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Il Milite Ignoto che vinse la Grande Guerra e fece terminare il massacro per l'Europa

Una settimana dopo Vittorio Veneto la Germania si arrese

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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“Tutto sopportò e vinse il Soldato. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio”.

Sono parole dell’allora colonnello Giulio Douhet - uno dei più geniali teorici militari al mondo - scritte sulla rivista da lui fondata, Il Dovere, nel 1920, due anni dopo la fine vittoriosa della Grande Guerra.

Grazie al suo intervento, l’Italia ebbe il proprio Milite Ignoto che ci apprestiamo a celebrare il prossimo 4 novembre nel Centenario della sua traslazione e tumulazione.

A questo proposito, vale la pena di ricordare che la Prima guerra mondiale L'HANNO VINTA GLI ITALIANI, non solo per se stessi, ma per tutta la Triplice Intesa, britannici, americani, francesi compresi.

Il dato è oggettivo: appena sei giorni dopo la nostra vittoria finale sull' Austria-Ungheria a Vittorio Veneto (4 novembre 1918) la Germania del Kaiser, travolta dal panico, preda di ammutinamenti e diserzioni di massa, firmò l' armistizio, a Compiègne, l' 11 novembre 1918.

Il tracollo tedesco fu dovuto al fatto che la resa dell' Austria-Ungheria avrebbe reso possibile agli Italiani invadere la Germania dalla Baviera, aprendo un altro fronte meridionale che sarebbe stato del tutto insostenibile. Ciò è dimostrato dagli accordi armistiziali con l'Austria, che contemplavano proprio tale possibilità. In quel contesto, l' apporto franco-britannico alla sconfitta degli Imperi centrali fu pressoché nullo, dato che mentre noi vincevamo al Sud, i nostri alleati, sul fronte occidentale, attendevano in piena stasi l'intervento degli Americani, pianificando grandi manovre per il 1919, ANCORA IN PREVISIONE DI UN LUNGO ANNO DI GUERRA.

In questo modo, a dirla tutta, gli Italiani hanno risparmiato la vita anche di circa un milione fra militari e civili  Austriaci, Tedeschi e Ungheresi  (che in quattro anni di guerra 1914-’18 avevano già totalizzato circa 4 milioni di morti).

Capite?  In sostanza, l'Italia, scesa nel conflitto UN ANNO DOPO rispetto a Francia e Gran Bretagna, con una funzione “secondaria”, ha vinto l'intera Grande Guerra togliendo UN ANNO PRIMA le castagne dal fuoco per tutti e interrompendo il massacro. Certamente, alla vittoria finale hanno concorso tutti i paesi dell’Intesa, con grossi sacrifici, ma così come alla Russia non si può contestare il primato di essere entrata a Berlino e di aver sconfitto la Germania nel 1945, così oggi all’Italia si deve riconoscere il merito di aver vinto e fatto terminare il Primo conflitto mondiale.

Un fatto che, nella retorica politicamente corretta di oggi, non viene quasi mai ricordato, forse perché ritenuto poco “inclusivo”. Di sicuro non include l’onore alla nostra Nazione.

Ci dispiace per gli aedi del pensiero unico, ma noi abbiamo come primario e ineludibile DOVERE quello di onorare i nostri nonni e bisnonni che si sono sacrificati per la Patria, e se un secolo fa i confini della stessa erano considerati SACRI E INVIOLABILI, non è che possiamo cambiare la storia a posteriori e fingere che i nostri soldati al fronte cercassero “il dialogo con le altre culture europee” o “stessero costruendo l’Europa unita”.

I nostri avi hanno combattuto e vinto gli austro-ungheresi, allora nemici. PUNTO. Il loro sacrificio va ricordato in quel contesto storico, e se oggi abbiamo pacifici rapporti con l’Austria, e col resto dei paesi europei lo dobbiamo al fatto che, proprio per il sangue sparso dai nostri antenati, abbiamo maturato la consapevolezza che è preferibile la pace alla guerra.

Così, la ricorrenza del Milite Ignoto ci ricorda quell’uomo al quale ininterrottamente tutti gli Italiani possono tributare omaggio, finalmente senza divisioni o partigianerie.

Non è un eroe nazionale, non un grande generale, né un Re, nemmeno un Presidente della Repubblica. Forse era un umile contadino della Campania, o un montanaro del Piemonte, un irredentista trentino, o un pescatore abruzzese... Vi è anche una possibilità su 200.000 - tanti furono i corpi non identificati al termine della Grande Guerra - che si possa trattare proprio di quel sottotenente figlio di Maria Bergamas, la madre che scelse una delle 11 salme raccolte sotto le volte della basilica di Aquileia. Non lo sapremo mai. Ed è giusto così.

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