo essenziale. Gli altri titoli — pensiamo alle litanie lauretane — sono titoli di figli innamorati cantati alla Madre, ma non toccano l’essenzialità dell’essere di Maria: DONNA E MADRE”.

Eppure, le litanie lauretane insistono tantissimo proprio sul parto miracoloso: “Santa Vergine delle vergini, Madre purissima, Madre castissima, Madre sempre vergine”… Il titolo essenziale c’è, eccome, ovunque, ed è “vergine”.

Ma perché tutto questo ACCANIMENTO sul dogma del parto virginale di Maria? Semplice: se il parto non fu miracoloso, straordinario, contrario alle leggi della fisica, Cristo era un uomo come tutti gli altri, magari un profeta, ma pur sempre un uomo. E come tale, la Sua parola, invece di essere presa “per oro colato” può essere modificata, adattata ai tempi, alle mode e alle OPPORTUNITA' POLITICHE. Un processo pericolosissimo e inversivo secondo papa San Pio X, il quale, scomunicando il modernismo scriveva che “sotto le sembianze di una presunta scienza ecclesiastica moderna, esso è rimasto nella Chiesa per sovvertirla dall’interno sin dalle sue fondamenta”.

Tale dibattito spiega, viceversa, la posizione di benevola apertura di papa Benedetto XVI verso la scienza: "Nel Cristianesimo c’è una peculiare concezione cosmologica, che ha trovato nella filosofia e nella teologia medievali delle altissime espressioni. Essa, anche nella nostra epoca, dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali - sulle orme di Galileo - non rinunciano nè alla ragione nè alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro RECIPROCA FECONDITA’".

 

*nella foto di testata: “Adorazione dei pastori”, Gherardo delle Notti, 1622

 

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Riportiamo di seguito l’articolo completo del maggio scorso, con il commento di Vittorio Messori:

La luce della Sindone sulla verginità di Maria?

Vittorio Messori e il sindonologo Fanti si pronunciano su un'ipotesi affascinante

Di Andrea Cionci

Maggio è il mese che i cattolici dedicano alla Madonna. Secondo il dogma del Concilio di Costantinopoli del 553, Maria fu “vergine prima, durante e dopo il parto”. Questa verità rivelata, da accogliere semplicemente per fede, ha una fondamentale importanza per la maggior parte dei cristiani in quanto sancisce la natura divina e umana di Cristo, fin dalla nascita.

Dopo secoli di scontri e dibattiti, il tema è tornato alla ribalta lo scorso Natale, quando un post di Roberto Saviano ha turbato/offeso potenzialmente circa 3 miliardi di persone presentando un’immagine di Maria a gambe larghe mentre partoriva in modo del tutto tradizionale. Infatti, 1.285.000.000 cattolici (senza contare gli ortodossi) più 1.800.000.000 musulmani nel mondo ritengono che la madre di Gesù Cristo sia stata protagonista di un parto miracoloso, verginale per l’appunto. L’Islam, infatti, pur ritenendo Cristo solo un profeta, condivide questa credenza con il Cattolicesimo.

Fiorentissimo per secoli, il culto di Maria, secondo molti fedeli, sta subendo una flessione con il nuovo pontificato: alla Madonna è stato da poco negato lo status di “Corredentrice” da papa Francesco, così come anche la consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato - annunciata dalla Cei pochi giorni fa - ha lasciato molti delusi: nel testo letto non è stata menzionata né l’Italia, né la sua consacrazione. Altri teologi cattolici, attualmente in primo piano, tendono a considerare il dogma mariano come una concrezione tradizionale derivata da miti ancora più antichi relativi alla “dea vergine e madre”, come Astarte e Artemide, ad esempio.

In generale, sembra che il nuovo corso bergogliano tenda a interpretare umanisticamente quanto di soprannaturale e miracoloso è stato tramandato dalla Chiesa per duemila anni, derubricandolo in parte a elemento simbolico o metaforico. Così, la moltiplicazione dei pani e dei pesci sarebbe stata, in realtà, solo una condivisione del cibo già disponibile, la Casa della Madonna di Loreto non fu realmente “trasportata dagli angeli” e via di seguito. Persino il culto eucaristico ha conosciuto tempi migliori, tanto che il vescovo tedesco Heiner Wilmer ha recentemente dichiarato che è “sopravvalutato”.

In modo più sotterraneo, invece, l’ala “ortodossa” dei cattolici segue con sempre maggiore interesse gli studi scientifici che vengono condotti su reliquie e manufatti che la tradizione ritiene protagonisti di eventi prodigiosi. E le sorprese non mancano: basti pensare alle analisi compiute su alcuni dei più noti miracoli eucaristici. Un recente volume del cardiologo Franco Serafini riporta come la scienza abbia dimostrato che, almeno per le reliquie esaminate, la carne che si sarebbe sostituita all’Ostia proviene da cuori umani e, anche nei miracoli eucaristici che risalgono ad epoche precedenti alla scoperta dei gruppi sanguigni, il sangue ritrovato appartiene per tutti allo stesso gruppo AB.

Per chi è credente, tali riscontri hanno l’effetto di rinforzare la fede. Per gli scettici, invece, si può trattare di gialli avvincenti in cui cercare spiegazioni su come sarebbero stati artefatti tali “miracoli” con trucchi e complotti.

La più famosa e studiata di tali reliquie è certamente la Sindone, il telo di lino che, secondo la tradizione cattolica, avvolse il corpo di Gesù Cristo, torturato e crocifisso, risorto dopo la morte, fissandone l’immagine corporea. Da quando il primo negativo fotografico, nel 1898, ha mostrato “in positivo” il volto umano impressovi sopra, per più di un secolo si è tentato invano di spiegare o riprodurre sperimentalmente questa immagine. Esiste un’ampia letteratura che conferma come il mistero permanga: l’immagine sindonica, con tutte le sue particolarissime caratteristiche, ancor oggi non è stata riprodotta con mezzi fisici o chimici (pigmenti, calore, acidi, etc.).

Per spiegare dal punto di vista teorico la formazione dell’immagine sindonica sulla base di analisi scientifiche ed esperimenti, già agli inizi del 1900 Arthur Lot ed altri studiosi fecero riferimento ad un fenomeno di tipo “radiativo” molto intenso. Nel 1978, il gruppo americano STuRP, guidato dal fisico John Jackson, arrivò a supporre un’esplosione di energia estremamente breve, ma intensa, proveniente dal cadavere, per descrivere le particolarissime caratteristiche dell’immagine.

Ne abbiamo parlato con il prof. Giulio Fanti docente di Misure Meccaniche e Termiche all’Università di Padova che, dichiaratamente cattolico e “autenticista”, ha all’attivo più di 100 pubblicazioni scientifiche sulla Sindone: “Si può pensare all’immagine sindonica come ad una fotografia divina ottenuta su un elemento sensibile (tessuto di lino), impregnato di “gel fotosensibile” (fluidi corporei e spezie), mediante un flash, ovvero quell’esplosione di luce ed energia ipotizzata da John Jackson, ma comprendente sia fotoni che elettroni ed altre particelle”.

L’ipotesi risolverebbe anche il nodo del Carbonio C14, i cui risultati ottenuti più di 30 anni fa (peraltro già ampiamente contestati dal prof. Marco Riani e altri su riviste specializzate) farebbero risalire il lino a un’epoca più tarda. Infatti,l’esplosione di energia avrebbe potuto alterare i parametri radioattivi del lino falsandone la datazione.

Un altro problema da risolvere è come il corpo sia uscito dalla Sindone. Si, perché il cadavere, privo di segni di putrefazione, deve essere rimasto avvolto nella reliquia per non più di una quarantina di ore. Non fu però asportato dal Sacro Lino perché non si riscontrano sbavature dovute a sfregamento delle macchie di sangue che erano ridisciolte per fibrinolisi in un ambiente umido come quello del sepolcro. Torna ancora l’ipotesi di John Jackson il quale suppone che il corpo, in seguito a quell’esplosione altamente energetica, divenne “meccanicamente trasparente” e passò attraverso la Sindone senza alterarla fisicamente.

Continua il prof. Fanti: “Sulla Sindone troviamo centinaia di indizi unidirezionali, ma non troviamo prove certe perché Dio, che ci ha regalato il libero arbitrio, non ci obbliga a credere in Lui. Tuttavia, dopo più di vent’anni di approfonditi studi sulla Reliquia, personalmente ho identificato con certezza quell’Uomo; è Gesù Cristo, il Risorto. Le analisi scientifiche sulla Sindone ci fanno pensare ad un passaggio della materia corporea ad un altro stato di trasparenza meccanica a noi non conosciuto, ma più volte citato nei Testi Sacri che riferiscono di come Gesù passò attraverso numerose persone che lo volevano catturare (Lc 4,30; Gv 10,39) e da risorto (nel suo “corpo glorioso”) passò attraverso le porte chiuse (Gv 20,19), ma mangiò il cibo con gli Apostoli (Lc 24,41). La materia, così come la pensiamo oggi, da uomini dalle conoscenze limitate, è in uno stato stabile, ma tale stato potrebbe essere modificato se alcune leggi fisiche venissero momentaneamente mutate per una qualche influenza non ancora scoperta”.

Un’ipotesi affascinante che, se fosse verificata, a parere di chi scrive potrebbe portare, per via logico.induttiva, a una conferma del dogma riguardante la verginità di Maria fornendo ai credenti una chiave per comprendere anche altri eventi tramandati come soprannaturali.

Accettando - per fede, s’intende - l’idea di uno Spirito intelligente creatore del mondo, le informazioni sindoniche farebbero pensare ad uno Spirito che agisce sulla materia fisica organizzandola o disorganizzandola a suo piacimento, con processi di materializzazione/smaterializzazione.

In sintesi: se si vuol credere che Cristo si smaterializzò per uscire dal telo e ripresentarsi col suo corpo glorioso, perché non avrebbe potuto nascere servendosi di un fenomeno analogo?

Vari mistici come S. Brigida di Svezia e i Padri della Chiesa San Girolamo e San Gregorio Magno, pur non disponendo della scienza attuale, parlavano già del parto mariano svoltosi in un bagno di luce, con il Bambino che sarebbe passato attraverso le pareti del grembo materno senza alcuna interferenza meccanica con esse, così come non ve ne era stata con la parete del tessuto sindonico.

Tale ipotetico fenomeno avrebbe quindi potuto rendere possibile, non solo l’uscita del feto per vie miracolose, ma anche il concepimento prodigioso con la materializzazione - ex nihilo - di un gamete maschile nel grembo di Maria, tale da garantire a Cristo una natura umana e una divina insieme fin dalla sua venuta al mondo.

Non è un caso che spesso nelle antiche tele che ritraggono l’Annunciazione, si scorge un raggio luminoso proiettato sul grembo di Maria, così come quasi sempre, nelle Natività, il Bambino viene rappresentato splendente di luce.

Ovviamente, si tratta di ipotesi teoriche che necessitano di un salto di fede per essere credute.

Come spiega infatti Vittorio Messori, il più noto giornalista cattolico vivente, intervistato sulla proposta: “Malgrado ogni ricerca scientifica, non è dato all’uomo di penetrare sino in fondo il Mistero. Non dimentichiamo l’osservazione di Pascal: «Per preservare la libertà delle sue creature, Dio ci ha dato abbastanza luce per credere, ma ha conservato abbastanza ombra per chi voglia dubitare». La ricerca attorno ai fatti misteriosi è benemerita, purché fatta nella consapevolezza che, per volere divino, sino a quando saremo sulla terra non ci sarà dato di convincere tutti. La fede nel Vangelo è una proposta, non una minaccia perché si creda”.

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