Cerca
Logo
Cerca
+

Interpellati 20 Monsignori canonisti sulla validità delle dimissioni di Ratzinger: nessuno risponde

Per il Diritto canonico un atto di rinuncia incerto e dubbioso non è valido

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

A volte non rispondere a una domanda cortese, di natura tecnica e ben formulata può essere più eloquente di una risposta secca e diretta.

Ma prima un breve riassunto della SITUAZIONE SURREALE che stiamo vivendo. Abbiamo due papi, dei quali il primo è comprovato che fosse osteggiato da una fronda massonico-modernista interna alla Chiesa e da poteri mondialisti-progressisti. Questo papa, nel 2013, dopo aver subìto il blocco dei conti vaticani, si dimette con una Declaratio piena di errori di latino e che giuridicamente fa acqua da tutte le parti,  continua a vestirsi da papa (scusandosi col dire che non ha altri abiti nell’armadio) e a mantenere prerogative pontificie. La tesi sollevata da alcuni autorevoli giornalisti, scrittori, teologi, latinisti, QUI

giuristi, QUI

avvocati QUI è che, isolato, Ratzinger abbia scritto dimissioni volutamente invalide per svelare il gioco dei “golpisti”. Basterebbe che i vescovi verificassero le dimissioni invalide per annullare d’un tratto la “falsa chiesa”. QUI

Da otto anni il primo papa dice che “il pontefice è solo uno”, ma non spiega mai quale dei due sia e ogni sua frase può essere interpretata in modo perfettamente ambivalente, come a dire “Il papa sono io”.

Nel frattempo, l’altro papa prosegue nello smantellamento dell’identità cattolica, viene accusato di essere filomassone e al servizio del Nuovo Ordine Mondiale e lui, impassibile, insiste continuamente sulla Fratellanza universale, inserisce un elementale massonico nella messa, QUI

 e, ieri, a un grande quotidiano, ha dichiarato: “Non dobbiamo sprecare questa crisi, ma bisogna edificare un nuovo ordine mondiale  basato sulla solidarietà”.

Tra i 227 cardinali che, pure, dovrebbero dare il sangue per difendere la fede (per questo vestono di rosso) solo due o tre protestano debolmente su piccoli fatti e talune novità dottrinali da lui introdotte. QUI

In sostanza, dopo 2000 anni, LA CHIESA CATTOLICA POTREBBE ESSERE FINITA PER SEMPRE perché se il secondo papa non fosse legittimo in base alle dimissioni invalide del predecessore, più nessun papa lo sarebbe dopo di lui. Ma la questione non interessa alle gerarchie ecclesiastiche dato che, pur essendo state informate di tali gravi - e mai smentite - contestazioni legali, non mostrano alcuna volontà di chiarire la questione a 1.285.000.000 cattolici per far loro sapere definitivamente CHI SIA QUELL’UNICO, VERO PAPA.

A posto così.

Noi nel frattempo, affascinati da questa Declaratio che dovrebbe essere di dimissioni, ma che parrebbe essere stata costruita appositamente per non essere valida, cerchiamo di chiarirci le idee parlandone coi professionisti del diritto canonico. La domanda chiave è, in sostanza: un atto così importante può essere valido se è “zoppicante”, pieno di dubbi e contraddizioni giuridiche?

Abbiamo scritto al presidente dell’Associazione Canonistica Italiana e ad altri 19 canonisti della Sacra Rota, tra cui due decani, quello attuale e quello emerito: parliamo di prelati e monsignori qualificatissimi in materia, il gotha giuridico della Chiesa. Dopo esserci presentati, abbiamo posto loro pochi, ma precisi interrogativi suggeriti da studiosi competenti:

Eccellenza, dato che solamente il papa ha l’autorità di interpretare i propri atti (qualcosa che egli deve sempre fare attraverso un atto legale scritto), il papato monarchico cadrebbe in uno stato di dubbio nel caso di una rinuncia ambigua, poiché i fedeli non avrebbero a chi rivolgersi per eliminare il dubbio suddetto?

Quindi, secondo questo principio, un papa eletto in maniera sospetta non sarebbe papa?

E, al contrario, un papa che avesse rinunciato in maniera sospetta sarebbe ancora papa?

Di questi principi c’è unanimità tra le fonti più autorevoli di diritto canonico?”.

Il riferimento posto ai Monsignori era quello del canone 14 del Codice di Diritto canonico:  - Le leggi, anche irritanti* o inabilitanti, nel dubbio di diritto non urgono; nel dubbio di fatto invece gli Ordinari possono dispensare da esse, purché, se si tratta di dispensa riservata, venga solitamente concessa dall'autorità cui è riservata".

A parte uno di loro, che ci ha scritto di non saperne nulla, gli altri, da venerdì scorso, non hanno fornito il minimo cenno di risposta.

Speriamo che qualche canonista volenteroso raccolga l’appello e ci aiuti a chiarire la questione, altrimenti si potrebbe pensare che è stato toccato un tasto dolente. E sarebbe un indizio in più sul fatto che la questione è davvero seria e merita di essere approfondita.

 

 

*Le leggi irritanti sono quelle che dichiarano gli elementi costitutivi dell'atto e quindi determinano la nullità dell'atto stesso in caso di mancanza di uno di questi elementi,

Dai blog