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Diego Fusaro su Codice Ratzinger: “Il papa è Benedetto XVI, non Bergoglio”

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Come sapete, il volume “Codice Ratzinger” (Byoblu ed., maggio 2022) raccoglie l’inchiesta portata avanti per due anni su questa pagina web di Libero e, pochi giorni fa, è stato inserito dal Corriere della Sera e dal Sole 24 ore fra i primi dieci saggi-bestseller nazionali. Nonostante la dimostrazione – di portata storica - del fatto che Benedetto XVI sia l’unico vero papa in sede impedita, il mainstream fa finta che il libro non esista. E questa è una delle ennesime conferme della veridicità della questione.

Arriva però un endorsement di peso: dopo aver letto il libro, il filosofo Diego Fusaro ne ha pubblicato QUI su Twitter la copertina aggiungendo: “Un testo imprescindibile per capire cosa accadde in Vaticano nel 2013 e perché Ratzinger è, ad oggi, il solo papa”.

Una dichiarazione notevole, così gli abbiamo posto qualche domanda per argomentare.

D. Professore, cosa l’ha convinta del volume, più l’aspetto canonico o quello relativo alla “messaggistica” di papa Benedetto?

R. Mi ha colpito la raffinata struttura che tiene insieme le due cose, quella più teoretica e quella legata all’analisi del Codice Ratzinger le quali trovano nella Declaratio il punto di incontro. La tesi forte secondo cui il Pontefice è ancora Benedetto, il quale non ha fatto un passo indietro davanti ai lupi, ma un passo di lato per contrastare le potenze del nichilismo relativistico, è sorretta, in perfetta armonia, dall’impalcatura dell’analisi dei suoi “codici”.

 

D. Eppure, in vari ambienti tradizional-conservatori cattolici emerge una certa resistenza a comprendere tale scioccante – ma, in effetti, risolutivo – scenario…

R. C’è il fatto che le potenze anticristiche non arrivano mai in modo dichiarato, bensì in modo pressoché indistinguibile da Cristo e dal Suo Vicario, così come è perfettamente rappresentato dall’affresco del Signorelli nel Duomo di Orvieto, dove l’Anticristo è quasi identico a Gesù.
Direi però, con Mark Twain, che “è piu facile ingannare le persone che far capire loro di essere state ingannate”. Molti si rifiutano di ammettere che sono stati ingannati dalla “elezione” di Bergoglio, pur nutrendo forti antipatie per quella che - parafrasando Nietszche – chiamerei la sua “teologia col martello” la quale comporta la dissoluzione della dottrina cattolica. Comprendere il Codice Ratzinger e la realtà della sede impedita richiede un plus-lavoro concettuale ed ermeneutico che pochi hanno voglia di fare.

 

D. Un papa che non è il papa: si può immaginare un’impostura più titanica a livello storico-politico? L’illegittimità di “papa Francesco” sembra essere la chiave di volta di un più grande e generale sistema di imposture, che ne pensa?

R. Bergoglio è sicuramente uno dei capisaldi del nuovo ordine del capitalismo globale ed è una centrale fondamentale di diffusione del pensiero unico politicamente corretto che diventa così anche “teologicamente corretto”. Definirei Bergoglio “il Gorbaciov della Chiesa di Roma”: per ammodernarla la sta distruggendo. La Chiesa deve essere custode del depositum fidei, della Parola di Cristo, non può aggiornarsi. Se si apre al mondo, si perde nel mondo: è quel che accadde col Concilio Vaticano II. Papa Ratzinger, a capo di quel “piccolo resto” di cui parlava già nel 1969, sta provando a resistere alla civiltà relativistica dei mercati tenendo da un lato ferma la tradizione filosofica e teologica
cattolica, dall’altro tracciando una netta demarcazione fra due linee successorie, quella papale, la sua, e quella antipapale di Bergoglio.
 

D. “Codice Ratzinger” è un libro dedicato non solo ai cattolici, ma a tutti coloro cui sta a cuore la verità. Perché anche i laici dovrebbero rispondere a questa "chiamata alle armi"? 

R. Direi che sostanzialmente la questione della verità non distingue tra laici e credenti: la verità, hegelianamente, si raggiunge o con il concetto filosofico o con la rappresentazione religiosa, teologica. Chiunque cerchi la verità, in sostanza sta facendo teologia, tanto che, secondo Aristotele, teologia e filosofia coincidono in quanto ricercano l’essere, i principi primi. Per dirla con Hegel, filosofia e teologia hanno il medesimo contenuto, la verità, l’assoluto. Ora, anche un laico comprende che l’unica cosa che si può opporre al nulla ateistico della civiltà della tecnica e dei consumi, con la sua illimitata e autoreferenziale circolazione delle merci, è la ricerca dello spirito, del trascendente. Quando Pasolini lesse lo slogan pubblicitario dei jeans “non avrai altro jeans all’infuori di me” scrisse che era iniziata la lotta della civiltà liberal-nichilista dei consumi contro la religione. Uno scontro finale in cui la Chiesa avrebbe resistito o avrebbe capitolato nell’ateismo liquido della civiltà dei consumi. Quella di Ratzinger è una resistenza eroica, e per riconoscerla e supportarla poco importa essere credenti. Ci possono essere atei dell’indifferenza che indossano panni ecclesiastici - o addirittura papali, come nel caso di Bergoglio - e laici in giacca e cravatta che hanno invece una forte vocazione veritativa.  Il Vaticano di Bergoglio è oggi la sede dell’ateismo liquido: con questa espressione, intendo l'atteggiamento di chi dice che Dio esiste e poi si comporta come se non esistesse.


D. Potremmo dire che questo scontro finale tra verità e menzogna riprenda quella concezione fra “sopra e sotto” di cui Lei parla spesso?

R. Direi di sì, anche se in un senso opposto all’opposizione simbolica cielo/terra: i gruppi dominanti (sopra) si fondano su quella dittatura del relativismo – come la chiamava lo stesso Ratzinger – e  non sanno che farsene della verità, ma devono disfarsene in ogni modo. Il potere neoliberale deve ridurre tutto a merce e proprio per questo non può accettare la sopravvivenza del Sacro, dell'Eterno e del trascendente. Quantità, calcolo, profitto: il sopra, l’alto deve mettere in congedo la religione. Il basso è degli umili: coloro che appartengono alle classi lavoratrici sono quelli che hanno ancora dalla loro la verità e la sua ricerca, conservando lo spirito della trascendenza.  

 

D. Chi ha letto il libro sa che la sede impedita sarà un giorno ufficializzata. Cosa succederà allora, secondo Lei?

R. L’importante è che ci sia qualcuno pronto a far emergere la verità con forza come ha già fatto in buona parte don Alessandro Minutella. C’è una cappa, come la chiama Marcello Veneziani, che impedisce alla verità di emergere. Questo non avverrà senza un impegno di tutti coloro che amano la verità. Penso che pubblicazioni come “Codice Ratzinger” siano indispensabili, per questo ho provato a dare diffusione al libro. Io stesso, sto lavorando a un testo sulla dissoluzione del Cristianesimo sebbene più su larga scala rispetto alla pur centrale vicenda di Bergoglio che di questa evaporazione è responsabile. Il tema della mia ricerca riguarda l'inimicizia tra la religione della trascendenza e Il fanatismo dell'economia di mercato: con Bergoglio e con la sua teologia del nulla il cristianesimo evapora e lascia spazio al pensiero unico della civiltà tecnomorfa.

 

(Per tutti gli aggiornamenti: @CionciAndrea ; gruppo Telegram “Non praevalebunt” ; gruppo Facebook “Codice Ratzinger” e “The Ratzinger Code” ; traduzioni degli articoli in tedesco e inglese www.papstundgegenpapst.de ).

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