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Magdi Cristiano Allam: con Draghi, in otto anni, fine dell'Italia come stato sovrano

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Oltre i facili - e sospetti - entusiasmi per il nuovo governo Draghi, Magdi Cristiano Allam, sul suo blog, fa una previsione agghiacciante. La riportiamo integralmente affinché sia di stimolo e arricchimento nel dibattito.

È nato il «Governo elettorale» di Draghi per consacrarlo Presidente della Repubblica nel 2022. Instaurerà un regime eurocratico e globalista che in otto anni porrà fine all’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano

Buona domenica amici. Sarebbe un’offesa all’intelligenza di Mario Draghi definire il Governo che ieri è entrato in carica il «Governo dei Migliori», come era stato annunciato dai dirigenti dei partiti per giustificare la loro partecipazione alla più ampia coalizione-calderone della storia d’Italia, che ha definitivamente annullato le identità ideologiche e politiche tra destra, centro e sinistra.

Più realisticamente è nato il «Governo elettorale» che consacrerà nel gennaio 2022 Draghi Presidente della Repubblica con pieni poteri, avendo Sergio Mattarella chiarito che non intende candidarsi per un secondo mandato. Da oggi si inaugura di fatto un regime eurocratico e globalista autoritario, retto da un «uomo forte» che s’impone con il consenso di tutti i partiti dopo il loro fallimento a governare uno Stato allo sfacelo e le disastrose conseguenze sanitarie, economiche, sociali e psicologiche della pandemia di Covid-19.

Il regime di Draghi si protrarrà per un anno come Presidente del Consiglio e per sette anni come Presidente della Repubblica, con la possibilità di ulteriori sette anni di un eventuale secondo mandato.

Considerando la bancarotta economica in cui versa lo Stato, la devastazione del nostro sistema di sviluppo incentrato sulle micro, piccole e medie imprese, il crescente impoverimento degli italiani, il tracollo demografico tra i più gravi al mondo, la perdita di credibilità dell’insieme delle istituzioni pubbliche dalla politica all’istruzione e dalla Chiesa cattolica ai mezzi di comunicazione di massa, otto anni saranno sufficienti a Draghi per completare la strategia di fagocitazione dell’Italia in seno ai futuri «Stati Uniti d’Europa» e al Nuovo Ordine Mondiale, impartendo il colpo di grazia a ciò che resta della nostra sovranità.

La scelta dei ministri è stata ispirata, non alla logica dei «migliori» a ricoprire l’incarico, ma al «Manuale Cencelli» di concezione democristiana o al «Metodo D’Hondt» vigente in seno all’Unione Europea, per attribuire una fetta di potere a tutti, in proporzione al proprio peso politico specifico, accontentando tutti e senza scontentare nessuno. Perché ciò che interessa a Draghi è garantirsi il più ampio consenso possibile in seno all’attuale parlamento e da parte dei poteri forti europei e globalisti per avere la certezza della sua elezione a Presidente della Repubblica.

Lo scorso 2 febbraio Mattarella nel ricordare l’ex Presidente della Repubblica Antonio Segni a 130 anni dalla sua nascita, rievocò la convinzione di Segni che fosse opportuno introdurre in Costituzione il principio della «non immediata rieleggibilità» del Presidente della Repubblica. Mattarella sottolineò la convinzione di Segni che «il periodo di sette anni è sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato». Di fatto Mattarella, che il 23 luglio compirà 80 anni, ha chiarito che non intende ricandidarsi per un secondo mandato.

Con il senno del poi il chiarimento di Mattarella suona come un «via libera» all’elezione di Draghi come suo successore. Siccome agli alti livelli della politica nulla accade per caso, è possibile che l’investitura di Draghi a prossimo Capo dello Stato sia parte integrante della scelta che ha portato Draghi ad accettare la guida del Governo in una fase estremamente critica per le sorti dell’Italia.

Anche l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nominò Mario Monti senatore a vita il 9 novembre del 2011 prima di conferirgli una settimana dopo la carica di Presidente del Consiglio il 16 novembre. In quel caso è verosimile che si trattò di un «incentivo» politico ed economico. Ma Draghi non ha bisogno di alcun incentivo. Lui è un potere forte. La contropartita per la sua discesa in campo sono i pieni poteri in Italia per soddisfare le mire dei poteri forti europei e globalisti che lui rappresenta ai più alti vertici.

Per assicurarsi il più ampio consenso politico e popolare Draghi ha in dote 260 miliardi di euro da investire per la sua campagna elettorale nei prossimi dieci mesi, di cui 210 miliardi del «Recovery Fund» e 50 miliardi del Mes o Fondo salva-Stati. Non gli mancano l’intelligenza e la competenza per dare respiro alla nostra dissestata economia e per far arrivare un po’ di soldi nelle tasche degli italiani. Nei prossimi mesi ci sarà un’apoteosi per Draghi, la maggioranza degli italiani esulterà per la tanto attesa boccata d’ossigeno, ovunque andrà verrà accolto trionfalmente come il «salvatore della Patria».

Ma in un secondo tempo la maggioranza degli italiani sarà costretta a ricredersi, scoprendo che i 260 miliardi di euro non sono una manna donataci dalla Provvidenza, ma nuovi ulteriori debiti che graveranno sulle nostre spalle e che si tradurranno in tagli alle pensioni, agli stipendi e ai servizi.

Ma a quel punto i giochi saranno fatti. A partire da Francesco Cossiga, che qualificò Draghi «un vile affarista», in Italia il vero potere esecutivo è di fatto nelle mani del Presidente della Repubblica. Con 260 miliardi di euro che l’Unione Europea concede a Draghi per la sua campagna elettorale per consacrarlo a prossimo Capo dello Stato, che per gli italiani corrispondono a un nuovo esorbitante debito, Draghi porrà fine all’Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, consentendone la fagocitazione da parte della macro-dimensione degli «Stati Uniti d’Europa» e del Nuovo Ordine Mondiale, ultimando la missione affidatagli a bordo del panfilo Britannia attraccato al porto di Civitavecchia il 2 giugno 1992, il cui Draghi da Direttore generale del Ministero del Tesoro fu il regista della svendita dei colossi industriali statali, a partire da Iri, Enel, Ina e Enel.

Cari amici, chiunque fosse andato al potere dopo Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio più effimero della Storia d’Italia, che ha presieduto il peggior Governo della Storia d’Italia, sarebbe stato ben gradito agli italiani. Ma Draghi non è una scelta casuale e non è una presenza temporanea. Draghi è il più autorevole rappresentante dei poteri forti dei banchieri e dei burocrati che gestiscono l’Unione Europea e dei poteri forti della grande finanza speculativa globalizzata che gestiscono il Mondo. Noi abbiamo il dovere di conoscere e di diffondere questa realtà per consentire al maggior numero possibile di italiani di acquisire la certezza di ciò che sta accadendo e di promuovere il più rapidamente possibile una mobilitazione civile e pacifica per riscattare la nostra Italia indipendente e sovrana, affermare il primato del bene degli italiani, far rinascere la nostra civiltà.

Noi che amiamo l’Italia andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

(14 febbraio 2021)

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