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Perché giova a cardinali e vescovi un'operazione verità sulle dimissioni di Ratzinger

Una verifica, o stornerà tutti i sospetti da Francesco, o sventerà un golpe

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Nello schieramento dei cattolici ortodossi contrari a Bergoglio coesistono varie posizioni: molti ritengono che papa Ratzinger non si sia mai dimesso, secondo alcuni perché non conosce il diritto canonico. Altri dicono che abbia organizzato tutto apposta,  e altri ancora che l’elezione di Francesco sia stata favorita dallo stesso "modernista Ratzinger" dopo un lento e oscuro processo in atto fin dal 1962, senza spiegare però, come mai avrebbe messo nei pasticci il "collega" con dimissioni così problematiche.

Su Cose dell’altro mondo abbiamo proposto un’ipotesi circa l’eventuale “Piano B” di Benedetto XVI che prevederebbe una sua specifica volontà di creare un “piano con falso bersaglio e finta ritirata”. QUI

La ricostruzione, basata su testi di teologi, latinisti, giuristi e indizi significativi, finora non è stata smentita da solide argomentazioni.

Comunque, tutti questi discorsi sulle motivazioni che avrebbero spinto Benedetto XVI a presunte dimissioni, compreso il nostro sul “Piano B”, NON CONTANO NULLA ai fini della validità delle dimissioni di Ratzinger.

Infatti, l’atto può essere valido o no, in modo del tutto indipendente dalle intenzionalità di chi lo ha prodotto.

Esempio: se vostro zio buonanima vi avesse lasciato un testamento duro da digerire, poco importa che lo abbia fatto apposta per castigarvi, per dimenticanza, per pietà verso un cugino sfortunato … Se manca la firma originale in calce (per dirne una) il testamento è COMUNQUE invalido.  Il resto sono elucubrazioni di contorno.

Magari, se scoprite degli importanti indizi per cui vostro zio avrebbe appositamente reso invalido l’atto, questo dovrebbe fornirvi un ulteriore incoraggiamento a impugnare il testamento, ma cambia poco ai fini della questione tecnico-giuridica che dovrà essere discussa in sede legale.

Non ha quindi alcuna importanza che Benedetto sia stato forzato, che lo abbia fatto volentieri, che quel giorno fosse distratto o avesse il mal di testa. Non conta nemmeno se Bergoglio sia un papa santo, o il Falso Profeta dell’Apocalisse.

Se le dimissioni di Ratzinger non sono valide dal punto di vista canonico, punto. E a  capo.

In questo caso il “papa Francesco” e tutto quello che lui ha fatto in otto anni non sarebbe mai esistito: un sogno, bellisimo per alcuni, un incubo per altri.

Se Ratzinger non si è dimesso, bisogna rimettere le lancette al 28 febbraio 2013, e capire oggi cosa vuol fare il Santo Padre Benedetto. Le opzioni per lui sarebbero tre.

1. Se, come da Declaratio del 2013, conferma che intende rinunciare al ministerium (esercizio pratico del potere), allora deve nominare un cardinale o un vescovo vicario che eserciti per lui il potere pratico. Ma lui resta comunque il papa detentore del munus. Avremo così un papa eremita - e non emerito - perché il titolo non esiste. Il cardinal Tizio, suo vicario, andrà in giro per il mondo ad annunciare il Vangelo ed eserciterà le funzioni amministrative.

2. Benedetto decide di tornare papa in piena operatività e di riprendersi fattualmente l’esercizio del ministerium. Ipotesi un po’ difficile, vista la sua età e le sue forze, ma non bisogna dimenticare che Giovanni Paolo II rimase sul trono fino all’ultimo, con tanto di munus e ministerium.

3.  Oppure, Benedetto stavolta SI DIMETTE DAVVERO, ratifica una RINUNCIA AL MUNUS PETRINO, e TORNA CARDINALE, perdendo ogni prerogativa papale, come ha sottolineato giustamente il card. Pell. Via il nome pontificale, via la sigla P.P. (Pontifex Pontificum), né benedizione apostolica, né residenza in Vaticano, né veste bianca. Il card. Ratzinger torna in talare nera bordata di rosso.

Se Benedetto sceglie la terza opzione, ovviamente non è che Bergoglio può restare, ma va indetto un NUOVO CONCLAVE VALIDO con un collegio di cardinali elettori nominati ovviamente prima del 2013, cioè nominati solo da papa Ratzinger o da Giovanni Paolo II.

Chi lo sa, magari un nuovo conclave riconfermerà il card. Bergoglio, il quale a sua volta, poi riconfermerà tutti i suoi atti e le sue nomine.

Tuttavia, la questione non può passare liscia, al grido di “tanto ormai è andata così…”. No. Nella Chiesa non c’è l’usucapione, non funziona in tal modo. Altrimenti, l’antipapa Anacleto II che governò la Chiesa giusto per otto anni (1130-1138) non sarebbe mai stato deposto da San Bernardo di Chiaravalle.  All’epoca non c’erano nemmeno le regole stringenti che ci sono oggi per la validità di un conclave e di una rinuncia.

Ciò che va chiarito improrogabilmente è la questione delle dimissioni di Ratzinger, altrimenti non ci sarà mai nessun papa dopo Bergoglio che sarà esente dal sospetto di essere invalido.

Anche da un punto di vista spirituale, se Ratzinger non si fosse dimesso, nemmeno nel prossimo conclave interverrebbe lo Spirito Santo e anche se venisse eletto un cardinale super-tradizionalista e ortodosso, ugualmente non sarebbe il vero papa perché eletto da 80 cardinali invalidi nominati da un papa invalido (Francesco).

Quindi, la verifica sulle dimissioni è fondamentale anche per Francesco, dato che questo sospetto delegittima lui e i suoi futuri successori in modo grave. Dovrebbe essere lui stesso a istituire una commissione d’inchiesta per fare luce sulla rinuncia di Benedetto, dimostrare che è tutto in regola e che lui è papa a tutti gli effetti.

Invece ignora la questione e, anzi, nelle omelie disapprova i “legalismi clericali”, come se fossero quisquilie farisaiche di nessun conto: un atteggiamento certamente non utile a dissipare i sospetti.

E qui alcuni maligni contesteranno: figuriamoci, è assurdo che le dimissioni di Ratzinger possano essere messe in discussione dai cardinali e dai vescovi, sarebbe per loro come segare il ramo sul quale sono seduti.

Questa è, però una grave forma di sfiducia: comunque, a parte il fatto che un giorno si potrebbero trovare a dover spiegare a Domineddio come mai hanno consentito un golpe esiziale per la Chiesa al fine di conservare una poltrona,  quand’anche fossero porporati pro-Bergoglio, l’operazione-verità sarebbe un ATTO DI FEDELTA’ VERSO FRANCESCO volto a chiarire la legittimità del suo pontificato, per fare tabula rasa di ogni sospetto e tacitare per sempre i tradizionalisti, almeno sull’aspetto dell’elezione.

Tutti i cardinali e vescovi, pro Bergoglio o pro Ratzinger devono seguire la Verità come unica guida, e questo li protegge come uno scudo infallibile.

Se, infatti, dalla verifica canonica risulta che Bergoglio è il vero papa, i cardinali e i vescovi promotori della verifica avrebbero il merito di AVER SALVATO FRANCESCO da tutti i sospetti e da tutte le insinuazioni: lo Spirito Santo è con lui, punto e basta. Lode a loro e W Francesco.

Se invece risultasse che Ratzinger è ancora il papa, è vero che i cardinali e i vescovi nominati da Bergoglio automaticamente perderebbero la porpora, ma solo temporaneamente, perché sicuramente verrebbero riconfermati - o addirittura promossi - per il loro coraggio e per aver salvato il vero papa. Il reintegro o la promozione proverrebbe o  dallo stesso Benedetto XVI, reintegrato nel ministerium, o dal suo successore legittimo.

Addirittura, il promotore dell’operazione-verità avrebbe tutti i titoli per aspirare al ruolo di PROSSIMO PONTEFICE, sia nel caso in cui resti Francesco (lo ha legittimato in pieno) sia nel caso torni Benedetto (lo ha salvato dal golpe).

Insomma, il coraggio per la verità di questi porporati  sarebbe premiato IN OGNI CASO, sia da un legittimo papa Francesco, che da un legittimo papa Benedetto o dai loro legittimi successori perché “Veritas summa charitas est”.

Non c’è nulla da temere: infatti, se oggi uno di questi prendesse l’iniziativa per far obiettivamente luce sulle dimissioni, in puro spirito di verità e senza per forza avere una posizione pregiudiziale, con quale faccia Francesco potrebbe scomunicarlo o punirlo? SAREBBE UNA ESPLICITA AMMISSIONE DI ILLEGITTIMITA'. Se Bergoglio non ha niente da nascondere dovrebbe sicuramente BENEDIRE una commissione d’inchiesta che lo liberi da ogni angoscioso sospetto.

Viceversa, il silenzio dei porporati li danneggia molto a livello di immagine.

Ma ATTENZIONE: se Bergoglio, per ipotesi, non fosse il vero papa, a questo punto, l’unica exit strategy per lui sarebbe quella di dare le dimissioni subito prima che venga esaminata la questione delle dimissioni di Ratzinger, facendola “passare in cavalleria”.

In tal modo verrebbe eletto uno dei suoi cardinali da un conclave invalido e il suo disegno, qualunque esso sia, proseguirebbe nei “suoi” successori. Bergoglio potrebbe dire che si dimette per il bene della Chiesa, per evitare divisioni etc. In quel caso la Chiesa cattolica sarebbe ugualmente fatta fuori.

Insomma: l’unica strada obbligata è quella della verità, per tutti, per  Francesco, per Benedetto XVI, per i loro successori futuri e per tutti i cardinali e vescovi, bergogliani o ratzingeriani, nominati prima e dopo il 2013.

Altrimenti, quale autorità avrebbe la Chiesa del futuro senza aver fatto luce una questione così essenziale?

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