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Legittimisti di Bergoglio, decidetevi: uno o due papi? Risposta a Padre Cavalcoli

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Il teologo domenicano Padre Giovanni Cavalcoli, difensore della legittimità di Bergoglio, ci ha risposto sul suo blog QUI al nostro articolo di qualche giorno fa in cui esemplificavamo QUI le assurde teorie dei legittimisti di Bergoglio.

Pur con il dovuto rispetto, rispondiamo al Padre senza sconti, dato che la posta in gioco è molto alta e le sue posizioni frenano la comprensione sull’antipapato in corso.

Padre Cavalcoli comincia subito affermando che noi staremmo seguendo dei “sedicenti cattolici”. A parte che noi seguiamo solo fatti e documenti, colpisce che per il teologo, “sedicenti cattolici” siano quelli fedeli a Benedetto XVI, che celebrano la messa in latino, che si consumano di rosari e non si discostano dal Cattolicesimo più ortodosso, senza aderire ai cambiamenti modernisti della liturgia, alla modifica del Padre nostro, ai patti col Partito comunista cinese, ai cambiamenti nel Catechismo (art. 2267) alle intronizzazioni in San Pietro di una divinità sanguinaria come Pachamama, alle benedizioni delle coppie gay, alla comunione ai turbo-abortisti o agli adulteri in Amoris laetitia, etc.

Il Padre Cavalcoli poteva definire semmai quei resistenti come “integralisti”, (a voler proprio denigrarli a tutti i costi), ma certo, qui, i “sedicenti cattolici” sono ben altri, proprio per una questione semantica.


La pacifica accettazione dei cardinali

La posizione del teologo è un classico esempio di “presunzione di normalità”: Bergoglio è papa perché è stato accettato dai cardinali, quindi è cattolico, ergo, la Declaratio di Benedetto è una vera rinuncia”. Tutto va ben, madama la marchesa. Siamo alla conclamata negazione dell’evidenza, fondata su un’inversione canonica di cui parleremo più avanti.

Il fatto che i cardinali non abbiano avuto nulla da ridire sulle “dimissioni” di Benedetto non ha alcun senso. Lo stesso Padre Cavalcoli cita la Mafia di San Gallo che da anni tramava per far dimettere Benedetto ed eleggere Bergoglio. E’ quindi ovvio che papa Ratzinger, di fronte ad alcuni cardinali che volevano toglierlo di mezzo, abbia utilizzato un sottilissimo escamotage per “dimettersi senza  abdicare”, facendo in modo che TUTTI i cardinali, amici e nemici, sulle prime non se ne accorgessero e permettessero che i modernisti si antipapassero e scimassero da soli con un conclave nullo. Era esattamente nelle intenzioni del papa non essere capito, almeno sulle prime: quindi, i cardinali fedeli a Benedetto XVI sono DEL TUTTO GIUSTIFICATI se non hanno colto e denunciato il suo “Piano B” canonico.

Questo è infatti così sottile e “ipnotico” che si è cominciato a comprenderlo solo nel 2019 e, con un team di teologi, latinisti e canonisti, ci abbiamo messo altri DUE ANNI di lavoro per capire che la Declaratio non era una rinuncia, ma un annuncio di SEDE IMPEDITA. E se i Sigg.ri Cardinali oggi ancora non si sono pronunciati, dobbiamo ringraziare anche Padre Cavalcoli che contribuisce a mascherare la questione con il suo legittimismo per l’antipapa.

Ma c’è un argomento che demolisce del tutto l’”accettazione pacifica universale” della Chiesa (Universalis Ecclesiae Adhaesio) cui si riferisce il Padre Cavalcoli: questa non è applicabile a Bergoglio perché l'”errore sostanziale” (canone 126) è preesistente e la dottrina non potrebbe mai sanare la mancanza, nel 2013, della conditio sine qua non per convocare il conclave: papa morto, o abdicatario, mentre Benedetto era vivo, vegeto, e in sede impedita, come dimostreremo più avanti.

La proclamazione dell’antipapa

Padre Cavalcoli, poi, obietta: “Gli antipapi o si sono autoproclamati, o sono stati proclamati”.

Il fatto che Bergoglio non sia stato esplicitamente proclamato antipapa da Benedetto deriva dal fatto che il vero papa si trova in sede impedita e nelle mani dell’antipapa, non libero di esprimersi e costretto a dissimulare il suo status sotto l’insistente istituto del papa emerito.  Questa situazione insolita non toglie che Francesco sia antipapa. Peraltro, per quanto ancora nessun cardinale si sia pronunciato, ci sono vescovi, come i Monsignori Gracida e Lenga che hanno detto che Bergoglio non è il papa e diversi sacerdoti che lo hanno proclamato esplicitamente antipapa, facendosi sanzionare pesantemente, e senza processo canonico.

“Sono solo complottismi…”

Ma in realtà, pur dalla “prigionia”, papa Benedetto ci sta comunicando in modo INEQUIVOCABILE la sua sede impedita. E qui Padre Cavalcoli usa il solito sistema dialetticamente scorrettissimo dei bergogliani, cioè l’evitamento in blocco di tutto il fondamentale discorso sul “Codice Ratzinger”. Scrive: “Credere che Benedetto si ritenga ancora segretamente Papa in funzione e ritenga invalida l’elezione di Francesco, esprimendosi, come dice Cionci, mediante un linguaggio cifrato, è un teorema ridicolo, degno di chi legge troppi romanzi polizieschi o film di spionaggio, e fa una gravissima offesa anzitutto allo stesso Benedetto, che, ove venisse a conoscenza di una simile irriverente trama da romanzo di fantascienza, se non ne è già venuto, respingerebbe certamente con sdegno tale artificiosa supposizione”.

Comodo: eludere otto anni di testimonianze inequivocabili dello stesso papa Benedetto per poi mischiare le carte sul diritto canonico. Questa considerazione comporta una grave assunzione di responsabilità da parte di Padre Cavalcoli. Di fronte a messaggi studiati e certificati QUI da esperti anche di rango universitario, psicologi, psichiatri, linguisti, magistrati, scrittori, perfino da avvocati del calibro del Prof. Carlo Taormina (non proprio l’ultimo arrivato), don Cavalcoli avrebbe il dovere morale di indagare a fondo la questione, contestandola punto per punto, prima di cassarla con quattro parole sprezzanti. Invitiamo il Padre a fornire una risposta alternativa e “politicamente corretta” ai messaggi in codice Ratzinger individuati nell’inchiesta, nei capitoli dal 6 al 14 (QUI in fondo).

Il teologo risulta anche un poco offensivo, perché ci fa passare per degli sciocchi appassionati di polizieschi, ma subito dopo segna un clamoroso autogol quando dice che “Papa Benedetto respingerebbe con sdegno tali irriverenti trame da romanzo”. Verissimo. Proprio per verificare questo, in ottobre, abbiamo scritto a Papa Benedetto, presentandoci di tutto punto, e lui, invece di sdegnarsi e rimproverarci, spiegandoci che “il papa è uno ed è Francesco”, come avrebbe DOVUTO FARE nel caso di una vera rinuncia, ci ha risposto QUI gentilmente e bonariamente, che “pur con ogni buon intento non gli è proprio possibile riceverci”, con tanto di suo stemma da papa regnante. E a meno che qualcuno non voglia insinuare che Mons. Gaenswein stia mentendo affermando che parla “a nome del Santo Padre emerito”, la risposta di Benedetto XVI è l’unica che avrebbe potuto dare un papa in sede impedita: “Vorrei, ma non posso”.

Il giuramento mai avvenuto

Peraltro, il teologo sostiene anche che Benedetto ha giurato obbedienza a Bergoglio, scrivendo: ”Le dimissioni di Benedetto sono sostanzialmente valide, i suoi intenti sono chiari, altrimenti egli non avrebbe fatto professione di obbedienza al nuovo Papa subito dopo la sua elezione”.

Questo semplicemente NON E’ VERO dato che in “Ultime conversazioni” (del 2016!) Benedetto XVI risponde  così al giornalista Seewald : “Nel prendere congedo dalla curia, come poté allora giurare obbedienza assoluta al suo futuro successore?" Risposta di Benedetto XVI: “Il papa è il papa, non importa chi sia”.

Ratzinger, infatti, dichiarò PRIMA del falso conclave, congedandosi dai cardinali il 28 febbraio 2013: “E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”. QUI

In questo modo sottintendeva che un suo successore legittimo avrebbe potuto esserci SOLO fra quegli stessi VERI cardinali, nominati da lui o da Giovanni Paolo II e non da eventuali antipapi. Parlava, dunque, di un successore che lui sta ancora aspettando, in vista di una sua futura abdicazione, oppure di un prossimo vero papa che, dopo la sua morte, si pronuncerà sulla sua sede impedita e il cui responso, Ratzinger, fin da allora, era disponibile ad accettare docilmente. Con questa straordinaria mossa preventiva, papa Benedetto ha fatto ritenere a tutti di aver giurato obbedienza a Bergoglio senza averlo mai fatto … e ci è cascato anche Padre Cavalcoli.

Ma i papi sono uno o due?

Così, una volta schivato comodamente l’insormontabile scoglio del Codice Ratzinger, Padre Cavalcoli può prendere il largo tra i marosi delle sue insolite teorie canoniche legittimiste dell’antipapa. Qui la maggior parte dei lettori si perde, ovviamente, ma tutti possono notare una cosa: i bergogliani dovrebbero mettersi d’accordo su una versione univoca.  Padre Cavalcoli dice che ci sono due papi, uno è a riposo e l’altro è attivo,  ma il vescovo Mons. Sciacca, primo canonista del Vaticano, dice QUI che di papa ce ne è soltanto uno: "Non può esistere un papato condiviso". Insomma, decidetevi.

Perfino Benedetto XVI insiste da anni: “il papa E’ uno solo” (e non spiega quale).

Ora, tale risposta tendenziosa, è talmente intuitiva da essere alla portata di un bambino di otto anni. Non lo diciamo per offendere: abbiamo davvero chiesto conferma a un noto pedagogista facendo poi un esperimento con un bimbo di otto anni al quale abbiamo proposto il quesito: “Luigino – chiede la mamma – hai preso tu la marmellata o tuo fratello?” E Luigino risponde: “La marmellata l’ha presa uno di noi due”. Anche il bimbo intervistato ha capito che Luigino ha qualcosa da nascondere. Figuriamoci se Luigino ripetesse tale solfa fin dal 2013. Caro Padre Cavalcoli, “se non tornerete come bambini….”, com’era?  

L' esempio del Conte

Ora, per spiegare in due parole la questione munus/ministerium e la teoria pro-usurpazione di Padre Cavalcoli, useremo un parallelo comprensibile a tutti: c’è un Conte che, insieme al feudo e al titolo nobiliare, (il munus), ha ricevuto anche la facoltà di amministrare le sue terre, (il ministerium).

Se il Conte lasciasse governare le sue terre a un amministratore, lui resterebbe sempre conte, e l’amministratore non diventerebbe conte, ovvio. Se l’amministratore disonesto si prende, però, anche il titolo nobiliare, vuol dire che lo sta usurpando e se il vero Conte non protesta vuol dire che questi è imprigionato o minacciato. Così è avvenuto con la sede impedita di Benedetto XVI.

In questo caso, infatti, il Conte (Ratzinger), minacciato e pressato dall’Amministratore infedele (Bergoglio), ha solo rinunciato all’amministrazione delle terre. Così, per sua stessa bramosia, l’amministratore Bergoglio, facendosi nominare papa, si è reso colpevole di “nobiltà abusiva e usurpazione” ed è divenuto ANTIPAPA. Avverrà così lo scisma purificatorio e quella separazione dei credenti dai non credenti, di cui ha parlato pochi mesi fa papa Ratzinger all’Herder Korrespondenz.

La teoria di Padre Cavalcoli

Padre Cavalcoli invece, sostiene, in sostanza, che il titolo di Conte (munus) equivale all'Amministrazione delle terre (ministerium) e che quindi il conte-Ratzinger, rinunciando all'amministrazione, ha passato di buon grado all’amministratore Bergoglio anche il titolo di conte. Quindi per don Cavalcoli ci SONO due conti: uno coi pieni poteri e uno a riposo. Una assurdità, smentita anche dai bergogliani che confermano, come sopra: il papa E’ uno. Del resto, “Tu SEI Pietro”, ha detto Cristo, non “VOI SIETE Pietro”.

Un'inversione canonica inaudita, quella di Padre Cavalcoli, funzionale solo  a giustificare l’usurpazione e il fatto compiuto.

La sua teoria circa l’equivalenza munus-ministerium è smentita completamente dal fatto che è proprio il Codice di Diritto Canonico che usa il munus nel significato specifico di ESSERE papa (cfr. canoni 253 § 1, 333 § 1, 425 § 1, 494 § 2, 749 § 1), mentre il ministerium è usato sempre e solo nel senso di FARE il papa (cfr. canoni 41, 230 § 3, 232, 245 § 1, 385, 1384).

Quindi, Ratzinger, applicando la GIÀ ESISTENTE distinzione canonica tra i due enti (e nient’affatto introducendo ex novo questa distinzione, come sostiene Padre Cavalcoli), ha dichiarato che avrebbe solo rinunciato al ministerium, ma conserva di fatto il munus, il titolo di papa che è UNICO e non può essere condiviso con nessuno. Per non parlare del suo differimento della “rinuncia”, del tutto impensabile, dato che a Dio (che si riprende il munus) certo non si possono dare incarichi “a scadenza”.

In sintesi, non c’è alcuna sinonimia e/o transitività fra munus e ministerium: se il papa rinuncia al munus, decade automaticamente anche dal ministerium  e abbiamo l’ABDICAZIONE.

Ma se il papa rinuncia al ministerium, non  decade affatto dal munus e abbiamo la SEDE IMPEDITA.

E’ per questo che nel canone 332.2, per un’ABDICAZIONE del papa, si richiede la rinuncia, guarda caso, al MUNUS petrino, al titolo, e non al ministerium.

Ecco perché il Santo Padre Benedetto XVI scrive, nel 2016, in puro “Codice Ratzinger” circa le proprie “dimissioni”: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio è stata un’eccezione”. Si riferisce all’eccezione del papa medievale Benedetto VIII che, come lui, perse il ministerium, usurpatogli dall’antipapa Gregorio VI. Ma rimase papa, come lo è rimasto lui.

Questa situazione di sede impedita, Benedetto XVI la ribadisce infallibilmente in decine di altri messaggi in Codice Ratzinger che Padre Cavalcoli si guarda bene dal prendere in considerazione, bollandoli sprezzantemente come “complottismi”.

La realtà è questa. Poi fate come volete. Ognuno si prenderà le sue responsabilità davanti alla storia e, per chi è credente, davanti a Dio.

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