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Benedetto XVI affettuoso con Bergoglio? Il perché nel Vangelo e nel Codice Ratzinger.

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Con un certo stupore abbiamo notato alcune irrequietezze, anche fra i cattolici fedeli al papa legittimo, di fronte alla scena dei nuovi pseudo-cardinali presentati da antipapa Francesco al Santo Padre Benedetto XVI nella pia illusione di farli così da lui convalidare.

Di cosa vi stupite?  Nulla di nuovo: gesti affettuosi, certamente sinceri da parte di papa Ratzinger, vista la sua “amicizia PERSONALE con Francesco”, come lui stesso ebbe a definirla, nel senso anfibologico di privata, monodirezionale, propria, non automaticamente corrisposta da Bergoglio.

E’ pur vero che l’incontro è stato caratterizzato da un gesto disturbante: l’antipapa ha tracciato un segno di croce sulla fronte del romano pontefice, nel tentativo di far credere che Benedetto XVI sia a lui subalterno. Ma, insomma, siamo abituati a ben di peggio, vedansi i riti pagano-negromantici con la Nonna Ragno e spiriti maligni annessi QUI  .

Eppure questa scena cordiale e affettuosa fra i due – il cui senso reale è stato totalmente frainteso dal grande pubblico - ha non solo inquietato i veri cattolici, ma ha dato il pretesto ai bergogliani per rancorose espressioni di revanche. Ecco un messaggio inviato allo scrivente da tale Vincenzo C.: “Hai visto come Benedetto e Francesco si amano? Sicuramente sei rimasto di sale nel vedere le tue tesi contraddette. Ora il tuo libro (“Codice Ratzinger”, ed. Byoblu, n.d.r.), non serve nemmeno come carta straccia”.

 Il messaggio (riportato senza le volgarità di cui era corredato) ci offre utilmente il destro per citare un concetto evangelico molto difficile da accettare - per tutti noi - ma chiarificatore.

Nel Vangelo di Matteo 5, 38-48, c’è l’insegnamento di Gesù:Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; […]. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Fine della discussione. Capite, dunque, perché il Santo Padre Benedetto XVI vuole bene a Bergoglio e prega per lui? Gesù stesso pregò fino all’ultimo perché Giuda si salvasse l’anima, si fece da lui baciare e tradire e poi si fece fustigare e inchiodare alla croce, mite come un agnello sacrificale.

Come potete pensare che il Suo Vicario possa fare diversamente? Va anche ricordato che il 27 febbraio 2013, congedandosi dai cardinali che non avevano compreso il suo ritiro in sede impedita, papa Benedetto promise fin da allora “incondizionata reverenza ed obbedienza” al futuro papa (illegittimo) QUI. A questa frase si appigliano disperatamente i bergogliani, i quali ignorano che un prigioniero possa senz’altro promettere di comportarsi bene, rispettando il suo carceriere ed obbedendogli. Nessun giuramento di fedeltà, quindi, che sarebbe stato ben altra cosa. Ecco perché Benedetto chiama Bergoglio “papa Francesco”, in quanto ha promesso di essergli obbediente e reverente, ma siccome Joseph Ratzinger è il vero papa e deve dire sempre la verità, coerentemente, non ha mai dichiarato che “il papa è uno ED È FRANCESCO”, (nonostante le autosuggestioni di Massimo Franco e Vatican news QUI  ). Infatti, come sapete, Bergoglio non lo è, in quanto è stato eletto da un conclave fasullo, convocato a papa precedente non abdicatario, ma impedito.

Non siete convinti, pensate che sia solo un’interpretazione?

ORA VI DAREMO LA PROVA ASSOLUTA DI QUANTO AFFERMATO.

In “Ultime conversazioni”, libro intervista di Peter Seewald del 2016, alcuni hanno voluto ravvisare delle manifestazioni di ammirazione e approvazione da parte di Benedetto verso Bergoglio.

TUTT’ALTRO.

Gli apparenti elogi a Bergoglio sono invece costruiti con un linguaggio geniale e perfettamente neutro che consente a Benedetto XVI di riconoscere alcune caratteristiche generiche e prive di connotazioni morali all’uomo Bergoglio senza mai dire che è buono, bravo, santo, che è il vero papa, che ha tanta fede, che fa il bene della Chiesa, che insegna un alto magistero… Zero. Eppure simili attestazioni di stima dovrebbe essere OVVIE, naturali, nella fantanarrativa bergogliana con un Benedetto regolarmente abdicatario e con i due che sono amiconi e mangiano la pizza insieme, come nel grottesco film “I due papi” QUI. A maggior ragione, in una situazione di ambiguità percepita a livello planetario, con due biancovestiti, papa Benedetto dovrebbe sperticarsi in lodi – soprattutto di ordine spirituale - verso papa Francesco, oltre naturalmente a rassicurare tutti sul fatto che sia Bergoglio quell’unico vero papa di cui parla da nove anni. Invece, questo non è MAI successo, esattamente per i motivi di cui abbiamo scritto.

SFIDIAMO CHIUNQUE a trovare, in nove anni, una esplicita dichiarazione di stima umana, apprezzamento spirituale, approvazione di Benedetto XVI verso “papa” Francesco.  

Questo dimostra che la realtà è esattamente quella descritta: da un lato Benedetto XVI in sede impedita AMA IL SUO NEMICO, ma dall’altro lato certo NON PUÒ MENTIRE lodando l’usurpatore non cattolico e anticattolico.  Così, nutre amicizia verso di lui, ma deve limitarsi per forza a riconoscere a Bergoglio solo forza di carattere, decisionismo notevole, presa sulle folle (tratti che si potrebbero riconoscere persino a uno Stalin) senza però MAI conferire a tali caratteristiche un carattere positivo, cristiano, o benefico. Per dire, anche Wellington avrebbe potuto cavallerescamente riconoscere a Napoleone carisma, abilità strategiche e forza di carattere, pur continuando a considerarlo il nemico n. 1 dell’Inghilterra.

Ed ecco, infatti, cosa scrive papa Ratzinger su Bergoglio: “L’ho conosciuto come un uomo molto deciso, uno che in Argentina diceva con molta risolutezza: questo si fa e questo non si fa”; “c’è anche il coraggio con cui affronta i problemi e cerca le soluzioni”.

Leggete qualche accenno al fatto che il decisionismo di Bergoglio sia ben indirizzato, o che egli sia un buon papa? NO.

Aggiunge: “Quando leggo il suo scritto, Evangelii gaudium, o anche le interviste, vedo che è un uomo RIFLESSIVO, uno che medita sulle questioni attuali”; “È certo anche un papa che RIFLETTE”.

Questo, in sé, non reca alcun pregio morale: anche una persona cattiva può essere riflessiva e i risultati delle riflessioni di Bergoglio potrebbero essere del tutto erronei. Peraltro, la parola ripetuta due volte suggerisce proprio quello specchio in cui si vede riflesso il vescovo vestito di bianco del Terzo Segreto di Fatima. QUI 

Nello stesso capitolo, Benedetto sottolinea, poi, più volte, l’attenzione che Francesco dedica “agli altri”, cioè alla facilità con cui è riuscito a cattivarsi immediatamente le simpatie della massa: “Il MODO in cui ha pregato e ha parlato al cuore della gente ha subito acceso l’entusiasmo”;  “Il MODO in cui ha pregato per me, il momento di raccoglimento, poi la cordialità con cui ha salutato le persone tanto che la SCINTILLA è, per così dire, scoccata immediatamente”.

La scintilla è scoccata FRA BERGOGLIO E IL PUBBLICO, non fra Bergoglio e Benedetto. Infatti l’amicizia di Benedetto è solo sua, personale, come abbiamo già scritto, non corrisposta. Sono, dunque, constatazioni neutre, obiettive, senza alcun apprezzamento morale: il fatto che Bergoglio sia un efficace comunicatore non fa certo di lui un vero papa, un amico, o un sant’uomo.

Benedetto, infatti, non specifica mai la qualità di questo “modo”, come conferma il latinista prof. Gian Matteo Corrias: “Il carattere distintivo delle risposte di Ratzinger a Seewald è il fatto indiscutibile di fermarsi ad un passo dall’univocità, come quando evidenzia “il modo in cui (Bergoglio) ha pregato, ha parlato al cuore della gente … ha pregato per me”, senza mai né specificare quale sia questo modo né tantomeno a quali contenuti sia applicato”.

E ancora, Seewald: “Il suo successore non è un po’ troppo impetuoso per lei, un po’ troppo eccentrico?”

Benedetto: “Ognuno deve avere il proprio temperamento. Uno magari è un po’ riservato, un altro un po’ più dinamico di quanto si era immaginato. Ma trovo positivo che sia così diretto con gli altri. Mi chiedo naturalmente QUANTO POTRÀ ANDARE AVANTI. Per stringere ogni mercoledì duecento mani o più e via dicendo ci vuole molta forza. Ma questo lasciamolo al buon Dio”.

Forse che il dinamismo è una virtù di per sé positiva? No. Può essere usato tanto per il bene, quanto per il male. E’ notorio, peraltro, che Francesco sia collerico e dispotico con i suoi, un fatto positivo dato che questo stile non consolida certo Bergoglio sul trono usurpato. Ma come andrà lo deciderà il Buon Dio.

ALTRO CHE ELOGI, dunque! Non solo questi non ci sono oggettivamente, ma anfibologicamente hanno pure un significato dirompente.

Ecco quindi dimostrato - oltre ogni dubbio - esattamente quanto sopra esposto: se i due papi “si amassero” come lo intende il pensiero unico, certo papa Ratzinger non sarebbe costretto a questi equilibrismi dialettici, ma anzi, supporterebbe Francesco con lodi esplicitissime e inequivocabili. La realtà è, quindi, che Benedetto XVI è in sede impedita, “prigioniero” dell’usurpatore Bergoglio al quale egli si sottomette docilmente, come Gesù. Papa Ratzinger ama il suo Giuda, (non ricambiato), prega per lui, perché si salvi l’anima e, se proprio deve riconoscere, per obbedienza e reverenza, delle qualità al suo “carceriere” si limita a commenti generici PRIVI DI QUALSIVOGLIA VALENZA POSITIVA, e non elogiano o legittimano Bergoglio come papa, IN ALCUN MODO.  

Così, quando vedete quelle scene di abbracci ammannite banalmente al pubblico dai Tg, state assistendo a qualcosa di straordinario, sovrumano, storico e rivelatore: la dimostrazione pratica di cosa ha comandato Gesù Cristo.

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